Ileana Chiappini di
Sorio
Rosalba Carriera e i
ritratti di Barbara Campanini
Nel giugno del 1764
Joseph Smith, nominato nel 1735 console inglese a Venezia riceveva il
saldo, da Sua Maestà il re Giorgio III d' Inghilterra, per la vendita al
monarca della più parte delle sue collezioni. Il console aveva
pazientemente raccolto, durante tutta la sua vita trascorsa a Venezia,
una quadreria divenuta celebre in Europa, un'altrettanto nota biblioteca
e una preziosa collezione di incisioni e di disegni. La vendita era
conseguente a un momento di crisi finanziaria che il console-mercante
stava attraversando. Con un lavoro diplomatico di sottile abilità, egli
aveva condotto direttamente le trattative con la corte inglese, grazie
anche all'aiuto di James Stuart MacKenzie, personaggio molto vicino al
re, che seguiva i negoziati con la tesoreria dello Stato. Negli elenchi,
compilati dallo stesso Smith, relativi alle incisioni e ai disegni,
pervenuti poi, in seguito alla vendita, a Windsor Castle, risulta «un
disegno di David Antonio Fossati» senza specificare il soggetto. Viene
quindi assegnato al Fossati, con la nuova catalogazione, quest'unico
disegno acquerellato, privo di contrassegni o di altra attribuzione,
giunto nella raccolta reale. L'assegnazione è riproposta con formula
dubitativa, tuttavia è ben nota la familiarità del Fossati con lo Smith
per le numerose incisioni, eseguite su commissione di quest'ultimo,
soprattutto attorno al 1743.
4. Davide Antonio Fossati (?),
Barbara Campanini. Windsor Castle, Royal Library.
L' acquerello in
questione (mm. 220 x 165) raffigura una giovane dal volto «pienotto» (fig.
4) con un abito a fondo rosa, delineato a quadri con liste bianche,
ed è ornato nello scollo da un mazzolino di fiori. Il modello dell'abito
è alquanto singolare: è rigonfio, longhette (e quindi si vedono
bene i piedi) ed è stretto in vita. L'atteggiamento dell 'effigiata (per
ora anonima) è congeniale all'abito, poiché a evidenza si tratta di una
ballerina nell'atto di iniziare un primo passo di danza, le braccia sono
alzate con un movimento al ritmo di un ideale motivo musicale.
1. Davide Antonio Fossati (?),
La graziosa Barberina sfortunata.
Il disegno potrebbe
essere del Fossati ma interessa il personaggio raffigurato, che sarebbe
rimasto anonimo se non fosse apparso, in collezione privata di Vicenza,
un inedito disegno acquerellato (mm. 240 x 156,5), la cui effigiata è
un'altra giovane (fig. 1), del tutto simile a quella di Windsor.
Anche qui l'abito è rosa a righe bianche che formano scacchi, è
longhette, stretto alla vita. Non ha il mazzolino di fiori nello
scollo e il volto è leggermente più affilato. È inoltre raffigurata
mentre accenna a un lieve passo di danza, con le braccia protese verso
l'alto e le mani lasciate andare a una sorta di aggraziato abbandono,
sull'onda di un ritmo musicale. Il disegno di Windsor è, a evidenza,
della stessa mano di questo conservato a Vicenza e il personaggio è il
medesimo finalmente identificabile. Infatti, la redazione che si
presenta reca nel lato inferiore l'iscrizione, coeva al disegno e
stilata con inchiostro bruno: La graziosa Barberina /sfortunata.
Questa didascalia chiarisce l' identità del personaggio dei due
acquerelli. Si tratta della stessa ballerina e l'aggiunta "sfortunata"
fa supporre che il disegno sia stato eseguito a Venezia, ma non prima
dell'aprile del 1744, e il personaggio non può essere altri che la
famosa ballerina Barbara Campanini, celebre in tutta Europa e contesa
dai teatri più importanti. Era nata a Parma nel 1721 e a diciotto anni
esordiva a Parigi assieme ad Antonio Rinaldi, ballerino e scenografo,
che l'aveva "scoperta" nel corpo di ballo del Teatro 'Farnese di Parma'.
La personalità vivace, la bravura, oltre che la bellezza, facilitarono a
Barberina l'immediato successo a Parigi, dove anche il principe Vittorio
Amedeo di Savoia Carignano non era rimasto insensibile al suo fascino e
alle sue prestazioni artistiche.
