Ottavio Sgubin (Aquileia UD 1940)

 

 

Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Trieste, matura immediatamente uno stile proprio: protagoniste delle sue tele sono le facciate delle chiese portate ad un grado estremo di destrutturazione e sfaldate verticalmente nella luce. Inizia ad esporre a partire dal 1965 a Pordenone, città e territorio nel quale viene, di fatto, adottato. Si avvicina alla pittura di Tono Zancanaro, ma conosce pure Spacal e Zigaina con i quali espone alla collettiva del 1993 a Pordenone. Ma è soprattutto in anni recenti che egli si affaccia ad una platea maggiore, grazie al ciclo dei Barboni; ampie tele dove il pittore, riprendendo una salda tradizione legata al mondo dei clochard nell’arte (che aveva, non tutti lo sanno, in Luigi Nono tra le lagune un interprete d’eccezione nell’Ottocento), approda ad un linguaggio più vicino ad un sentire letterario (Zanzotto ripreso consapevolmente) e a volte ad un figurativismo raffinato e nitido che, paradossalmente, rimanda più a tele di un Motherwell (astrattista) che ad un Whistler (Ottocento impressionista).

 

 

Matteo Gardonio

 

 

 

Bibliografia:

Ottavio Sgubin, Opere 1988-1997, Marsilio Editore - 1997