Ernesto Zenari (Trieste 1912 - 2003)

 


Ernesto Zenari nasce a Trieste il 10 novembre 1912, figlio secondogenito di Silvio Zenari e Maria Miclausigh (o Miclausgher), famiglia della medio-alta borghesia triestina, immigrata da Verona alla fine del XVIII secolo. Rimasto orfano di padre (morto in guerra sul fronte dei Carpazi nel 1919), riesce con grandi sacrifici a diplomarsi. Il tracollo dell’impero Austro-Ungarico trascina nel baratro le fortune economiche della famiglia, ma, nonostante le ingenti difficoltà, accede alla facoltà di Economia e commercio dell’Università di Trieste, si laurea e trova successivamente logico sbocco come impiegato alla Banca d’Italia.
Zenari dimostra fin dagli anni della sua formazione una passione naturale per la letteratura, per la poesia e per il mondo dell’arte: traduce, con raffinatezza, poesie di Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud e Verlaine, incontrando il favore della critica letteraria e dello scrittore Diego Valeri, frequenta assiduamente la libreria di Umberto Saba e organizza con Michelangelo Guacci le prime mostre d’arte del G.U.F (Gruppo Universitario Fascista), ottenendo l’apprezzamento critico di Silvio Benco.
In questi anni la sua pittura è figurativa, e predilige temi sacri. Zenari intratterrà un attivo scambio di epistole, oltre che con Silvio Benco, anche con Enzo Siciliano e Umberto Vacca. Le sue passioni lo inducono ad abbandonare l’arido microcosmo bancario (difatti la vita della banca sembrava tarpargli le ali verso la sua vera vocazione artistica), per iscriversi all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove si laurea in Lingua e letteratura francese nel 1937 con una tesi su Verlaine. Quindi inizia la carriera dell’insegnamento all’ “Istituto di avviamento industriale agrario” di Gemona del Friuli. L’incalzare dei tragici eventi bellici del secondo conflitto mondiale non frena la sua passione per l’arte in tutte le sue manifestazioni, e soprattutto la sua fame di conoscenza. Dal 1943 al 1945, durante il periodo del Litorale Adriatico, diviene cancelliere del tribunale militare di Trieste. D’accordo con il suo superiore gerarchico, Gasparre Pacia (successivamente passato all’avvocatura dello Stato presso la regione Friuli Venezia Giulia) archivia tutti i fascicoli a carico di renitenti, disertori o oppositori della R.S.I. a seguito di delazioni anonime, trasferendoli altrove, anziché al comando supremo delle S.S. Ciò gli varrà la piena assoluzione al processo di epurazione di Padova del 1946, nonché un successivo, anche se tardivo, riconoscimento. Archiviato il periodo bellico riprende l’insegnamento della lingua francese al liceo scientifico Guglielmo Oberdan di Trieste. Contemporaneamente ricomincia l’attività artistica con i rilievi in rame sbalzato, perfezionando la personalissima tecnica delle patinature policrome, raggiungendo ottimi livelli di espressione in varie esposizioni, culminanti nelle mostre personali alla Galleria Rossoni di Trieste del 1954 ed alla Galleria dei Rettori di Trieste del 1956 assieme all’amico Michelangelo Guacci, dove trova unanime il consenso della critica e del pubblico. Il decennio tra il 1956 e il 1966 è il periodo delle grandi iniziative culturali e dei fermenti artistici, che lo stimolano a esplorare nuovi campi di espressione artistica. I continui contatti che Zenari intratteneva con il variegato mondo artistico triestino creeranno i presupposti per la sua partecipazione alla costituzione, non senza contrasti, del primo Sindacato Artisti della Regione. L’insaziabile curiosità (tratto distintivo della personalità dell’artista) lo spinge ad indagare anche altri campi oltre a quelli ormai consueti dell’espressione artistica e della letteratura francese: diviene attento conoscitore della musica, lo interessano la psicanalisi con tutte le sue varie branche di applicazione e la filosofia, con particolare attenzione alla filosofia della scienza (un suo inedito e incompiuto Discorso coerente sul pensiero scientifico lo occuperà per anni). Egli dimostra di essere sempre stato alla ricerca di un nesso logico, con il fine di trovare un’interpretazione unitaria di tutte le scienze.
Dopo il 1960 Zenari affronta l’astrattismo, iniziando una nuova ricerca dell’informale strutturato con gli Ideogrammi spaziali. A metà degli anni Sessanta scopre l’essenza materica del legno e sperimenta una nuova tecnica: la scultura composta di legni trovati, da lui chiamati assemblages. Casuale è l’incontro con un tronco d’albero sulla spiaggia dopo un temporale, che lo porterà a creare forme nuove partendo appunto dall’aspetto primitivo del legno, che egli assembla pezzo per pezzo fino alla realizzazione della forma pensata. Alcuni assemblage verranno successivamente tradotti in bronzo. Nello stesso periodo l’artista si cimenta anche con i collages con elementi vegetali, dove colloca sulla tela, in maniera fantasiosa, vari elementi vegetali come foglie, foglie secche, pezzi di corteccia, ecc.
