Ernesto Zenari nasce a Trieste il 10 novembre 1912, figlio secondogenito
di Silvio Zenari e Maria Miclausigh (o Miclausgher), famiglia della
medio-alta borghesia triestina, immigrata da Verona alla fine del XVIII
secolo. Rimasto orfano di padre (morto in guerra sul fronte dei Carpazi
nel 1919), riesce con grandi sacrifici a diplomarsi. Il tracollo
dell’impero Austro-Ungarico trascina nel baratro le fortune economiche
della famiglia, ma, nonostante le ingenti difficoltà, accede alla
facoltà di Economia e commercio dell’Università di Trieste, si laurea e
trova successivamente logico sbocco come impiegato alla Banca d’Italia. Zenari dimostra fin dagli anni
della sua formazione una passione naturale per la letteratura, per la
poesia e per il mondo dell’arte: traduce, con raffinatezza, poesie di
Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud e Verlaine, incontrando il favore della
critica letteraria e dello scrittore Diego Valeri, frequenta
assiduamente la libreria di Umberto Saba e organizza con Michelangelo
Guacci le prime mostre d’arte del G.U.F (Gruppo Universitario Fascista),
ottenendo l’apprezzamento critico di Silvio Benco.
In questi anni la sua pittura è figurativa, e predilige temi sacri.
Zenari intratterrà un attivo scambio di epistole, oltre che con Silvio
Benco, anche con Enzo Siciliano e Umberto Vacca. Le sue passioni lo
inducono ad abbandonare l’arido microcosmo bancario (difatti la vita
della banca sembrava tarpargli le ali verso la sua vera vocazione
artistica), per iscriversi all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove
si laurea in Lingua e letteratura francese nel 1937 con una tesi su
Verlaine. Quindi inizia la carriera dell’insegnamento all’ “Istituto di
avviamento industriale agrario” di Gemona del Friuli. L’incalzare dei
tragici eventi bellici del secondo conflitto mondiale non frena la sua
passione per l’arte in tutte le sue manifestazioni, e soprattutto la sua
fame di conoscenza. Dal 1943 al 1945, durante il periodo del Litorale
Adriatico, diviene cancelliere del tribunale militare di Trieste.
D’accordo con il suo superiore gerarchico, Gasparre Pacia
(successivamente passato all’avvocatura dello Stato presso la regione
Friuli Venezia Giulia) archivia tutti i fascicoli a carico di renitenti,
disertori o oppositori della R.S.I. a seguito di delazioni anonime,
trasferendoli altrove, anziché al comando supremo delle S.S. Ciò gli
varrà la piena assoluzione al processo di epurazione di Padova del 1946,
nonché un successivo, anche se tardivo, riconoscimento. Archiviato il
periodo bellico riprende l’insegnamento della lingua francese al liceo
scientifico Guglielmo Oberdan di Trieste. Contemporaneamente ricomincia
l’attività artistica con i rilievi in rame sbalzato, perfezionando la
personalissima tecnica delle patinature policrome, raggiungendo ottimi
livelli di espressione in varie esposizioni, culminanti nelle mostre
personali alla Galleria Rossoni di Trieste del 1954 ed alla Galleria dei
Rettori di Trieste del 1956 assieme all’amico Michelangelo Guacci, dove
trova unanime il consenso della critica e del pubblico. Il decennio tra
il 1956 e il 1966 è il periodo delle grandi iniziative culturali e dei
fermenti artistici, che lo stimolano a esplorare nuovi campi di
espressione artistica. I continui contatti che Zenari intratteneva con
il variegato mondo artistico triestino creeranno i presupposti per la
sua partecipazione alla costituzione, non senza contrasti, del primo
Sindacato Artisti della Regione. L’insaziabile curiosità (tratto
distintivo della personalità dell’artista) lo spinge ad indagare anche
altri campi oltre a quelli ormai consueti dell’espressione artistica e
della letteratura francese: diviene attento conoscitore della musica, lo
interessano la psicanalisi con tutte le sue varie branche di
applicazione e la filosofia, con particolare attenzione alla filosofia
della scienza (un suo inedito e incompiuto Discorso coerente sul
pensiero scientifico lo occuperà per anni). Egli dimostra di essere
sempre stato alla ricerca di un nesso logico, con il fine di trovare
un’interpretazione unitaria di tutte le scienze.
