Anton Eismann, Paesaggio con cascata.
Anton Eismann, Paesaggio con cascata. Olio su tela, 50 x 95 cm. Bassano del Grappa, Museo Civico (inv. 183)
Il dipinto fa parte di una coppia che giaceva nei depositi del museo completamente dimenticata, venne restaurata nel 1969 per essere successivamente attribuita a un pittore anonimo della seconda metà del XVII secolo e inserita da Bruno Passamani in una sequenza espositiva che comprendeva i paesaggi di Ernest Daret, le Burrasche di Marini (allora attribuite a Marco Ricci) e altre tele di genere. Elisabetta Antoniazzi per prima attribuì i due dipinti a Eismann (1620 ca. - 1700 ca.) in un saggio in cui sottolineava l'importante ruolo svolto da questo artista nel rinnovamento della pittura di paesaggio a Venezia nella seconda metà del Seicento. Secondo la studiosa le due tele «molto equilibrate ed eleganti, rese con un segno nervoso ed un pittoricismo a punta di pennello» dovrebbero trovare una collocazione cronologica tarda perché il Paesaggio con cascata sarebbe stilisticamente molto più evoluto rispetto al dipinto di analogo soggetto conservato nelle Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco (Donzelli, Pilo 1967, p. 164, fig. 169). La proposta è stata accolta da Magagnato e Passamani nel catalogo del museo bassanese (1978) sulla base dell'osservazione che nei dipinti bassanesi sarebbe riscontrabile «il vibrare delle cose e la spazialità luminosa che non troviamo in opere precedenti, almeno allo stato delle conoscenze: più che a riferimenti diretti a modelli iniziali (da Brill a Lorrain a Rosa) è necessario infatti rivolgersi al Tempesta e al Cremonese dei Paesi, che tali modi formali avevano introdotto a Venezia, creando i presupposti per la pittura di Marco Ricci». Più recentemente Rodolfo Pallucchini ha intravisto nel Paesaggio con cascata, caratterizzato da una luminosità più diffusa e sciolta, «contatti con la paesistica del Tempesta, che compare a Venezia nel nono decennio del secolo».
Bibliografia: Passamani 1975, p. 64; Antoniazzi 1976[b], pp. 515-518; Magagnato, Passamani 1978, pp. 120-121; Pallucchini 1981, p. 319.
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