Dal 1967 Zenari riprende la ricerca pittorica e, partendo dalla concezione dello spazio strutturato, approda alle Strutture umane. Le strutture umane rappresentano per lui l’archetipo dell’uomo, nella sua natura fisica e metafisica. Egli le realizza sia in formato pittorico che in rilievo sul rame, anche policromo. Dallo sbalzo alla scultura il passo è breve: nascono così nuove strutture umane, dai significati sempre più reconditi. Questo tema trova la sua immediata origine nella precedente esperienza degli ideogrammi spaziali.
A questo periodo seguono le varie interpretazioni (sia su tela sia come sbalzo in rame) del mito di Dedalo e Icaro: esempio eroico, ma al contempo frustrante, dell’impossibilità di elevarsi sino alla conoscenza assoluta. Questo ciclo trova la sua naturale conclusione espressiva (1982) nelle eteree visioni di angeli e apocalittici arcangeli, come ad esempio l’opera L’Arcangelo Michele trionfante sul male, affettuoso tributo postumo all’indimenticato amico e complice della comune avventura artistica Michelangelo Guacci, al quale dedicherà il suo ricordo Una vocazione autentica nella monografia curata da Decio Gioseffi, pubblicata nel 1971 dalla Cassa di Risparmio di Trieste.
Accanto all’attività̀ artistica, Ernesto Zenari coltiva anche la sua passione per la lingua francese, non solo con l’insegnamento presso strutture scolastiche e gratuitamente ai carcerati, ma anche in veste di funzionario presso Le Compagnie di Navigazione Lloyd Triestino e Società Adriatica di Navigazione, fornendo la consulenza linguistica per il reperimento e l’assunzione del personale viaggiante.
Si adopera molto per far riconoscere l’autonomia della Scuola Traduttori ed Interpreti, allora parte integrante di Economia e commercio, riconoscendola come facoltà indipendente. Nella vecchia sede di Via d’Alviano 15 a Trieste il suo Lotta con il Minotauro, grande scultura lignea prestata a dar lustro e dignità all’edificio ospitante la neonata facoltà, dominava la scalinata interna.
Verrà nel 2001 pubblicata dal Dipartimento di scienze del linguaggio, dell’interpretazione e della traduzione dell’Università degli Studi di Trieste su Miscellanea n. speciale Traduzione poetica e dintorni a cura di G. Parks la sua versione in rima italiana de “Il battello ebbro” del poeta francese Arthur Rimbaud.
Prosegue negli anni la sua attiva partecipazione alla vita culturale cittadina, presenziando a numerose mostre d’arte sia sul territorio nazionale che all’estero, dimostrando una vena inesauribile di creatività e di freschezza di pensiero. Zenari è sempre attento al presente e proiettato al futuro, ma senza mai dimenticare la lezione del passato.
Arriva così alla personale che, nel luglio del 1997, su invito dell’Assessorato alla cultura del Comune di Trieste, inaugura la nuova Sala Comunale d’arte, sita in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste (inutilizzata da dieci anni) con opere, per lo più oli su tela, molte delle quali create per l’occasione.
Nel 1998, presso la sua casa - studio, tiene per alcuni amici un breve corso teorico pratico di tecnica dello sbalzo su rame. In seguito, spinto dalla sua continua curiosità intellettuale, svolge una indagine filologica, dotta ed approfondita, sui termini greci e latini che compaiono nel romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
Stila una serie di poesie comico - satiriche a rima baciata, alcune in italiano, altre in francese, a cui faranno seguito le dissertazioni poetiche sulla “Realtà virtuale”. Il mensile “Arte e Cultura” ed. Hammerle pubblica la sua traduzione di alcune poesie di Arthur Rimbaud.
Il suo ultimo impegno letterario lo vede alle prese con uno studio filologico dei Carmina Burana di cui cura la traduzione, mantenendone anche la metrica originale. Nonostante i due infarti che lo colpiscono nel 2002, Zenari continua la sua instancabile attività, eseguendo un commento critico ad una poesia di Baudelaire.
Muore il 15 febbraio 2003, circondato dall’affetto dei suoi cari. L’Ernesto Zenari uomo appariva come una figura di gentiluomo d’altri tempi, che amò intensamente l’espressione artistica, con una sensibilità attenta ai valori dello spirito. È un artista silenzioso, concentrato nella sostanza e diffuso nella forma, che ha saputo dimostrare ancora una volta come ogni materiale, attraverso la mediazione di un artista, può raggiungere i più alti valori formali ed espressivi.

