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Simone Brentana (Venezia 1656 - Verona 1742)

 

 

Le notizie sull’artista sono raccolte soprattutto da Pellegrino Orlandi (1704), col quale Brentana fu in contatto epistolare (Frati 1907), e da Dal Pozzo (1718). I due concordano sulla data di nascita, 1656, ma divergono sul luogo, Venezia per Dal Pozzo, Verona (sbagliando) per Orlandi. Inizialmente Simone studiò musica e matematica e poi pittura all’Accademia sotto la guida di “Padre Negri veneto”, tradizionalmente identificato col tenebroso Pietro Negri. Nulla rimane della sua prima fase veneziana, che si concluse nel 1686 con il definitivo trasferimento a Verona. Tale formazione dovette risultare fondamentale per l'apprendimento del linguaggio pittorico dei grandi veneti e soprattutto quello del Tintoretto. Secondo  Zanotto (1837) “fu d’ingegno colto nelle lettere e fondato nello studio delle opere del Tintoretto, lasciò in Verona assai tele, tra le quali la migliore è in S. Sebastiano, dove dipinse il Santo con bel nudo, con mosse graziose e di buon colorito”.
A Verona si guadagnò notorietà e stima come pittore ed anche come poeta burlesco. Brentana lavorò inoltre per conto delle corti di Polonia e Danimarca, presso le quali inviò numerose tele. Per quanto riguarda il suo soggiorno di sette mesi alla corte del Granduca di Toscana, di cui riferiscono le fonti (Dal Pozzo), la critica non è ancora riuscita a stabilire in che periodo vada collocato.
Il testamento, recentemente pubblicato da Rigoli (1997), rivela “l’esistenza di una figlia di Simone, Domenica, sposata Pizzeni, morta prima del 1739 e madre di Angelo, designato erede universale dal nonno”. Deve invece “essere rimasto molto deluso Antonio Lenetti (o Elenetti), il pittore allievo di Brentana che abitò per diverso tempo col maestro, «con cui qual figlio e servo diportavasi», come dice Cignaroli; fu anzi esortato a sposarsi «per così servir nella cadente età di sussidio al precettore da cui lusinghe di eredità aspettavasi, che svanirono alla morte dell’astuto vecchio»”.        
Simone Brentana morì a Verona ne1 1742 e venne sepolto nella chiesa di San Pietro Incarnario.
 


Daniele D'Anza

aprile 2005