Joannes Napoleon Pellis (Ciconicco 1888 - Valbruna 1962)

 

 

 

Joannes Napoleon, ultimo di tredici figli, nacque il 19 febbraio 1888 a Ciconicco, frazione del Comune di Fagagna, da Maria Zoratti e da Valentino Pellis che conduceva un’azienda agricola; la famiglia viveva agiatamente, ma la morte della madre prima e del padre poi, segnarono la progressiva rovina della proficua attività.

Pellis sedicenne entrò nello studio di Leonardo Rigo; favorito dal consiglio esatto che il pittore diede al padre, fu mandato a Venezia per continuare gli studi sulla pittura che aveva intrapreso. Nel capoluogo frequentò l’architetto Rinaldi e seguì all’Accademia i corsi di Guglielmo Ciardi che gli consentì di conoscere altri aspetti della pittura italiana (la pittura dei Macchiaioli, la scuola napoletana e i vedutisti romani). Furono gli anni 1907/1911; durante il soggiorno veneto, assai rilevante per varie ragioni, (partecipo' alla Mostra della Bevilacqua La Masa nel 1909, nel 1912 nel 1913 e anche in seguito nel 1926!) conobbe e frequentò Gino Rossi (1884-1947), Umberto Moggioli (1886-1919), Arturo Martini (1889-1947) con i quali soggiornò sulle isole (specie a Burano), e anche Tullio Garbari (1892-1931), Ugo Valeri (1873-1911); dovette interrompere questa straordinaria esperienza a causa del servizio militare ed egli si trovò presto a Torino. Assolto l’obbligo della leva progettò un viaggio a Parigi con Arturo Martini che già conosceva la capitale francese per esserci stato nel 1912 con G. Rossi; esso non poté essere compiuto poiché venne a mancare il supporto economico di un’eredità sulla quale i due artisti fecero progetti; nel 1914 Pellis partecipo' alla Biennale Internazionale di Venezia.

Nello stesso anno vinse la borsa di studio Marangoni e si recò a Roma: ebbe lo studio in Via Margutta e per maestro il Sartorio. Con il “gruppo veneto” espose alla Mostra Internazionale della Secessione nel 1914 e nel 1915. Dopo qualche mese di permanenza nella capitale, come tantissimi altri giovani, anch’egli fu arruolato a causa dei tragici eventi. Prestò servizio nel genio a Tolmezzo, nella Val Studena, e nel 1918 fu trasferito presso Legnago; l’anno seguente tornò provato in Friuli dove trovò la casa distrutta e il cimitero del paese con qualche anima in più...

Gli parve improponibile restare e andò a Torino in cerca di lavoro: in Piemonte dove fece l’imbianchino per sopravvivere, ebbe un forte esaurimento nervoso e si rifugiò nuovamente nella sua terra. Si legò sentimentalmente con Luigia Zennaro che sposò nel 1932; da lei ebbe una figlia: l’adorata Graziella, la sua ‘Pitussi’. Andò a dipingere a Sauris (1921-1922): rimangono, di questo memorabile periodo, alcune splendide fotografie scattate tra le baite che lo ritraggono con la sua grande tavolozza, i pennelli sparsi ed un’enorme tela quadrata.

Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia con lo straordinario Viatico, (olio su tela di cm 180 x 336 firmato e datato Sauris-MCMXXI-MCMXXII Joanny Nap. Pellis) oggi proprietà della Galleria d’Arte Moderna d’Udine opera di grande suggestione e bellezza.

Nel 1924 fu nuovamente a Roma; fruì della borsa di studio Marangoni, conobbe De Chirico che pure gli cedette una stanza sulla Rupe Tarpea nello scantinato del Palazzo Caffarelli, Oppo e numerosi altri artisti. Rivide Moggioli.

Ma i luoghi che predilesse e che nonostante tutto segnarono tappe decisive della sua attività rimangono Collina, Forni di Sopra, Sauris e Valbruna.

Dal 1925 al 1929 visse a San Giorgio di Nogaro presso un fratello, ma ancora con i nervi a pezzi, sopportò male la pianura e in cerca d’equilibri e stabilità psicologica raggiunse ancora i suoi monti. Nel 1931, con scarsi aiuti, costruì la sua casa ai piedi del castello presso la Civica Biblioteca d’Udine, verso Riva Bartolini; alternò ripetutamente per un trentennio (!), i periodi udinesi con i soggiorni trascorsi in montagna anche lontano dall’amata famiglia.

Nel corso della sua vita disegnò molto e dipinse svariati soggetti: ritratti, autoritratti (stupendo quello del 1920 proprietà della Galleria d’Arte Moderna d’Udine e interessante un altro del 1945), figure, nudi, interni e nature morte. Si dedicò all’arte sacra e si cimentò pure nell’affresco (sono del 1957 i lavori eseguiti nel Tempio Ossario di Timau); fu interessato alla scultura: ad essa si dedicò ancor ragazzo modellando l’argilla.

Tra i suoi amici più cari vanno ricordati perlomeno Valentino Ciani, Pio Solero, Giuseppe Barazzutti, Michele Gortani e uno in comune con Brumatti: Djalma Stultus. Pellis ebbe la passione per le moto che amò condurre, possedette pure un sidecar. Piace ricordarlo a 1870 metri d’altitudine sul Clap Grande come documentato da una mitica foto del 1934, davanti ad un cavalletto conficcato nella neve, improvvisato e realizzato sul posto con martello, chiodi e lunghi tronchi d’abete.  Morì improvvisamente a Valbruna il 2 febbraio 1962 a causa di una broncopolmonite. Nel 1963 un’indicativa mostra alla Sala Ajace d’Udine fu la prima di una serie importante (Venezia, Milano e Firenze furono le tappe successive) che ricordarono la sua ampia e diversa attività.

La retrospettiva del 1972 alla Galleria Sagittaria di Pordenone presentò contributi critici di Ragghianti, Perocco, Manzano, Rizzi e Ciceri.

 

 

 

Walter Abrami

 

 

 

Walter Abrami