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Antonio Bellucci (Venezia 1654 - Pieve di Soligo 1726)

 

 

 

Antonio Bellucci, nato a Venezia il 19 febbraio del 1654,  secondo Vincenzo da Canal (1732) “quando trovavasi nella Dalmazia applicato al mestiere delle armi, in cui avanzò per grandi onorevoli, vi si diede al disegno” sotto la guida dello sconosciuto pittore di Sebenico Domenico Difnico.  “Tutto lascia pensare che l’artista ritornasse a Venezia subito dopo i vent’anni, intorno alla metà dell’ottavo decennio, cominciando forse subito a lavorare ad alcune prove d’esordio, lasciando tuttavia alle fonti un vuoto di circa cinque anni fino all'inizio del nono, quando si collocano le prime opere certe” (Magani 1995).
Il 15 giugno 1680 nacquero i figli Zuliante e Gerolamo che furono battezzati il 18 giugno successivo nella chiesa di Santa Maria Formosa (Zava Boccazzi 1978). Attorno al 1687, durante un breve periodo che non dovette superare l’anno, il pittore collaborò come figurista all’esecuzione di alcuni paesaggi di Pietro Tempesta (Lanzi 1809), e da questo momento, fino al 1690, il veronese Antonio Balestra frequenta la sua bottega.
Dopo aver realizzato il grande telero raffigurante Il Voto del doge Nicolò Contarini al beato Lorenzo Giustiniani, per la Cattedrale di San Pietro Apostolo di Venezia, ed aver affrescato, assieme a Gregorio Lazzarini e Antonio Molinari, alcune figure in palazzo Lin, già abitazione di Pietro Liberi (Da Canal 1732), Bellucci si reca nel 1692 a Vienna dove esegue le quattro pale dell'abbazia di Klosterneuburg. Negli stessi anni l’artista entra in contatto con il Principe palatino Johann Wilhelm della casa Pfalz-Neuburg con il quale instaura un  rapporto duraturo ( circa un quarto di secolo), alternato con le commissioni per il Principe di Liechtenstein, la corte imperiale di Vienna e l’elettore di Magonza Lothar Franz von Schonborn.
Nel 1699 tiene a battesimo a Vienna Gian Antonio Guardi, mentre nel 1704, durante un breve ritorno in Italia, dipinge una pala per la parrocchiale di San Paolo d’Argona a Cenate d’Argon (Bergamo). Due anni dopo ritorna in Germania, dove lavora ampiamente a Düsseldforf e nel castello di Bensberg ad un impegnativo ciclo decorativo in onore del principe palatino, comprendente una quindicina di tele, ora conservate nelle Gallerie bavaresi. Salvo una nuova breve parentesi viennese nel 1709, rimane a Düsseldorf fino al 1716.
Alla morte del suo principale mecenate, Johann Wilhelm (ottobre del 1716), Bellucci si trasferisce a Londra, dove rimane sei anni. “George Vertue annotò nell’estate del 1722 la partenza del veneziano da Londra: il Bellucci gottoso, il black man, ovvero un malvagio, sottolineando un aspetto caratteriale del veneziano sfuggito alle poche annotazioni biografiche che l’hanno riguardato. L’anziano maestro dovette arrivare a Venezia molto probabilmente durante la stessa estate e forse raggiungere Soligo, la località del trevigiano dove morì e dove esisteva una casa di famiglia, durante la primavera dell’anno successivo” (Magani 1995). 
Carico di onori, di titoli, e di ricchezze, il pittore, ormai settantenne, si ritirò quindi definitivamente dalla scena artistica forse a causa della “radicale incompatibilità del maestro con l’ambiente veneziano lasciato circa quindici anni prima” (Magani 1995).


Daniele D'Anza

aprile 2005