Dopo il 1960 Zenari affronta l’astrattismo, iniziando una nuova ricerca
dell’informale strutturato con gli Ideogrammi spaziali. A metà degli
anni Sessanta scopre l’essenza materica del legno e sperimenta una nuova
tecnica: la scultura composta di legni trovati, da lui chiamati
assemblages. Casuale è l’incontro con un tronco d’albero sulla
spiaggia dopo un temporale, che lo porterà a creare forme nuove partendo
appunto dall’aspetto primitivo del legno, che egli assembla pezzo per
pezzo fino alla realizzazione della forma pensata. Alcuni assemblage
verranno successivamente tradotti in bronzo. Nello stesso periodo
l’artista si cimenta anche con i collages con elementi vegetali,
dove colloca sulla tela, in maniera fantasiosa, vari elementi vegetali
come foglie, foglie secche, pezzi di corteccia, ecc.
Dal 1967 Zenari riprende la ricerca pittorica e, partendo dalla
concezione dello spazio strutturato, approda alle Strutture umane. Le
strutture umane rappresentano per lui l’archetipo dell’uomo, nella sua
natura fisica e metafisica. Egli le realizza sia in formato pittorico
che in rilievo sul rame, anche policromo. Dallo sbalzo alla scultura il
passo è breve: nascono così nuove strutture umane, dai significati
sempre più reconditi. Questo tema trova la sua immediata origine nella
precedente esperienza degli ideogrammi spaziali.
A questo periodo seguono le varie interpretazioni (sia su tela sia come
sbalzo in rame) del mito di Dedalo e Icaro: esempio eroico, ma al
contempo frustrante, dell’impossibilità di elevarsi sino alla
conoscenza assoluta. Questo ciclo trova la sua naturale conclusione
espressiva (1982) nelle eteree visioni di angeli e apocalittici
arcangeli, come ad esempio l’opera L’Arcangelo Michele trionfante sul
male, affettuoso tributo postumo all’indimenticato amico e complice
della comune avventura artistica Michelangelo Guacci, al quale dedicherà
il suo ricordo Una vocazione autentica nella monografia curata da
Decio Gioseffi, pubblicata nel 1971 dalla Cassa di Risparmio di Trieste.
Accanto all’attività̀ artistica, Ernesto Zenari coltiva anche la sua
passione per la lingua francese, non solo con l’insegnamento presso
strutture scolastiche e gratuitamente ai carcerati, ma anche in veste di
funzionario presso Le Compagnie di Navigazione Lloyd Triestino e Società
Adriatica di Navigazione, fornendo la consulenza linguistica per il
reperimento e l’assunzione del personale viaggiante.
Si adopera molto per far riconoscere l’autonomia della Scuola Traduttori
ed Interpreti, allora parte integrante di Economia e commercio,
riconoscendola come facoltà indipendente. Nella vecchia sede di Via
d’Alviano 15 a Trieste il suo Lotta con il Minotauro, grande
scultura lignea prestata a dar lustro e dignità all’edificio ospitante
la neonata facoltà, dominava la scalinata interna. Verrà nel 2001 pubblicata
dal Dipartimento di scienze del linguaggio, dell’interpretazione e della
traduzione dell’Università degli Studi di Trieste su Miscellanea
n. speciale Traduzione poetica e dintorni a cura di G. Parks la
sua versione in rima italiana de “Il battello ebbro” del poeta francese
Arthur Rimbaud.
