Giuseppe Sacheri - (Genova 1863 - Pianfei (CN) 1950)
Giuseppe Sacheri - Estate nella campagna cuneese - Bra, collezione privata.
La montagna e il mare sono da sempre per l’uomo, percorsi di sfide. Salire su di una vetta (inviolata oppure no) superare una parete di sesto grado superiore, compiere una traversata in solitaria sfidando venti e onde, attraversare a nuoto un infido tratto di mare, procura a chi si cimenta una scarica di adrenalina difficilmente quantificabile. La compianta Monica Vitti scrisse: “Con il mare ho un rapporto travolgente, quando lo vedo muoversi, impazzire, calmarsi, cambiare colore, rotta, è il mio amante”. Per Giuseppe Sacheri si può veramente affermare che il mare per Lui fu un amante, inseguito a lungo per i porti di mezza Europa e col quale ha avuto relazioni a volte impetuose a volte tenere e dolcissime.
Giuseppe Sacheri - Mare agitato - già mercato antiquario.
Giuseppe Cesare Alessandro Sacheri così fu iscritto nei registri comunali, nacque a Genova il giorno 8 dicembre 1863 da Luigia Cevasco (portante il titolo di Marchesa) e da Cesare funzionario del Ministero delle Finanze, in qualità di Ispettore di Dogana. In famiglia già sgambettava un bimbetto di nome Alessandro che diventerà capo redattore del “Lavoro” di Genova, ma la famiglia si completerà solamente con la nascita di Gina (Ginetta) che in futuro sarà un’ottima insegnante elementare. Nel 1878 per motivi di lavoro, la famiglia si trasferì a Ravenna e il quindicenne Giuseppe fu iscritto ai corsi della locale Accademia di Belle Arti, dov’era docente di pittura il fiorentino Arturo Moradei il quale aveva ottenuto la nomina nel 1870.
Giuseppe Sacheri - Mattino - Novi Ligure, collezione privata.
A seguito di un nuovo trasferimento del padre a Torino già nell’anno scolastico 1880/81 è tra gli iscritti ai corsi della Regia Accademia Albertina di Belle Arti. Francesco Sottomano ha scritto: “La formazione di Sacheri rimarrà segnata dal grande esempio del Fontanesi e dei pittori piemontesi e liguri della Scuola di Rivara e della Scuola Grigia di Carcare”. Nel 1881 all’età di diciott’anni e ancora studente, espose presso la Promotrice di Torino; ma il suo vero battesimo artistico avvenne nel 1883 con la partecipazione alla XXXIIa Esposizione della Promotrice di Genova dove, fu presente con due opere: “In ottobre” e “Mattino con nebbia”. La sua attività espositiva in quegli anni lo vide presente a Milano, Torino, Palermo e nella sua città.
Giuseppe Sacheri - Pensieri - Novi Ligure, collezione privata.
Nel 1892 la città di Genova si vestì a festa per il 400° Anniversario di Cristoforo Colombo e la grande esposizione pittorica richiamò artisti da tutta l’Italia. Vi figurarono tra gli altri: Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pietro Fragiacomo, Adriano Cecioni, Leonardo Bazzaro, Vittorio Avanzi, Alessandro Milesi, Eugenio Gignous, Vittorio Cavalleri, ma il primo premio fu assegnato a Giuseppe Sacheri per l’opera “Il porto di Genova durante le feste colombiane”. Vitaliano Rocchiero scrisse: “Impadronitosi della forma e del colore del mare aveva composto, dopo quel trionfo, un abbondante ciclo di marine deliberatamente dipinte, con rinnovata tecnica ed ardimenti costruttivi dettati dalle inevitabili smanie giovanili, nel solco dell’audacia e nel ricordo del divisionismo”.
Giuseppe Sacheri - Prima neve - Cuneo, collezione privata.
