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Giacomo Negretti detto Palma il Giovane (Venezia 1548 c. — 1628)
 

 

Susanna e i vecchioni. Olio su tela, 101 x 128 cm. Collezione privata.
 

 

Dopo aver ricevuto i primi insegnamenti dal padre, già nel 1564 Giacomo Negretti veniva notato da Guidobaldo II della Rovere, duca di Urbino, che durante una visita a Venezia, ebbe modo di incontrarlo nella chiesa dei Crociferi dove aveva eseguito una copia del Martirio di San Lorenzo di Tiziano. Nel 1567 l'artista si recò a Roma rimanendovi per quattro anni a spese del duca di Urbino per impratichirsi nel disegno, copiare l'antico e approfondire la conoscenza delle fonti della cultura manieristica. Rientrato a Venezia nell'autunno del 1570, nel giro di pochi anni Palma il Giovane acquistò ampia notorietà tanto che all'inizio del Seicento era considerato come il più autorevole pittore della città lagunare. Artista fecondissimo (di lui ci restano oltre seicento dipinti e un migliaio di disegni), esercitò un ruolo importante nella cultura pittorica veneziana nel periodo compreso tra l'ultimo quarto del Cinquecento e i primi decenni del nuovo secolo. "L'enorme successo che Palma il Giovane riscosse al suo tempo, oltre che da condizioni storiche favorevoli, provocate dal fervore della Controriforma (la sua tematica, fatta eccezione di quella celebrativa di Palazzo Ducale, fu quasi esclusivamente d'ispirazione religiosa) è dovuta anche al fatto che egli veniva volgarizzando in una parlata di facile comunicazione le poetiche dei grandi maestri, inflazionando in senso accademico la cultura manieristica sulla quale essi avevano edificato la loro personalità" (Pallucchini 1981, p. 32).
 

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Il presente dipinto, databile al secondo decennio del Seicento, può essere confrontato con la versione sullo stesso tema nella Galleria dell'Accademia di San Luca a Roma (Ivanoff, Zampetti 1980, n. 182; Mason Rinaldi 1984, n. 242), in cui la composizione è trattata in maniera più rigida. In una comunicazione scritta, Ugo Ruggeri osserva che l'esecuzione pittorica di questa tela "è di splendida qualità, e presenta finezze attuative di grande interesse, tanto nella figura della Susanna, di bellezza perlacea, quanto nella mobile stesura delle due ancelle in secondo piano, e infine nei vecchioni sinteticamente formati e nella fresca esecuzione degli alberi e del paesaggio. " Carlo Ridolfi, ne Le maraviglie dell'arte (Venezia 1648, II, p. 201), segnalava l'esistenza di una " Susanna nel giardino con due vecchi" nella casa di Bartolo Dafino (Dolfin) che potrebbe essere identificata con questa importante tela.

 

 

 

Dario Succi   

 

 

Bibliografia:

Magani 1989, pp. 45-48;
Ruggeri 1996, P 167.

 

 

Tratto, con il consenso dell'autore, da:

Il Fiore di Venezia - dipinti dal Seicento all'Ottocento in collezioni private - Leg Edizioni, Gorizia