Per il carnevale del 1744 Barbara Campanini si trovava a Venezia,
scritturata per il Teatro di San Giovanni Grisostomo (oggi Teatro
Malibran). Era giunta nella Repubblica Serenissima, accompagnata
dall'inseparabile madre, Marianna Campanini, e da un "adoratore", sir
James Stuart MacKenzie, rampollo di una importante e ricca famiglia
scozzese (imparentata con l'omonimo interlocutore dello Smith a Londra).
Barberina l'aveva conosciuto durante una brillante tournée a
Londra nel 1740 e aveva commesso l'errore di innamorarsene, ma è anche
vero che sir James l'aveva sempre seguita nei suoi spostamenti artistici
fino a Venezia.
Quindi Barberina poteva nutrire delle aspettative, anche perché in
pubblico, molto spesso, lo chiamava "mio sposo" con la tacita
accettazione dell'interessato.
Probabilmente, dietro richiesta dello stesso Stuart, ma anche con i
buoni uffici del console Smith, Rosalba Carriera acconsentì a fare il
ritratto della Campanini, cosa non facile da ottenere poiché la
pittrice, ormai anziana, era in quegli anni sommersa da commissioni, la
più parte da famiglie principesche.
2. Rosalba Carriera,
Ritratto di Barbara Campanini. Londra, Walpole Gallery.
3. Rosalba Carriera,
Ritratto di Barbara Campanini. Dresda, Gemäldegalerie.
Il bellissimo ritratto di Barbara Campanini (fig. 3) è oggi nella
Galleria di Dresda e la giovane donna appare, nella vaporosità del
pastello, in tutto il suo splendore: leggermente posta di tre quarti,
con aggraziata movenza, sorregge un lembo dell ' abito, quasi per far
intuire l 'accenno a un primo passo di danza. Rosalba Carriera doveva
aver trovato il personaggio congeniale e di particolare considerazione,
perché, com'era solita fare per certuni, aveva replicato il ritratto. E,
infatti, apparso un secondo pastello (fig. 2), anch'esso di altissima
qualità, nella mostra del Palazzo per le Belle Arti diMilano, di
proprietà della Walpole Gallery. Nel relativo catalogo il ritratto viene
etichettato Barberina Campani, errore abbastanza diffuso. La ballerina è
ritratta con la stessa elegante compostezza come appare in quello di
Dresda. Posta leggermente di tre quarti, nell'atto di una movenza
trattenuta, mentre sorregge il lembo dell'abito, che è simile all'
altro, con fiocchi, fiori e pettorina di pizzo. Completa, anche qui,
l'abbigliamento un filo di grosse perle a giro collo con i pendenti alle
orecchie, inoltre un mazzetto di fiori, oltre che alla vita, è di
ornamento ai capelli assieme a un serto di perle. Il tutto reso con una
sinfonia di azzurri, nella modulazione delle tonalità, accompagnata a un
tocco di rosa e di bianco dei fiori.
L'incanto dei
décolleté
appare delicato ed emana un soffio luminoso al bellissimo volto animato
da un sorriso non dischiuso e dagli occhi penetranti. Sono appunto gli
occhi che particolarmente attraggono per le differenze, seppure minime,
che si notano nel confronto fra i due ritratti. Il pastello della
Galleria di Dresda è del tutto simile all'altro, ma il taglio degli
occhi è invece allungato leggermente a mandorla e lo sguardo è
tendenzialmente obliquo. Mentre tondi sono gli occhi della seconda
Barberina con lo sguardo reso più diretto, così come la struttura delle
dita, che reggono il lembo dell'abito, sono lisce e grassocce, mentre
nell'edizione di Dresda appaiono più affilate e definite nel disegno di
contorno. Altro differente dettaglio è il mazzetto di fiori alla vita,
reso con tocchi sicuri quello di Dresda; trattato più rapidamente, senza
la scansione decisa dei petali è quello dell' edizione apparsa a Milano.
L' esistenza di una duplice redazione non deve destare meraviglia. E
noto che Rosalba si affidasse alle sue allieve migliori, tra le quali la
sorella "Nenetta" , oltre a Marianna Carlevarijs e Felicita Sartori, per
le repliche sulle quali poi interveniva di persona per il tocco finale.
Nel 1739 Federico Cristiano, figlio di Augusto III di Polonia, in
occasione di una sua visita a Venezia, sembra chiedesse a Rosalba di
poter acquistare tutti i ritratti (circa 40 pastelli) che ornavano lo
studio della pittrice, probabilmente erano tutte repliche di opere già
licenziate dall'artista che avevano destato l'ammirazione del principe.
