Janssens, Pieter Elinga (Brügge? 1623 ca. – Amsterdam 1682) Natura morta con scimmietta
Pieter Janssens Elinga. Natura morta con scimmietta. Collezione privata
Il dipinto raffigurante "Natura morta con scimmietta" olio su tela cm. 108,4 x 135,5, opera firmata di Pieter Janssens Elinga (Brügge 1623 - Amsterdam 1682), (firma al centro verso destra «C. P. Elinga Pbr.»).
Pittore di genere e di nature morte, le sue prime opere sono caratterizzate da tocchi morbidi e delicati, messi in rilievo dagli sfondi scuri e dalla luce laterale, con bassa angolazione, come nelle opere di Jan van de Velde. Una caratteristica che lo accomuna al van de Velde è, in alcuni casi, la composizione scarna e ridotta al minimo indispensabile, sia nelle nature morte (limitate alla raffigurazione di poche cose, arance, limoni, un bicchiere, una pentola), che nelle scene d'interni (ambienti silenziosi con poche figure femminili, viste per lo più di spalle) dove spesso viene scambiato per Peter di Hooch. In altre occasioni, come in questo caso, riempie la composizione di un innumerevole quantità di frutta e di fiori, dove però mantiene l'equilibrio tra le varie composizioni, con precisione quasi millimetrica, tanto che l'intera composizione non appare mai costipata, ma pur essendo forse, esageratamente ricca, conserva un'incredibile leggerezza. Va notato come, gli accostamenti di colore seguono una ben precisa volontà dell'autore di non renderli mai stridenti, dandogli una morbidezza e una pacatezza, che offrono all'osservatore un senso di calma e tranquillità. Una curiosità che vorrei far rilevare, è che l'autore si firma in tre modi diversi: «P. Jannsens E», «P. J. E.», «C. P. Elinga», la terza firma viene usata nelle opere ricche di fiori e frutta, contrariamente alle altre che compaiono nelle vedute d'interni e nelle nature morte di impostazione più semplice e di gusto più propriamente olandese. Queste caratteristiche avevano fatto avanzare l'ipotesi che i due differenti tipi di composizione appartenessero a due diversi pittori, quest'ipotesi è stata peraltro ampliamente smentita da C. Hofstede de Groot (vedi: Thieme - Becker, 1934). Ritengo che questa, bella composizione risenta del forte influsso della pittura italiana dell'epoca, ripresa da molti artisti olandesi e fiamminghi durante i loro soggiorni in Italia, e nella quale si nota la minor importanza data al particolare, minuziosamente grafico, par abbandonarsi ad una più libera interpretazione della natura, tralasciando la precisione di certe opere olandesi (van Kessel), per seguire una pittura più libera, di tocco immediato, direi quasi di "getto".
Luigi de Zucco
Bibliografia:
Thieme - Becker, Allgemein Künstler Lexikon - Leipzig 1934. N.R.A Vroom, De Schilders van het monochrome Banketje - Amsterdam 1945. E. Bénézit, Dictionnaire des Peintres, Sculpeurs, ecc.- Parigi 1956. I. Berström, Duchi Still life Painting of the 17th century - 1956. J. Lassaigne - R. Delevoy, La peinture flamand Ginevra 1958. W. Bernt, Die Niederländischen Maler des 17. Jahrhunderts - München 1969. C. Wright, The Dutch Painters - 100 Seventeenth Century Master - Londra 1978.
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