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Gregorio Lazzarini (Venezia 1655 - Villabona di Rovigo 1730)  

 

 

“Nacque Gregorio da Santo Lazzarini in Venezia l’anno 1655 nella contrada de’ SS. Ermagora e Fortunato, detta S. Marcuola, in mediocre fortuna, giacché gli convenne esercitare con il padre l’arte del barbiere. Tratto però dal genio del disegno, con l’occasione, che vi praticava certo pittore , bene spesso copiava i disegni, che gli venivano offerti, con amore assiduità e diligenza; sicché gli amici consigliavano il di lui padre a non lasciare infruttuosa tanta inclinazione ad arte sì nobile” (Da Canal 1732). Fu quindi scolaro del genovese Francesco Rosa, operante a Venezia dal 1670 e successivamente entrò nella bottega di Forabosco “per correggervi le opere proprie, per apprendere il buon fare, e per ottenere i lumi necessarj ad avanzar nella pittorica arte” (Da Canal). Tale tirocinio non gli impedì di frequentare l’Accademia “che in quel tempo fioriva nella contrada di S. Trovaso, dove aveavi a primo per istruirvi la gioventù il famoso matematico, nostro pittore, Pietro della Vecchia. Questi dopo aver esercitato i giovani nel disegno, compariva con qualche diversa lezione o di prospettiva, o di notomia, o di ottica con applauso e concorso di molti virtuosi illuminava i meno intelligenti con erudizioni necessarie a grande profitto dell’arte. Era gustoso il divertimento; ma più gradito rendeasi da Lodovico David, profondo di mente e di molti talenti in quelle scienze, e passabile nell’arte. Ei contraddiceva il Vecchia in ogni punto; il che rendeva più sottili le quistioni e più dibattute le ragioni con gran piacere degli ascoltanti, sicché Gregorio non perdeva momento d’intervenirvi, trascurando anzi per lo più il disegno per istabilirsi in quelle cognizioni, che a tempo voleva che comparissero ne’ suoi lavori” (Da Canal 1732). 

Iscritto nella Fraglia pittorica veneziana nel 1687, nel 1715 e ancora nel 1726 e 1729, Lazzarini durante tutto il corso della sua lunga carriera non abbandonò mai Venezia, salvo gli ultimi anni trascorsi a Villabona, inchiodato da un’attività prolifica e assai richiesta che lo mise in contatto con personalità locali e straniere. Si caricò sulle spalle il peso della numerosa famiglia che ospitava tutta nella propria casa, parenti, fratelli, sorelle fino ad un numero di quattordici persone. Come racconta Da Canal, suo amico oltre che diligente biografo, Lazzarini trascorse una vita casta e timorata di Dio (i nudi femminili morbidi e levigati, che pure erano una sua richiestissi­ma specialità, erano eseguiti solo su richiesta del cliente, e procuravano all’artista sensi di colpa e rimorsi), al punto d’andare a morire, settantacinquenne, in casa del fratello arciprete di Villabona.

Ebbe numerosi scolari, tra i quali Gaspare Diziani, Giuseppe Camerata e Silvestro Manaigo, ma il suo maggior titolo di merito fu quello d’aver educato all’arte Giambattista Tiepolo.

 

 

Daniele D'Anza

 

 

maggio 2005