Giacomo Ceruti
detto il Pitocchetto (Milano 1698 - 1767)
Giacomo Ceruti nasce a Milano nel 1698. Malgrado le scarse informazioni
sui suoi primi anni di vita, è quasi certo che si sia formato tra
Brescia, dove la sua famiglia risulta residente nel 1711, e la stessa
Milano, città in cui è documentato dal 1716 al 1718 (Gregori 1982;
Caprara in Giacomo Ceruti… 1987.
Le opere più antiche ci portano nel bresciano, dove la presenza di
Ceruti è accertata almeno dal 1721. Nel 1723 esegue alcune opere di
soggetto sacro per la parrocchiale di Rino di Sonico (Anelli 1984) e
l’anno successivo il Ritratto di Giovanni Maria Fenaroli (Brescia,
Pinacoteca Tosio Martinengo). La buona fama di ritrattista gli vale
numerose richieste sia in Valcamonica che a Brescia, dove, tra il 1726 e
il 1728, realizza per il Broletto i ritratti, oggi perduti, dei
principali protagonisti della storia cittadina. Precoci (e di alto
livello qualitativo) risultano anche le prime prove nel campo della
pittura di soggetto pauperistico, il genere che gli porterà in dote il
soprannome “fin troppo carico e insolente” (Longhi 1953) di ‘Pitocchetto’.
Il ciclo eseguito per la famiglia Avogadro, in particolare, dovrebbe
datarsi tra gli anni ’20 e l’inizio del decennio successivo (Gregori
1982).
Intorno al 1735, Ceruti parte alla volta del Veneto, probabilmente “per
rinnovarsi nel campo della pittura sacra e di storia attraverso uno di
quei ‘perfezionamenti’ che i pittori intraprendevano anche da adulti,
soprattutto con viaggi nei centri importanti” (Gregori 1982). Nel
biennio 1735-36 lavora per il maresciallo Schulenburg, mentre tra il
1737 e il 1739 è di stanza a Padova, dove esegue la pala con San Prosdocimo che battezza santa Giustina (Basilica di Sant’Antonio),
un’opera con la quale mostra di essersi aggiornato sul gusto veneto e di
aver finalmente raggiunto buoni risultati anche nei soggetti sacri. Allo
stesso periodo appartengono anche gli ultimi dipinti inviati alla
Basilica di Gandino, l’Autoritratto come pellegrino (datato 1737; Abano
Terme, Comune, donazione Bassi Rathgeb) e le tele per la chiesa di Santa
Lucia a Padova.
Se nel 1742 è presente a Milano, con il 1743 Ceruti si sposta a
Piacenza, dove rimane fino al 1746. Qui, oltre a dedicarsi alla pittura
sacra e alla ritrattistica, realizza alcuni dipinti di soggetto
mitologico, oggi dispersi, per il conte Pietro Maria Scotti di Sarmato.
Nel 1747 torna a Milano, la città in cui presumibilmente, pur mantenendo
vivi e frequenti i rapporti con Brescia, rimane fino alla morte.
Sull’ultimo ventennio di vita del pittore non si conservano molte
notizie, ma le opere riferibili con sicurezza a questo periodo sono
sufficienti per intuire i suoi orientamenti stilistici negli anni ’50 e
’60. Importanti appigli cronologici, in particolare, vengono forniti dal
Ritratto di Attilio Lampugnani Visconti (Milano, Ca’ Granda), eseguito,
con il probabile contributo di qualche allievo (Gregori 1982), nel 1757,
e dal Ritratto di don Benedetto Martignoni (collezione privata),
realizzato due mesi prima della morte, avvenuta a Milano il 28 agosto
1767.