Segnala ai tuoi amici su Facebook

 

 

 

S E R S E   R O M A

 

al Far di Rimini

 

intervistato per Arte Ricerca da Eva Dolcemascolo

(febbraio 2012)

 

 

 

 

 

 

Nel 2011 il Comune di Trieste celebra l'opera di Serse, artista trevigiano ma triestino di adozione, con una grande mostra dal titolo ”Geometriche Dissolvenze” al Salone degli Incanti -ex Pescheria, stupendo esempio di architettura industriale.
Per l'occasione viene pubblicato un prestigioso catalogo con un'intervista all'artista di Jéròm Sans, direttore dell' "Ulle Center for Contemporary Art" di Pechino e con contributi critici di Lòrànd Hegyi, del "Musèe d'Art Modern" di Saint-Etienne, del filosofo Riccardo Caldura e del critico Michel Baudson.
 

 

 

 

Ora, il Comune di Rimini inaugura la nuova Galleria Comunale per l'Arte Contemporanea, FAR, con una esposizione antologica del maestro Serse, dal titolo “Koh-i-noor”.
Abbiamo intervistato Serse in occasione dell'allestimento della sua mostra.


       

 


Serse: "Koh-i-noor", come il leggendario diamante indiano, ma anche il nome di una nota marca di matite. Nel mio lavoro il protagonista assoluto è il disegno, fatto rigorosamente a grafite su carta.
La grafite è composta dal carbonio che per le sue proprietà allotropiche trasforma le sue caratteristiche fisiche nella forma più nobile e preziosa: il diamante.
Dal punto di vista geologico la grafite e il diamante costituiscono una sorta di alfa e omega, sia per quanto riguarda i valori di durezza, sia per quanto riguarda il colore: nero opaco per la grafite, trasparenza incolore per il diamante.
Ovvero luce e ombra. Ecco spiegato il titolo della mostra.

 

 

Fotographite 2008-2009 grafite su carta su alluminio 70 x 100 cm

 


Eva Dolcemascolo: Diamanti, Paesaggi adottivi, Fotografite, sono alcuni titoli delle opere che abbiamo ammirato al Salone degli incanti di Trieste; erano disegni che rappresentavano l'architettura di Carlo Scarpa, ma anche l'acqua e i diamanti. Ha lavorato su altri temi in passato?

S: Ho lavorato molto sul tema del paesaggio, indagando sul concetto del sublime nella natura.
Il primo ciclo di disegni, titolati Aria di Parigi, citazione duchampiana, erano grandi vedute di  radure viste a volo d'uccello, poi ho affrontato il tema dello spaventamento dell'uomo verso gli eventi naturali, la cratofania. Ho indagato sulla vertigine e sull'orrido che prova l'uomo di fronte al gigantesco, al ciclopico. Nascono così i disegni che raffigurano le cime di montagna, immagini innevate con crepacci, inaccessibili all'uomo, impraticabili, che ho chiamato Notti Bianche, titolo ispirato da uno scritto di Alberto Savinio.
In seguito ho lavorato sul tema dei cieli, Gas, altra citazione duchampiana.
Tutte queste opere sono inscritte in un grande ciclo che ho chiamato Paesaggi Adottivi.

E.D: Progetti futuri! Nell'intervista rilasciata a J. Sans ha dichiarato di voler costruire una Torre di Babele del disegno.

S: Sì, voglio costruire una Torre del disegno, una Torre di Babele del Disegno. Nel conflitto contemporaneo per il primato tra politica e sociologia, tra etica e scienza, filosofia e teologia, sono le arti a rappresentare il vero compimento del sapere, il valore del costruire.
“Il valore del costruire sta tutto e solo nel suo partecipare all'atto del costruire”, citando Kafka.
Se la mia galleria deciderà di finanziare il progetto mi metterò subito al lavoro.
 

 

Aria di Parigi 1993 grafite su carta su alluminio 144 x 300 cm

 


E.D: La sua prima opera venduta, esposta alla galleria Romberg negli anni 90, è un trittico enorme, intitolato Aria di Parigi, sarà esposto al FAR di Rimini. Cosa si prova a rivedere un'opera dopo tanto tempo; e prima come finanziava la sua attività artistica?

S: La via dell'arte è difficile e tutta in salita, vendere le opere se non si è affermati è complicatissimo se non impossibile, cosi mi sono arrangiato con lavori occasionali per guadagnare quel poco sufficiente a finanziare la mia arte, ho creduto nel mio talento, ho viaggiato e fatto vedere le mie opere a critici e galleristi finché ho incontrato la galleria Continua che ha promosso e difeso il mio lavoro.


E.D: C'e qualche giovane artista che ammira?

S: ….per quanto concerne la pittura mi piace tantissimo il lavoro di Cecily Brown, è una giovane artista inglese che vive a N.Y. È una pittrice di grande talento che espone nelle più grandi gallerie internazionali. Ma anche in Italia non mancano i talenti e molti di loro espongono nelle gallerie più qualificate in Italia e all'estero. Alcuni di loro sono amici e li stimo molto: Sabrina Mezzaqui, Loris Cecchini, Luca Pancrazzi, Luigi Carboni, Massimo Kaufman.
Stimo la lucida follia di Maurizio Cattelan che considero un grandissimo artista.
Ma su tutti la mia preferenza va a Giulio Paolini che sento mio maestro.
La sua ultima mostra alla galleria Minini di Brescia era straordinaria e commovente, per quanto mi riguarda penso che G. Paolini sia l'artista più significativo nel panorama dell'arte italiana, e non solo.

E.D: Ha un consiglio per i giovani artisti che vogliono affermarsi?

S: Frequentare le gallerie e le fiere d'arte, mostrare il lavoro ai galleristi, a critici e curatori, non scoraggiarsi di fronte ai primi rifiuti, vale a dire farsi conoscere e conoscere il mondo dell'arte.

E.D: Come comportarsi di fronte a una critica?

S: E' normale che un lavoro possa non piacere a tutti, una critica, se sei conscio delle tue potenzialità, ti aiuta a trovare nuove strategie, ti da un nuovo punto di osservazione; cogliere questa opportunità è segno di forza e maturità. In ogni caso bisogna continuare a lavorare, bisogna avere costanza.
.
E.D: C'è un futuro per l'Arte?

S: L'Arte in questo momento è più viva che mai. Gli artisti esperimentano e si muovono su diversi fronti, esperimentano linguaggi di indirizzo diverso. C'è molto fermento e questo fa bene alla salute dell'Arte. Molti artisti hanno fatto della propria arte un mezzo di denuncia sociale e politica, vivono i grandi temi della società, mettono a disposizione della società la loro poetica.

E.D: Concludiamo con una citazione di Arp: Eravamo alla ricerca di un'arte elementare, capace di salvare l'umanità dalla follia dell'epoca. Adesso gli artisti cosa possono dire, cosa vogliono dire...se dicono......

S: Non credo che gli artisti abbiano ambizioni così alte! Tuttavia come dicevo sono molto impegnati  sul fronte della denuncia sociale. Il loro obbiettivo non è cambiare il mondo, questo compito aspetta alla politica, gli artisti contribuiscono a guardare meglio gli obiettivi con la lente della poetica.