Prosegue negli anni la sua attiva partecipazione alla vita culturale
cittadina, presenziando a numerose mostre d’arte sia sul territorio
nazionale che all’estero, dimostrando una vena inesauribile di
creatività e di freschezza di pensiero. Zenari è sempre attento al
presente e proiettato al futuro, ma senza mai dimenticare la lezione del
passato.
Arriva così alla personale che, nel luglio del 1997, su invito
dell’Assessorato alla cultura del Comune di Trieste, inaugura la nuova
Sala Comunale d’arte, sita in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste
(inutilizzata da dieci anni) con opere, per lo più oli su tela, molte
delle quali create per l’occasione.
Nel 1998, presso la sua casa - studio, tiene per alcuni amici un breve
corso teorico pratico di tecnica dello sbalzo su rame. In seguito,
spinto dalla sua continua curiosità intellettuale, svolge una indagine
filologica, dotta ed approfondita, sui termini greci e latini che
compaiono nel romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
Stila una serie di poesie comico - satiriche a rima baciata, alcune in
italiano, altre in francese, a cui faranno seguito le dissertazioni
poetiche sulla “Realtà virtuale”. Il mensile “Arte e Cultura” ed.
Hammerle pubblica la sua traduzione di alcune poesie di Arthur Rimbaud.
Il suo ultimo impegno letterario lo vede alle prese con uno studio
filologico dei Carmina Burana di cui cura la traduzione, mantenendone
anche la metrica originale. Nonostante i due infarti che lo colpiscono
nel 2002, Zenari continua la sua instancabile attività, eseguendo un
commento critico ad una poesia di Baudelaire.
Muore il 15 febbraio 2003, circondato dall’affetto dei suoi cari.
L’Ernesto Zenari uomo appariva come una figura di gentiluomo d’altri
tempi, che amò intensamente l’espressione artistica, con una sensibilità
attenta ai valori dello spirito. È un artista silenzioso, concentrato
nella sostanza e diffuso nella forma, che ha saputo dimostrare ancora
una volta come ogni materiale, attraverso la mediazione di un artista,
può raggiungere i più alti valori formali ed espressivi.
F. Tenze, Coerenza stilistica di Ernesto Zenari, in “L’Altra
Sponda”, XI/XII, novembre- dicembre 1957, pp. 28-29
A. M. Comanducci, Dizionario
illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e
contemporanei, a cura di L. Pelandi, L. Servolini, IV, Milano,
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G. Mandel, Scultura Italiana Contemporanea, Milano, Istituto
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N. Rebelli Gallippi, Zenari
scultore, “Iniziativa Isontina”, IX, marzo-aprile 1967, pp. 66-68
G. Mandel, La Peinture
Italienne du Futurisme à nos jours, Milano, Istituto Europeo di
Storia dell’Arte, 1967, pp. 784 - 785
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dell’Arte Moderna, VIII, Milano, Società Editrice per la
divulgazione dell’arte, 1969, pag. 2974
Enciclopedia Internazionale
degli Artisti, Ancona, Bugatti Editore, 1970/71
Archivio Storico degli
Artisti – Italia 1900, a cura di V. Pizzigoni, X, Milano, Istituto
Editoriale d’Arte, 1971, pp. 264 – 265
Linea figurativa presenta
Ernesto Zenari, Dizionario Nazionale degli Artisti Italiani, Ancona,
Bugatti, 1975
C. H. Martelli, Artisti
triestini del novecento, Trieste, 1979, pag. 237
C. H. Martelli, Dizionario
degli artisti di Trieste dell’Isontino dell’Istria e della Dalmazia,
Trieste, Hammerle, 1996, pag. 271
“Il battello ebbro” di Ernesto
Zenari, 2001
Miscellanea n. speciale.
Traduzione poetica e dintorni, a cura di G. Parks, Trieste,
Dipartimento di scienze del linguaggio, dell’interpretazione e della
traduzione dell’Università degli Studi di Trieste, 2001
C. H. Martelli, Dizionario
degli artisti di Trieste dell’Isontino dell’Istria e della Dalmazia,
Trieste, Hammerle, 2001, pag. 409