Quindi è evidente che il "secondo ritratto" era quasi consuetudine con
la diretta collaborazione delle allieve di una "bottega" in piena
efficienza come doveva essere quella di Rosalba negli anni
Trenta-Quaranta. L' ideazione originale della composizione, tuttavia,
restava pur sempre del capobottega. Qualche piccolo dettaglio poteva
differenziarsi, ma non è determinante per la resa finale. Quindi non è
facile riuscire a individuare l'eventuale collaboratrice della replica
del ritratto di Barberina: lo stile è quanto mai affine a quello di
Rosalba e l' interventodi quest' ultima nell' effetto finale rende le
due opere identiche.
Il pastello raffigurante la Campanini era stato eseguito nel 1744,
poiché in quell'anno la ballerina era a Venezia, ma in quell'anno
Giovanna o "Nenetta" Carriera, la più valente delle collaboratrici, era
già morta (1737), e Felicita Sartori nel 1741 era andata sposa a Dresda
al consigliere di Augusto III, il diplomatico Hoffman: restava Marianna
o Marietta Carlevarijs e qualche altra allieva non chiaramente
individuabile. Quindi è difficile avanzare anche qualche supposizione
sull'eventuale aiuto. I due pastelli, entrambi bellissimi, con delicate
vibrazioni nel colore degli incarnati, in contrasto con le tonalità più
accese del blu delle vesti, sono stilisticamente vicini , per l'
intensità cromatica, ai Quattro elementi (soprattutto il Fuoco)
che Rosalba aveva eseguito tra il 1744 e il 1746 per Augusto III di
Polonia e oggi nella Gemäldegalerie di Dresda. Barberina Campanini a
Venezia, malgrado i continui successi, l'attenzione che le aveva
riservato Rosalba Carriera e l' idillio con sir James, aveva la grave
preoccupazione di riuscire a sciogliere un contratto teatrale, stipulato
ancora l'anno precedente a Parigi. L' impegno era importante, la
scrittura era indirettamente con Federico II re di Prussia, tramite il
barone Chambrier, suo ministro plenipotenziario. Gli accordi stipulati
erano ben precisi, poiché si trattava della serata per il lancio
internazionale del nuovo teatro di Berlino, fatto costruire dal re
soprattutto in concorrenza con quello di Vienna e per indispettire Maria
Teresa d'Austria. La Campanini voleva scindere il contratto ad ogni
costo «causa gravi ragioni familiari», in realtà, sir James non aveva
alcuna intenzione di seguirla ancora e, su consiglio di mamma Marianna,
non era il caso di allontanarsi senza di lui. Malgrado i dinieghi e le
umanissime scuse di Barberina, Federico II «tuonava» da Berlino, poiché
non intendeva rinunciare, per la stagione del suo teatro, alla ballerina
più famosa d'Europa e ingiungeva al conte Cattaneo, suo ambasciatore
presso la Serenissima, di portargli l'artista a Berlino in qualsiasi
modo. Barberina subiva di conseguenza la soluzione più drastica: veniva
rapita (beninteso assieme alla madre), con il tacito consenso della
Repubblica di Venezia che non voleva «irritare» Federico II . Pertanto
nell'opinione pubblica diveniva subito «la graziosa Barberina
sfortunata», come scrive l'ignoto artista (o probabilmente il Fossati),
che aveva eseguito i due disegni acquerellati, entrambi, forse, sulla
memoria, nell'aprile del 1744, cioè dopo l'avvenuto rapimento, che tanto
scalpore aveva fatto, soprattutto nell'ambiente teatrale veneziano.
Giunta fortunosamente a Berlino (mentre allo Stuart, che intendeva
raggiungerla a ogni costo, veniva interdetta l'entrata in Prussia), e
condotta alla presenza del re, la «furente» Barberina si ammansiva e
subiva, suo malgrado, il fascino intellettuale di Federico II,
appassionato ed esperto musicologo e, convinta dall' eloquenza del
monarca, ballò divinamente sul palcoscenico del nuovo teatro di Berlino
e anche qui ottenne i favori del pubblico.
Cosa più incredibile, scaduto il contratto, la Campanini rimaneva in
Prussia con scritture vantaggiosissime con il teatro reale, dimentica,
anche se con una punta di nostalgia, di sir James Stuart (rientrato nel
frattempo in Inghilterra), e in seguito la sua vita a Berlino fu
costellata non solo di successi teatrali, ma anche da vicende inusuali,
romanzesche, quasi impensabili.
Ileana
Chiappini di Sorio
ARTE Documento
N°20
2004
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Edizioni della Laguna