Vittorio
Ingegnoli
senior
fu un uomo molto attivo e dalla forte personalità. Secondo di tre
fratelli, nacque a Gargnano del Garda, dove il padre Antonio si era
rifugiato da Milano all’arrivo dei piemontesi, essendo Giudice
dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Rimasto orfano all’età di 5 anni, la
madre, Mare Consuo, figlia di un armatore di Trieste, lo fece studiare
dai Gesuiti. Fin da giovane dimostrò un grande talento per la pittura e
negli anni 1878 e 1879 fu iscritto all’Accademia di Brera, ai corsi
serali.
Nel 1877-78 partecipo'
all’acquisto di una ditta di sementi e attrezzi per l’agricoltura (Budrin
e Maggiore, fondata nel 1817) insieme a D. Lucchetti. Dal 1879 ne
divenne l’unico proprietario e la trasformò nel “Premiato Stabilimento
Agrario Vittorio Ingegnoli”; già nel 1882-83 il suo “Catalogo delle
sementi vegetali” era pubblicato in 100.000 copie. Alla fine del 1884,
con atto notarile (dr. D. Bolgeri) associava alla sua ditta i fratelli
Francesco e Paolo, cambiando la ragione sociale in “Fratelli Ingegnoli”.
Insieme ai suoi fratelli finanziò (1885) la costruzione del palazzo
Ingegnoli di corso Loreto (oggi Buenos Aires), costruzione della quale
si occupo' personalmente, data la sua esperienza d’arte, seguendo il
progetto dell’architetto Campanini. Malgrado la nomina a Cavaliere, i
pesanti impegni di imprenditore non gli fecero abbandonare del tutto le
doti di pittore, come dimostrato dalla frequentazione della Famiglia
Artistica, di cui fu socio dal 1880, e degli amici pittori e scultori
della Scapigliatura Milanese, coi quali scambiò anche dei disegni, come
si può notare dal ritratto che gli fece Bazzaro (1899). Si ricorda che
all’Accademia fu allievo di Luigi Bisi e amico di Giovanni Segantini e
di Ernesto Bazzaro. Fondamentale a questo proposito è il dipinto
“Sacrestia di Sant’Angelo” (1879), premiato insieme ad un analogo quadro
di Segantini (coro di Sant’Antonio) nella stessa Esposizione Nazionale a
Brera: Ingegnoli ebbe la medaglia di bronzo, Segantini quella di
argento. La sua importanza è confermata dal suo inserimento già nella
prima edizione (1935) del Comanducci, quella riferita ai pittori
italiani del 1800, ed oggi, a livello europeo, nel Thieme-Becker (1992).
Si sposò nel 1887 e
fu padre di quattro figlie e un maschio avuti dalla moglie Virginia,
sorella dell’amico pittore Giuseppe Giobbio. Vittorio osò aiutare
personalmente gli operai feriti dai soldati di Bava Beccaris, non
nascose simpatie per i primi socialisti e si occupo' di migliorare
l’istruzione pubblica, come riconosciuto da una medaglia d’argento della
Provincia di Milano. Nel 1899, all’esposizione didattica di Villa
Borghese a Roma, la sua proposta di campi attrezzati per le scuole
rurali “fu premiata soprattutto dall’approvazione e dalla lode di
S.M. il Re Umberto I e di S.M. la Regina Margherita” come scrisse
Giuseppe Castelli, nonchè una medaglia d’argento del Ministero della
Pubblica Istruzione.
Nel 1901, anno di
nascita dell’atteso figlio Peppino, Vittorio aprì, dopo accordi con i
fratelli, un novo stabilimento agrario a Roma “per il risveglio agricolo
del Lazio e delle province meridionali”. Per tale impresa ebbe una
medaglia d’oro dal Ministro dell’agricoltura, Guido Baccelli. Dopo
sei-sette anni dovette tornare a Milano lasciando forzatamente la guida
della ditta al nipote Antonio (Tonino), figlio del fratello maggiore e,
per non urtarsi in modo irrimediabile con i suoi fratelli, abbandonò le
attività imprenditoriali dopo pochi anni. Durante la Prima Guerra
Mondiale, fu nominato dal Sindaco di Milano fra i Commissari per gli
Aiuti di Guerra, e, a causa della epidemia di spagnola, rimase vedovo e
rischiò anche di perdere suo figlio. Poco dopo la Guerra si ammalò di
ischemia coronarica. Intanto aveva intensificato la sua attività
pittorica, ma purtroppo di lui rimangono pochissime opere, dopo che il
suo studio di pittura andò bruciato all’inizio degli anni Venti.
Vittorio
Ingegnoli (nipote di Vittorio Ingegnoli senior)
BIBLIOGRAFIA:
A. M. Comanducci,
Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni,
Milano 1962