Leonardo Roda (Racconigi 1868 – Torino 1933)
Flavio Bonardo
Leonardo Roda - Il Cervino tra le nuvole - Già mercato antiquario
L’innata passione per la montagna lo convinse ad affittarsi una baita al Giomein poco sopra Cervinia (2100 mt.) che raggiungeva specialmente nella stagione estiva: qui i margari trascorrevano le loro estati con mucche e capre all’alpeggio e le note narrative dei suoi dipinti ci parlano appunto di attività lavorative dedite alla pastorizia e ai suoi derivati. Giuseppe Luigi Marini in merito ha scritto: “Insieme alla pittura coltivò l’interesse per la botanica alpina e la –malattia- del rocciatore, concordanti passioni che poteva soddisfare in una sola volta vivendo sui monti. Prese così a soggiornare al Giomein e sposatosi, continuò a recarvisi con moglie e figli, sicché la frequenza costante della Valtournanche finì per convertirsi in preferenziale palestra del suo operare di studioso di erbe e fiori, di sportivo e di artista”.
Leonardo Roda - Pascolo al Giomein - Già mercato antiquario
In quegli anni di fine Ottocento non fu solo la montagna a stimolare la sua creatività ma percorse in lungo e in largo la pianura padana quella che si estende da Racconigi a Torino ricavandone lavori apprezzati.
Fienagioni, mietiture, branchi di pecore pascolanti, distese prative intervallate da pioppeti, sponde del Po e della Stura, mercati rionali o quello più famoso di Porta Palazzo, i viali del parco del Valentino, cavalli sabbionai, (mai ripresi in primo piano come soleva fare Alessandro Lupo ma in secondo piano come erano usi riprenderli Alessandro Viazzi e Alfredo Soressi) per non dire poi delle sue nevi di pianura: fredde, morbide e soffici, animate a volte da solitarie creature. A beneficiare della sua bella pasta pittorica fu anche il mare che percorse dalla riviera ligure di Levante a quella di Ponente, (con particolare riguardo verso la città di Bordighera dove teneva amici e appassionati collezionisti) e con sconfinamenti in Costa Azzurra. Ricordo alcuni titoli dei suoi elaborati: -Fra Celle e Albisola (1899) – Riviera di Levante (1889)- Costa Azzurra (1907) – Partenza per la pesca – Ulivi lungo la marina – Nel mare di Bordighera - ecc. A Firenze nel 1843 grazie all’impegno di circa 400 cittadini illustri e mecenati tra i quali figurava il Granduca Leopoldo II di Toscana era sorta la Società Delle Belle Arti ma un’altra ne sorse nel 1855 e tra i promotori faceva spicco il nome di Aleardo Aleardi: (politico e poeta facente parte della corrente del romanticismo) queste due, dopo lunghi negoziati si fusero nel 1866 assumendo il titolo di Società d’Incoraggiamento di Belle Arti. A questa, Roda fu invitato nel 1896, dove presentò l’opera: -Nebbie in montagna- e ancora l’anno successivo con –Dopo la pioggia-. Nei primi anni del Novecento alle palpitazioni per l’arte si aggiunsero quelle per una bella signorina: Lucia Barale che, condusse all’altare il giorno 28 settembre del 1906 e che negli anni successivi allieterà la famiglia dando alla luce prima Adelina e poi Tonino. Nel 1908 alla IIa Quadriennale d’Arte di Torino fu presente con tre opere: -Il Cervino- -Inverno che viene- e –Nomadi- che gli valse il premio del Club Alpino Italiano consistente in una targa d’argento. Nel 1913 durante una vacanza della famiglia Roda a Ivrea, Leonardo conobbe Tancredi Righetto che aveva sposato la marchesa Balbina Lamberti la famiglia della quale, possedeva in città una bellissima villa con parco. Tancredi Righetto gestiva l’enorme patrimonio della moglie ed essendo amante dell’Arte, finanziava pittori e scultori. Per Roda fu un’occasione insperata, si trattava di un mecenate che apprezzando la sua opera si faceva promotore della stessa. Maria Righetto (Torino 1895 – Roma 1979) figlia del sunnominato Tancredi si dilettava di pittura e negli anni precedenti era stata allieva a Torino di Giuseppe Augusto Levis ma, l’incontro con Roda affascinò tanto la giovane diciottenne che, ne divenne allieva dipingendo con lui in montagna sullo stile del maestro. Nel mese di maggio del 1913 la Promotrice di Torino aprì le porte ai suoi colori. Alfredo Vinardi sulla rivista Emporium scrisse: “In fatto di esposizioni, Torino tiene certo uno dei primi posti tra le maggiori città italiane. In due mesi appena, ecco inaugurarsi due nuove Esposizioni di Belle Arti e oggi è la volta della Promotrice Delle Belle Arti: l’antica esposizione torinese che si ripete ogni anno nel tempo primaverile e che pur tra guerricciole e piccole invidie, riesce a interessare il pubblico migliore”. Poi a proposito di Roda : “Anche Leonardo Roda come pittore di scene d’interni e di paesaggi merita di essere ricordato. –Raggio di sole- è forse una tela un po’ scura ma non manca di una certa finezza di disegno. Meglio ci piace però –Vita nomade-. La rappresentazione della vita zingaresca è caratteristica e la fierezza selvaggia dello zingaro merita lo studio”.
