Armiro Yaria (Reggio Calabria, 1901 - Roma, 1980)

 

 


Nel 1912 si trasferì, assieme alla famiglia, a Torino, città nella quale avvenne la sua formazione artistica presso la Scuola d’arte decorativa e successivamente all’Accademia Albertina, con Giacomo Grosso. Prese contatti col gruppo futurista torinese (Fillia e Sartoris), partecipando alla 1a Mostra Futurista. Nel ’23 venne arrestato, perché antifascista. Scarcerato, emigrò in Francia, ove lavorò come tipografo e litografo. Ritornato in Italia, 1926, si trasferì a Roma, 1930, ove riprese l’attività pittorica, ed espositiva. Fu presente alle Sindacali romane degli anni 1936, ’38, ’40; a tre edizioni (III, V, VII) della Quadriennale d’arte; alla Mostra d’Arte Italiana, Berna, 1947; alla Mostra d’arte astratta, Roma, Galleria d’arte moderna, 1949; al Premio Michetti del 1953; alla mostra “L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia, ancora nel ’53; alla “Exposition des Artistes Indépendants”, Parigi, 1955; a varie edizioni del Maggio di Bari e alle esposizioni del Premio Villa San Giovanni. Visse diverse esperienze pittoriche e nel secondo dopoguerra fece una pittura di tipo figurativo, con richiami post-cubisti e riprendendo moduli espressivi del futurismo. Ha allestito alcune personali, ottenendo premi e riconoscimenti. Sue opere in gallerie pubbliche di Roma, alla Galleria Nazionale di Tel Aviv, alla Galleria della città di Eilath, al Kibbutz dei combattenti del ghetto di Haifa. Fu anche autore di un manifesto del Premio Sila.
 

 


Enzo Le Pera

 

 

 

 

Bibliografia: G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ‘900, Generazione primo decennio, Bora, Bologna, 1986; La Pittura in Italia, Il Novecento/1, Electa, Milano, 1992; Benedetto + Futurismo, ed. AreS, Catanzaro 2004; e riviste specializzate.