Nel 1896 in seno alla Famiglia Artistica Ligure nacque ad opera di pochi artisti desiderosi di più concrete attività sociali, un gruppo denominato “Amici dell’Arte” i motivatori del quale furono: Angelo Balbi, Dario Bardinero, (che scomparirà misteriosamente la sera del 18 febbraio 1908) e Giuseppe Sacheri con lo scopo di divulgare l’educazione del gusto e dell’estetica artistica. Nel 1898 all’Esposizione Nazionale di Torino fu presente con cinque opere, poste in una sala accanto a Giuseppe Pellizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Angelo Vernazza, Angelo Dall’Oca Bianca, Federico Maragliano e Antonio Mancini. Tutte opere realizzate con tecnica fortemente divisa (quasi arbitraria) che il critico d’arte Ugo Fleres segnò quegli artisti come “Il Gruppo degli Audaci”. Le opere del Sacheri erano titolate: Notturno – Lo stagno – Comincia il temporale – Maremma adriatica – La nave della morte -. Ugo Fleres nella sua recensione scrisse: “La nave della morte” è il quadro del Sacheri che io preferisco. La fattura è bizzarra, anzi stramba quanto negli altri, e il mare sembra un viluppo di nastri variopinti; ma la tristezza del tema rende meno arbitraria quella colorazione fosca, è l’indole fantastica del tema stesso scema la illogicità dell’effetto. La nave della morte è un vascello fantasma (…) essa varca il flusso orrendo, senza porto e senza faro, sospinta dai venti che gonfiano le sue vele in forma d’ali di vampiro. E’ un sogno, anzi un incubo, dal cui torvo tenebrore mi affretto a sciogliermi riparando nel luminosissimo “Mattino a Portofino" (titolo originale: Poesia del mattino ) di Angelo Vernazza. Nello stesso anno fu presente all’Internazionale di Monaco di Baviera dove, fu premiato col dipinto “Note di marzo” acquistato per il museo di Weimar. Iniziarono sul finire dell’Ottocento i suoi viaggi, ne è testimone un’opera presentata nel 1889 alla Promotrice di Torino titolata: “Tramonto sull’Hudson River” ma sono i mari del nord Europa con le loro luci ad attirarlo; toccò la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda, la Finlandia e infine l’Inghilterra, in questi posti dipinse opere di grande liricità e forte realismo. Gianfranco Bruno in merito ha scritto: “Proprio allo scadere del secolo data il primo soggiorno di Sacheri in Olanda. In questi anni Sacheri conferisce al proprio stile una sigla definitiva, ben unendo le componenti culturali sino allora esperite in quel modo espressivo che lo accompagnerà in tutto il suo successivo percorso”. Nel 1903 condusse all’altare in Genova la cuneese Maria Meineri (sorella del pittore Guido che sul finire dell’Ottocento era entrato a far parte del gruppo artistico-culturale di Sturla: sobborgo di Genova. Trasferitosi a Bogliasco lì, vi nasceranno i figli Aldo ed Elda. Nel 1913 un nuovo trasferimento portò la famiglia a Chiavari e poi nel 1919 definitivamente a Genova. Nel 1909 s’inaugurò al Salon d’Automne di Parigi una mostra di pittura Italiana e Sacheri fu presente con tre opere ammirate dai critici e che contribuirono a procurargli inviti presso lo stesso negli anni successivi.
Giuseppe Sacheri - San Michele di Pagana - Novi Ligure, collezione privata.
