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Andrea Celesti (Venezia 1637 – Toscolano? 1712)

 

 

 

Nato a Venezia nel 1637 (Melchiorri 1720), Andrea Celesti fu allievo di Matteo Ponzone (Zanetti 1771) e successivamente scolaro di Sebastiano Mazzoni (Temanza 1738). Ancor giovane, tra il 1659 ed il 1669, fu impegnato in complesse decorazioni di palazzi, come ad esempio la sala principale di Palazzo Erizzo a Venezia (Magani 1991). Pittore ben noto in laguna, eseguì nel 1676 il Ritratto del doge Nicolò Sagredo per la Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, e poco dopo, verso il 1679-80, venne insignito dal doge Alvise Contarini del titolo di “Cavaliere”. Posteriori a questa data sono allora le grandi tele di Palazzo Ducale: il Mosè ordina la distruzione del vitello d’oro esibisce infatti nella firma “K.A.C.P.F.”, l’onorificenza di “Kavalier”, appena ricevuta. Intorno al 1684 partecipò alla grande impresa decorativa della chiesa veneziana di San Zaccaria mentre nel 1687 assunse l’incarico di Priore del Collegio dei pittori veneziani (Favaro 1975). 
Secondo una tradizione non documentata Celesti fuggì da Venezia, sembra, per aver aggiunto due orecchie d’asino a un suo ritratto del doge Alvise Contarini, mal tollerando le critiche del doge stesso al quadro, esposto alla fiera della Sensa in Piazza San Marco. È più probabile però che la sua partenza sia stata sollecitata dal futuro protettore e amico Scipione Delaj, conosciuto forse a Venezia, dove la sua famiglia, una delle più ricche ed influenti di Toscolano (Brescia), teneva negozi ed una residenza (Marelli 2000). 
Dopo un breve soggiorno rodigino (Pallucchini 1981), durante il quale sarebbe stato dipinto anche il telero celebrativo della Rotonda di Rovigo (dal Bartoli assegnato al 1704), Celesti è attivo sul lago di Garda, a Toscolano, dove realizza le tele nel presbiterio della Parrocchiale, e dove si sposa nello stesso anno con la veneziana Martina Davagni. Nel 1689 decora una sala di palazzo Delay (oggi Mafizzoli), sempre a Toscolano, mentre poco dopo si trasferisce a Brescia. Nel 1692 tre deputati del comune di Lonato si recano appunto a Brescia a stilare col pittore il contratto per un telero civico, che sarà consegnato l’anno successivo. Nel 1696 è a Treviso, dove si impegna a dipingere nello spazio di cinque mesi un Giudizio Universale, una Caduta di Simon Mago, e un altro telero in data da destinarsi. All’inizio del 1697 gli vengono commissionate altre tele, evidentemente in virtù della buona riuscita delle prime. Tutti questi dipinti sono oggi dispersi, ma, come giustamente notava Pallucchini (1981), l’artista ha come referente in questi lavori l’abate Rinaldo Rinoldi, che fu probabilmente il tramite, qualche anno dopo, per gli affreschi realizzati nella villa di famiglia a Caselle d’Asolo.
È di questi anni il ritorno a Venezia, dove nel 1700 apre una bottega (Averoldo 1700). Celesti comunque non recide il legame con gli affezionati committenti bresciani, tuttavia un buon mercato si è riaperto anche per lui nel Veneto, a Padova e Rovigo. Iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani nel 1708, muore, sembra, a Toscolano nel 1712.

 

 

Daniele D'Anza

 

 

maggio 2005