I disegni preparatori, gli stati delle acqueforti e una fantomatica edizione

di Teodoro Viero.   

 

 

Tutti i disegni preparatori di Visentini per i rami Della Istoria d'Italia si trovano nelle collezioni reali di Windsor Castle, dove passarono a seguito dell'acquisto della biblioteca e delle collezioni di Joseph Smith effettuato da Giorgio III. I disegni fanno parte del volume intitolato Visentini Antonius - Opera ab ipsomet incisa (Royal Library, vol. 147) che contiene 145 disegni e 120 incisioni dell'artista veneziano. La raccolta comprende sia i disegni preparatori a penna e bistro, di grande finezza, per le venti isole lagunari, misuranti tutti mm. 130x225 circa, sia quelli per l' alfabeto figurato, di mm. 94x94 circa. Vi si trovano inoltre i disegni per tutti i finalini, per il marchio della stamperia Pasquali,  La Felicità delle Lettere, per l'iniziale C istoriata e per la vignetta con le armi del granduca di Toscana posta in testa alla relativa dedica. Le incisioni delle isole lagunari sono note in tre stati, corrispondenti alle tirature dei vari editori. Nel primo stato, quello dell'edizione Pasquali del 1738-40, appare la scritta, in basso a sinistra, Ant. Visentini f. Alla morte di Smith, avvenuta il 6 novembre 1770, le lastre originali non furono probabilmente inserite nell'acquisto di "Rami e Carte" che Ludovico Furlanetto effettuò dalla vedova del console, come appare provato dalla mancanza di una ristampa a sue spese. In quella circostanza l'editore entrò invece in possesso delle tavole delle Prospettive di Venezia e le ripubblicò già nel 1773. Una nuova tiratura della serie delle isole fu effettuata solo nel 1777 da Teodoro Viero, nelle cui mani passarono in seguito - certamente dopo il 1779  - anche i rami delle Prospettive, come ne è prova la relativa edizione non datata. Viero raccolse le acqueforti delle vedute insulari in un volumetto comprendente: il titolo inciso Isolario Veneto ovvero Prospettive di xx Isole situate intorno alla città di Venezia (...) In Venezia MDCCLXXVII presso Teodoro Viero; una carta geografica della laguna; due fogli contenenti la Serie Istorica delle Prospettive dell'Isole Venete con cenni di carattere storico-artistico; le venti tavole in secondo stato, distinguibile dal primo per le aggiunte della numerazione progressiva I-XX, del titolo esplicativo e della indicazione dell'editore Appo Teod: Viero Venia. La numerazione progressiva non corrisponde all'ordine con cui le vedute si susseguono nella Storia guicciardiniana e segue una successione meramente alfabetica. Mentre l'edizione Viero ora descritta, che corrisponde a quella qui accuratamente riprodotta in misura originale, è piuttosto rara, esiste un'altra edizione più comune, databile al nono decennio, individuabile esclusivamente dal fatto che sul titolo è stata cancellata l'iscrizione "In Venezia MDCCLXXVII presso Teodoro Viero" che appariva in basso; inoltre lo stemma di Moore Slade è raschiato e sostituito da linee orizzontali. I fogli sciolti di questa edizione sono individuabili solo dalla filigrana: uno stemma oppure un'aquila con le lettere G F A.   Nell'Ottocento, molto probabilmente in coincidenza con le varie riedizioni delle Prospettive di Venezia (e quindi nel quarto decennio ), Giuseppe Battaggia ristampo' la serie delle isole. Questa ultima tiratura, coincidente con il terzo stato, è agevolmente riconoscibile, oltre che per il tipo di carta pesante e priva di filigrana, per la presenza in ogni veduta del nome del nuovo editore presso G. Battaggia in Venezia al posto del precedente. Mentre il titolo non venne mutato rispetto a quello della seconda edizione Viero, nella cartina geografica della laguna fu cancellata la scritta Appo Teod: Viero Venia che era presente in entrambe le edizioni Viero. A differenza delle vedute lagunari, l'alfabeto