Piero della Francesca (Borgo
San Sepolcro 1420 c/a - 1492)
Piero dei Franceschi, detto più comunemente della Francesca, nasce a
Borgo Sansepolcro, nell'alta Valle Tiberina, ai confini fra Toscana e
Umbria, verso il 1420, primogenito di un calzolaio e conciapelli. Circa
nel 1435 l'artista inizia il suo tirocinio a Firenze presso Domenico
Veneziano, con il quale si presume si fosse recato nelle Marche e in
Umbria. Collabora sicuramente invece con il Veneziano, agli affreschi
commissionati dallo Spedale di Santa Maria Nueva per la chiesa di Sant'Egidio
a Firenze (1439). In seguito l'artista ritorna a Borgo Sansepolcro, dove
è ricordato essere stato uno dei consiglieri popolari. Qui gli viene
commissionato il polittico per la chiesa della Confraternita della
Misericordia e inizia poi a frequentare la corte del duca di Urbino,
Federico II da Montefeltro. In questi anni si ha la testimonianza del
"San Gerolamo penitente" (1450) e dell'affresco con "San Sigismondo e
Sigismondo Pandolfo Malatesta", nel tempio Malatestiano a Rimini (1451).
Lavora anche a Ferrara per Lionello d'Este nel castello e nella chiesa
di Sant'Agostino, dove conosce il Mantegna. Decora il coro della chiesa
di San Francesco ad Arezzo per la potente famiglia aretina dei Bacci.
Nel 1454 viene chiamato da papa Pio II a Roma dove esegue gli affreschi
per la chiesa di Santa Maria Maggiore, dei quali rimangono, oggi,
soltanto pochi frammenti. Nel 1460, testimonianze ci confermano che il
pittore fa parte del collegio dei dodici probiviri per la riforma della
pubblica amministrazione a Borgo Sansepolcro e inizia la "Flagellazione"
di Urbino. Qui entra in contatto con Luca Pacioli e Luciano Laurana.
Nel 1466 termina gli affreschi per San Francesco e riceve un'altra
commissione ad Arezzo. L'anno dopo conclude uno dei due pannelli del
dittico dei duchi di Urbino, e precisamente quello con il ritratto di
Federico II, e, a Borgo Sansepolcro, ricopre nuovamente cariche
pubbliche. Nel 1468 si sottrae alla peste rifugiandosi a Bastia, presso
Borgo e a questa data si fa risalire la "Resurrezione". L'anno seguente
viene pagato dai frati della Confraternita di Sant'Agostino con denaro e
terreni per il compimento di una tavola commissionatagli ben quindici
anni prima; nel 1471 viene citato tra i morosi al pagamento di una tassa
comunale e quindi si trova nuovamente a Borgo Sansepolcro. Entro il 1474
realizza la "Pala di Brera", poi si reca a Urbino, dove probabilmente
dipinge la "Madonna di Senigallia"; alcuni documenti lo fanno autore
dell'affresco vaticano di "Sisto IV e il bibliotecario Platina" che è
invece opera attribuita a Melozzo da Forlì. Nel 1478 ha un nuovo
incarico a Firenze, del quale però non è rimasta alcuna traccia, si
tratta di dipingere una Madonna a fresco per la Confraternita della
Misericordia sul muro tra la chiesa e lo Spedale. Nel 1479 viene
trasferita la "Resurrezione" nel Palazzo dei conservatori di Borgo,
dov'è conservata ancora oggi, e l'anno seguente il Comune stanzia una
cifra per il restauro della parete sulla quale Piero la dipinse. Egli
risulta a capo della Confraternita di San Bartolomeo fino al 1482, poi
si reca a Rimini, dove prende in affitto una casa. Nel 1487 davanti al
notaio fa testamento definitivo, documento che - rinvenuto dal Mancini -
è oggi conservato all'archivio di Stato di Firenze, con cui chiedeva di
essere sepolto nella chiesa di Badia.
Abbiamo la
testimonianza di un certo Marco Longaro, in quest'ultima fase della sua
vita, che dice che "quando era piccolo menava per mano mastro Piero di
la Francesca, pittore eccellente, ch'era accecato". La sua sepoltura è
registrata nel Libro III dei morti della Confraternità di San Bartolomeo
a Borgo Sansepolcro il 12 ottobre del 1492.