 

 

 

Caterina Ratzenbeck

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:


F. Tenze, Coerenza stilistica di Ernesto Zenari, in “L’Altra Sponda”, XI/XII, novembre- dicembre 1957, pp. 28-29

 

A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, a cura di L. Pelandi, L. Servolini, IV, Milano, Patuzzi, 1962, pp. 2098 – 2099


G. Mandel, Scultura Italiana Contemporanea, Milano, Istituto Europeo di Storia dell’Arte, 1965, pp. 348 - 349

 

N. Rebelli Gallippi, Zenari scultore, “Iniziativa Isontina”, IX, marzo-aprile 1967, pp. 66-68

 

G. Mandel, La Peinture Italienne du Futurisme à nos jours, Milano, Istituto Europeo di Storia dell’Arte, 1967, pp. 784 - 785

 

Enciclopedia Universale dell’Arte Moderna, VIII, Milano, Società Editrice per la divulgazione dell’arte, 1969, pag. 2974

 

Enciclopedia Internazionale degli Artisti, Ancona, Bugatti Editore, 1970/71

 

“Una vocazione autentica” di Ernesto Zenari, ricordo dell’amico Michelangelo Guacci, 1970

 

Archivio Storico degli Artisti – Italia 1900, a cura di V. Pizzigoni, X, Milano, Istituto Editoriale d’Arte, 1971, pp. 264 – 265

 

Linea figurativa presenta Ernesto Zenari, Dizionario Nazionale degli Artisti Italiani, Ancona, Bugatti, 1975

 

C. H. Martelli, Artisti triestini del novecento, Trieste, 1979, pag. 237

 

C. H. Martelli, Dizionario degli artisti di Trieste dell’Isontino dell’Istria e della Dalmazia, Trieste, Hammerle, 1996, pag. 271

 

“Il battello ebbro” di Ernesto Zenari, 2001

 

Miscellanea n. speciale. Traduzione poetica e dintorni, a cura di G. Parks, Trieste, Dipartimento di scienze del linguaggio, dell’interpretazione e della traduzione dell’Università degli Studi di Trieste, 2001

 

C. H. Martelli, Dizionario degli artisti di Trieste dell’Isontino dell’Istria e della Dalmazia, Trieste, Hammerle, 2001, pag. 409

 

 

 

SITOGRAFIA:

www.ernestozenari.it