Emilio Scanavino (Genova 1922 – Milano 1986)

 

 

Scanavino nasce da Sebastiano, teosofo e e Maria Felicina Sterla, fervente cattolica; il clima familiare sarà decisivo per il conflitto interiore del giovane Emilio. Nel 1938 è iscritto al Liceo Artistico Nicolò Barabino dove segue i corsi di Mario Calonghi, fondamentali per le prime opere di soggetto paesaggistico e di umili temi. Nel 1942, dopo aver esposto per la prima volta a Genova, si iscrive alla Facoltà di Architettura di Milano ma gli studi vengono interrotti a causa della guerra. Dopo gli eventi bellici egli si sposa con Giorgina Graglia e lavora come disegnatore tecnico presso gli uffici comunali di Genova. In questo periodo è tra i più attivi nel rilanciare la città ligure in termini artistici; il suo linguaggio guarda all’espressionismo europeo. Nel 1947 compie un viaggio a Parigi, che gli sarà illuminante per un postcubismo tutto personale che mette sulla tela a partire dal 1948. Nel 1950 è alla Biennale di Venezia e la sua partecipazione viene già notata dalla critica in termini positivi. Nel 1951 gli viene allestita una personale alla Apollinaire Gallery di Londra; conosce Fontana, Baj, Dova e Crippa oltre a vari esponenti del gruppo Cobra (Jorn, Appel, Corneille). A Londra la pittura di Bacon lo impressiona. Nel 1953 gravita attorno al gruppo degli spazialisti senza mai entrarvi pienamente; nel 1957 invece, risale l’amicizia con Enrico Crispolti che sottolineerà le derivazioni formali di Scanaviano: Wols, Mathieu e Bacon sullo sfondo. L’anno successivo si trasferisce a Milano con la famiglia ed entra in contatto con, oltre il gallerista Cardazzo, il critico Gillo Dorfles e Franco Russoli. Ma la terra ligure lo richiama, ed egli nel 1962 acquista casa a Calice Ligure, che diviene il suo atelier. Negli anni ’70, dopo una breve parentesi romana ed un successo ormai nazionale grazie all’opera Omaggio all’America Latina, la sua pittura subisce una potente riflessione in termini geometrici ed il segno si fa più riassuntivo. Diventa così titpicissima la produzione di Scanavino, fatta di segni aghiformi, graffiata, in una sorta di tela di ragno. In sintesi, come egli stesso intitola un’opera del 1968, un Gomitolo ingabbiato. Dopo una grande mostra oganizzata tra il 1984 ed il 1985 al Chateau de Tours, muore a Milano nel 1986.

 

Matteo Gardonio

 

 

 

Bibliografia:

E. Crispolti, A. Jouffroy, Scanavino io mani, Edizioni l’Uomo e l’Arte, Milano 1971

F. Russoli, Emilio Scanavino. Alfabeto senza fine, Arte Moderna Editrice, Torino 1975

Rachele Ferrario, Scanavino e Crispolti. Carteggio e altri scritti, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2006