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Luca Ferrari (Reggio Emilia 1605 - Padova 1654)

 

 

“Valente forestiero, che visse gran tempo, insegnò, e morì in Padova, ed è Luca Ferrari da Reggio”. Con queste parole Luigi Lanzi presenta l’artista. L’autore de La Storia pittorica dell’Italia (1795-96)  continua: “Scolar di Guido [Reni], riuscì grandioso più che delicato; onde per le pitture che fece in patria a S. Maria della Ghiara, dallo Scannelli fu creduto seguace del Tiarini. Tuttavia in alcune arie di teste, e in certe leggiadre mosse, non dimentica la grazia del suo istitutore. In Padova è una sua Pietà a S. Antonio, di gran carattere, e di raro colorito. In quadri di molte figure, com’è la Pestilenza del 1630, dipinta a’ Domenicani, non par felice altrettanto; né Guido gli avea dati grandi esempi in questo genere, solito a pesar piuttosto le sue figure che a numerarle”.

Fatta cadere dalla maggior parte della critica l’ipotesi, prospettata da Tiraboschi (1786), di un suo alunnato presso Guido Reni a Bologna, l’artista crebbe al fianco di Tiarini a Modena (Arcangeli 1959 e Pallucchini 1981). Al servizio della corte modenese risulta infatti stipendiato nel 1627 come “aiutante pittore” di Alessandro Tiarini. Tuttavia qualche mese dopo in una carta di pagamento per il Miracolo di Laura da Correggio della basilica della Ghiara a Reggio Emilia, viene citato autonomamente come “messer Luca Ferrari pittore” (Pirondini 1999).

Prima di trasferirsi a Padova, l’artista realizza, ad un dipresso tra il 1630 ed il 1635, quattro tele per la parrocchiale di Volta Mantovana (Marinelli 1991). Il 21 novembre 1632 si sposa a Padova con Elisabetta Mercati (Balletti 1886) e nel 1635 dipinge su commissione della famiglia Papafava il telero con San Domenico che intercede presso la Vergine per la cessazione della peste. Il suo nome figura iscritto nella Fraglia pittorica padovana nel 1637, e poi nel 1639 e 1640 (Pallucchini 1981).

Tornato a Reggio nel 1644 per terminare la decorazione delle volte della Ghiara, vi rimane forse per alcuni anni, come suggerisce il succedersi di opere a Carpi (1646) e a San Pietro a Reggio (1649). Rientrato Padova nel 1650, dove, tra l’altro, firma e data gli affreschi della Villa Emo Capodilista a Battaglia, Luca Ferrari continua ad operare fino al 1654, anno della sua morte.

 

 

 

Daniele D'Anza

 

 

 

maggio 2005