Nel 1911 era stata promessa ai pittori liguri una sala tutta per loro alla Biennale di Venezia dell’anno successivo e gli artisti desiderosi di ben figurare si misero alacremente al lavoro. Purtroppo al momento della chiamata, la Direzione della Biennale invitò solo cinque di loro: Eugenio Olivari, Giuseppe Sacheri, Antonio Discovolo per la pittura e Baroni e De Albertis per la scultura; gli altri avrebbero dovuto passare sotto le “forche caudine” della giuria e tra coloro che ebbero il coraggio di affrontarla, furono promossi Piero Dodero e Pietro Gaudenzi. Molti per non incorrere in una bocciatura rinunciarono a priori, anzi firmarono un manifesto pubblicato poi sui giornali locali nel quale dichiaravano di non aver partecipato al concorso. Pertanto a riempire la Sala Ligure, provvidero cinque pittori e uno scultore poiché nel frattempo il De Albertis si era ritirato. Sacheri fece la parte del leone con undici opere, Discovolo con nove, Olivari con tre, Dodero e Gaudenzi con una ciascuno più quattro bronzetti di Baroni. Nel maggio del 1913 s’inaugurò la mostra della Promotrice di Genova. Tra i recensori della stessa ci fu una diatriba nell’ambito dello stesso giornale (Il Lavoro). Alla critica pesante e per certi versi distruttiva di Arrigo Angiolini che scrisse: “Ormai a Genova sono andate formandosi delle piccole gloriuole paesane, le quali pare impossibile, riescono a vivacchiare e qualche volta anche a prosperare, senza che trovino un iconoclasta il quale abbia il coraggio di abbatterle, di infrangerle una buona volta”. Gli rispose il suo capo-redattore Alessandro Sacheri (fratello dell’artista) che scrisse: “Curioso: una volta all’anno i critici d’arte e i cenacoli di caffè si accorgono che a Genova vivono degli artisti. Se ne accorgono perché una volta all’anno, nella dolce stagione di maggio, s’apre la Promotrice di Belle Arti; che vedi altro bel caso, non raccoglie nemmeno l’un per cento di opere di genovesi (…) in tali condizioni di cose, agli artisti genovesi del dilemma –rinnovarsi o morire- non rimarrebbe da scegliere che il secondo corno. Ma se tant’è vivono e vendono le loro opere in Italia e all’estero, mi pare non possa essere senza merito e senza lode. Angiolini si riprese il giorno successivo (27/5) aggiustando il giudizio e scendendo sui singoli a proposito di Sacheri scrisse: “Il Sacheri che espone nella saletta precedente, sente le sue marine spumanti e sonore; e ad ogni modo vediamo in Lui l’uomo rotto nell’arte sua, che per una vita di lavoro assiduo ha una grande famigliarità con le armi del mestiere”. Lo scoppio del primo conflitto mondiale nel 1915 cambiò radicalmente la vita a tutti e le manifestazioni artistiche si ridussero drasticamente ma non ostante questo, Sacheri ebbe inviti che lo portarono a Milano presso La Permanente e la Famiglia Artistica; a Roma presso la Società Cultori e Amatori d’Arte; all’Esposizione Internazionale di S. Francisco e alla Mostra Regionale d’Arte di Mondovì tenutasi presso il Trianon. Nel 1916 a Genova nel solito mese di maggio si aprì la Mostra della Promotrice: Giuseppe Sacheri e l’amico Cornelio Geranzani furono onorati con mostre personali, benevolmente accolte e lodate dalla critica locale. Negli anni successivi al conflitto la sua città d’origine, riconoscendone i meriti e la fama acquisita ovunque lo nominò “Accademico di Merito per la Pittura” all’Accademia Ligustica di Belle Arti e la Promotrice lo nominò “Vice Presidente”.
Giuseppe Sacheri - Ritratto da Nino Fracchia - Cuneo, collezione eredi.
Nel 1926 a Cuneo sotto il patrocinio della Camera di Commercio e Industria, si allestì la Prima Esposizione Provinciale d’Arte. Il Professor Emilio Bissoni nell’introduzione “Ai Visitatori” tra l’altro scrisse: “…Noi intendiamo di rivelare i Cuneesi ai Cuneesi, (comprendendo sotto questo nome tutti i comprovinciali) far loro immaginare ciò che potrebbero attuare i figli della nostra Provincia quando le loro forze fossero valorizzate, disciplinate, coltivato insomma, ed educato quel gusto pel Bello che è, senza eccezione, comune a tutti gli italiani, se a tanto riuscirono finora dispersi, dimenticati proprio da coloro che in quest’occasione essi dimostrarono con tanto disinteresse, entusiasmo e concordia di ricordare e amare”. Giuseppe Sacheri (che ormai era considerato cuneese) fu invitato e le sue opere titolate: Sera – Mare del nord – Porto di Genova - Mattino sul mare - fecero bella mostra nel Salone Galleria assieme a quelle di Giulio Boetto, Ottavio Steffenini, Romolo Bernardi e Domenico Maria Durante. Nel 1927 si trasferì definitivamente in quella Pianfei (Cuneo) dove, dopo il matrimonio aveva già più volte soggiornato. Pier Paolo Pancotto a tale riguardo scrisse: “Approdò Lui pittore di marine tempestose, al quieto porto verde di Pianfei, nella campagna monregalese, sotto la Bisalta, di fronte al Monviso e alle anse del Pesio che scorre laggiù tra filari di pioppi”. A Pianfei il sessantaquattrenne Sacheri s’innamorò ancora e questa volta non fu il mare a smuoverne i sensi ma la montagna. Mentre la campagna del monregalese e del cuneese placò le sue ansie di viaggiatore, l’artista scoprì le vallate del Monviso nelle varie stagioni: dorsi prativi dipinti di verde smeraldino, torrentelli spumanti con acque chiacchierine, nevi bianche e soffici oppure gelate che il sole azzurra. Gianfranco Bruno ha scritto: “Solo nel 1927 quando l’artista lascia la Liguria per stabilirsi a Pianfei, il suo stile sembra avere una flessione intimista come negli anni ottanta del secolo precedente, quando Sacheri era a Genova. Nella sua pittura ritorna il gusto per la composizione calibrata, per la finezza del tono e delle luci”. Sempre in quel 1927 la Galleria Codebò di Torino organizzò una “personale multipla” con la presenza di quattro Maestri dell’Arte Italiana: oltre a Giuseppe Sacheri figurarono il milanese Lodovico Cavaleri, il catanese Francesco Longo Mancini e il napoletano Vincenzo Irolli. Nel 1928 fu presente alla Promotrice di Torino con due opere: iscritte a catalogo con il n° 268 Ave Mari Stella e col n° 270 Tramonto d’inverno a Sgorringe (Danimarca). In quegli anni la sua attività espositiva non ebbe soste, fu sempre presente in personali e collettive in Italia e all’estero. In merito a quest’ultimo periodo della operosità di Sacheri lo studioso e critico d’arte Marziano Bernardi scrisse: “Soltanto paesaggi: ma questi cieli brumosi, ovattati, queste tenere radure fra i boschi, questo scendere di armenti ad un rivo o il ritorno degli uomini alle case nelle prime ore della sera, questo pallido occhieggiare d’azzurro di là dai pioppi esili che chiudono le distese prative, ci dicono il compiacimento dei silenzi agresti, dei solitari colloqui con le cose naturali”. Ernesto Billò ha scritto: “Sacheri continuò fino a 87 anni ad esercitare con singolare lucidità un influsso tangibile sui pittori nostrani. A cominciare da Nino Fracchia, che vedeva in lui un esempio di coerenza, di probità, di grande maestria e che del vecchio Maestro stese uno dei suoi ritratti più vividi e sentiti”. Dopo la sua morte avvenuta il 16 ottobre 1950, Genova lo ricordò con una grande mostra postuma; ma in postume e retrospettive negli anni successivi è stato ricordato a Milano, Torino, Biella, Cuneo, Savona, Mondovì, Bogliasco, Moncalieri, ancora a Genova e nel 2003 a Canelli presso la Galleria La Finestrella. Nella sua lunga attività espositiva le opere di Sacheri hanno “trovato chiodo” nelle più importanti città italiane ed estere e le Gallerie d’Arte Moderna conservano i suoi dipinti. Mi piace citare la Galleria Ricci Oddi di Piacenza che detiene –Marina soleggiata-; la GAM di Nervi con –Poesia di Liguria- e Chiaro di luna a S. Margherita Ligure-; la GAM di Torino con –Quando il sole discende nel mare-. In chiusura leggiamo ancora quanto ha scritto Gianfranco Bruno circa la sua pittura: “C’è in ogni dipinto di Sacheri anche quando il soggetto sia più volte ripetuto, una luce che distingue ogni opera dal dipinto di uguale tema”.
Flavio Bonardo (sabrotu@yahoo.it)
BIBLIOGRAFIA: S. Paglieri – Eugenio Olivari e il suo tempo – Tolozzi Editore, Genova 1969; E. Billò – Artigiani e Artisti a Mondovì – Amici di Piazza – Mondovì 1978; V. Rocchiero – “Scuole Gruppi Pittori dell’Ottocento Ligure” – Sabatelli Editore, Genova, 1981; E. Bellini – Pittori Piemontesi dell’Ottocento e del I° Novecento – Edit. Libreria Piemontese – Torino, 1998; G. Bruno/ F. Sottomano – Giuseppe Sacheri (Natura e Pittura) - La Finestrella - Canelli, 2003.
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