figurato è noto in un unico stato, quello monogrammato AVF (Antonius Visentini Fecit) in basso a sinistra. A proposito di questa serie, è opportuno chiarire un equivoco che si protrae ormai da molto tempo e trova forse la sua origine in una inesatta indicazione contenuta nel catalogo della Mostra degli incisori veneti del Settecento curata da Pallucchini (Venezia 1941, p. 44.). Vi si legge infatti che le vedute delle isole della laguna "furono poi raccolte dal Viero e pubblicate col titolo Litterarum Felicitas". Quest'ultima affermazione, ripresa da tutti gli studiosi che successivamente si sono occupati dell'alfabeto visentiniano, venne rafforzata nel 1957 dall'equivoco in cui incorsero Blunt e Croft-Murray. Costoro infatti affermavano che le iniziali figurate sarebbero state "published separately under the title Alfabeto Maiuscolo (cf. Moschini, Dell'Incisione in Venezia, Venice, 1924, p. 152)". Se non che il riferimento a Moschini era erroneo: infatti nella pagina dell'opera indicata non si menziona affatto la asserita ristampa "separata", poichè lo studioso ottocentesco si limitava a scrivere: "E cose altre molte fece il Visentini: fregi senza numero, specialmente pel tipografo Pasquali, segnati di sua marca, un Alfabeto maiuscolo, a ogni lettera del quale corrisponde un edificio veneto che incomincia con quella (...)". In realtà nè Moschini nè altre antiche fonti ricordano una ristampa dell'alfabeto su iniziativa di Viero: il primo a parlarne è proprio il catalogo della citata mostra del 1941, ma di fatto quella ristampa non è mai esistita. La impossibilità di un esame diretto della fantomatica edizione ha portato alla divertente conseguenza che gli studiosi appartenenti all'area inglese, tra cui Vivian, attingendo evidentemente all'equivoco di Blunt e Croft-Murray, hanno sostenuto che l'edizione "separata" avrebbe il titolo Alfabeto Maiuscolo, mentre gli studiosi italiani - da Pignatti  a Dillon , non escluso l'autore di questo scritto  - seguendo l'indicazione fornita da Pallucchini, le attribuivano il titolo Litterarum Felicitas. Quest'ultimo titolo era stato indicato anche da Cicogna nel Saggio di bibliografia veneziana (Venezia 1847, n. 4550): nella relativa scheda però, in contrasto con l'abituale precisione di quell'erudito (la circostanza è molto significativa), era omesso il nome dell'editore. Inoltre Cicogna dimostrava chiaramente di avere idee confuse su quella serie di stampe perché ne dava la seguente descrizione: "Sono tutte le lettere dell'alfabeto intagliate da Antonio Visentini, le quali lettere hanno ognuna una piccola veduta di Venezia". E invece noto che solo tredici furono le lettere incise (A-E; I-N; P-T).  A questo punto rimane da spiegare l'origine dei titoli Alfabeto Maiuscolo o Litterarum Felicitas attribuiti alla inesistente edizione Viero. Mentre il primo titolo è fantasioso e deriva palesemente dall'equivocato riferimento fatto da Blunt e Croft-Murray a Moschini, della cui inconsistenza si è già detto, il secondo trae probabilmente origine dal fatto che la rara serie dell'alfabeto posseduta dal Museo Correr e che ha tutte le caratteristiche apparenti di un'edizione "separata" (Stampe Correr 4899-4909), inizia con una stampetta (che funge da titolo) raffigurante una delle varianti elaborate da Visentini per il marchio della tipografia Litterarum Felicitas di Pasquali. Però nessun riferimento all'editore Teodoro Viero figura nel foglietto in questione, il quale è illustrato con la solita immagine di Minerva. Del resto non è nemmeno pensabile che, con le severe leggi a tutela del privilegio privativo vigenti a Venezia, Teodoro Viero si potesse azzardare a ripubblicare una serie di stampe, già sfruttata da Pasquali, corredandola di un titolo e di una vignetta addirittura identici al marchio del famoso editore veneziano.

 

 

Dario Succi