E’ ancora la Promotrice nel 1914 a mettere in evidenza i lavori del nostro artista che, presentò: -Passo del Teodulo-; -Difese nostre-; -Angolo tranquillo- quest’ultimo acquistato dalla società stessa e pubblicato sulla rivista Emporium. La nota recensiva come il solito fu tenuta da Alfredo Vinardi. -Angolo tranquillo- rappresenta una campagna con belle quinte frondose sul lato destro, sotto le quali trova sollievo dalla calura un pastorello seduto di schiena, mentre alcune pecore brucano tranquille. Il dipinto seppure pubblicato sulla rivista sopracitata e acquistato dalla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino non scomodò il buon Vinardi che, si limitò a citare l’autore insieme con altri quali il Falchetti, il Levis, il Rho, il Bozzalla, il Bernardi, il Rava, il Guarlotti, il Lupo e l’Albarello. Durante il periodo bellico, la Promotrice di Torino cessò le sue attività espositive che, riprese solamente nel 1919, ma il Circolo degli Artisti continuò a promuoverle anche in quel periodo doloroso e triste e Roda vi partecipò nel 1915 con –Usanze vecchie- e -Patria e Famiglia-; nel 1916 con –Fede- e –Novembre-; nel 1917 con –Autunno ridente- e –Autunno triste-; nel 1918 con –La strada nel bosco- e –L’ora nona-. L’inizio degli Anni Venti segnò un cambiamento nella sua pittura che si fece più fluida e veloce, appena sintetica nella forma. Deluso dalla tiepida risposta a questo nuovo orientamento, dopo la partecipazione alla Promotrice del 1924 con –Il mercato dei fiori- e l’anno successivo con –La primavera ad Aosta- decise di abbandonare l’attività espositiva e contemporaneamente d’isolarsi dall’ambiente artistico piemontese che, segnò così il suo decadimento. Il compianto Angelo Dragone (Torino 1921 – 2004) parlando dell’ultimo periodo della sua vita scrisse: “Nell’ultimo decennio la sua pennellata si fece stanca, ed egli ne soffrì anche moralmente. Sei mesi prima di spegnersi riuscì a consegnare diciotto quadri di commissione per una Casa d’Arte romana ma, fu l’ultima sua fatica”. Agli inizi degli anni trenta del Novecento la sua salute iniziò a declinare velocemente, portandolo a chiudere la sua esistenza terrena, nella casa-studio di Torino sita, al civico 12 di piazza Vittorio Veneto il 5 maggio (di manzoniana memoria) del 1933 all’età di soli sessantaquattro anni. La critica dell’epoca non fu troppo benigna nei suoi confronti e dopo la sua morte, il silenzio di questa fu pressoché totale ma, l’amore dei collezionisti verso le sue opere, ha reso il mercato sempre frizzante. Le sue opere oggi, sono conservate gelosamente in collezioni private e musei, vedasi: La Promotrice di Belle Arti e il Circolo degli Artisti di Torino, la Fondazione Cariplo, il Museo Attilio e Cleofe Gaffoglio di Rapallo e tanti altri.
Roda era innamorato dei suoi elaborati ma commerciarli era una necessità seppure per certuni di questi addirittura dolorosa. Sul retro del dipinto pubblicato su questa scheda e titolato –Sera da Usseglio- si legge: “Sera da Usseglio (vista dall’antico albergo del Rocciamelone di Cibrario Tachin. Studio fatto nel 1908)”. E poi ancora: “Ricordi di tempi felici nostri con Adelina e Tonino. Con noi tre alloggiarono pure Cecilia e Dario. A quell’albergo conoscemmo la signora Pina e intervennero in visita il maestro Federici con la sua signora e figlio”. E per ben due volte scrive: “Ricordo da conservare”. Questo dipinto lo teneva in studio da alcuni anni e sicuramente si è evidenziato da un riordino dello stesso, portando l’autore ad annotare quanto letto sopra poiché va precisato che, l’Albergo del Rocciamelone al quale fa riferimento l’artista fu edificato soltanto nel 1925. Franco Fabiano titolare della Galleria La Finestrella di Canelli ricordandolo ha scritto: “Si espresse con modi dalla semplice lettura che se da un lato, e limitatamente al primo periodo, colsero salienti suggestioni in un meditato verismo riconducibile anche all’opera di Marco Calderini dall’altro, si attardarono nella virtuosistica ricerca di più accattivanti effetti estetici. Un dipingere pertanto dagli esiti gradevoli e al tempo stesso non scontati che, gli assicurò discreto successo in un trentennio pressoché ininterrotto di attività espositiva a Torino”. Antonio Oberti analizzando la sua pittura ha scritto: “Orientato verso il vero di natura, Leonardo Roda ottenne un certo successo soprattutto a Torino per la sua forza personale, caratterizzata da una plasticità cromatica smagliante e da un senso rigoroso della forma. Temperamento contemplativo, seppe godere di personalità propria, mostrando la sua abilità nel paesaggio montano e soprattutto, come si è già accennato, nel dipingere il monte Cervino. Osservando questi ultimi dipinti non si può certo incolparlo di superficialità o di vuoto virtuosismo. Leonardo Roda per distribuire ogni particolare dei suoi ariosi paesaggi, aveva bisogno di tele ampie. Soltanto così poteva esprimersi liberamente, raggiungere tanta potenzialità di vero e di pensiero”. Nel mese di dicembre del 2014 su Italian Ways l’anonimo recensore ricordando Leonardo Roda ha scritto: “Le vette valdostane (soprattutto il Cervino) e in genere i paesaggi montani della stupenda regione di cui, era spesso ospite durante le vacanze con la famiglia; furono senz’altro i grandi amori di questo artista autodidatta che si ispirava alle opere di Achille Tominetti e di Marco Calderini. Con un linguaggio naturalista, attento ai fenomeni luministici che, si colgono nelle diverse ore del giorno o col mutamento delle condizioni atmosferiche, Roda ritrasse: ghiacciai, malghe, armenti al pascolo, baite immerse nella nebbia o inondate dal sole e pastorelle con il classico copricapo rosso”. Nel mese di marzo del 2016 nel Castello Gamba di Chatillon la storica dell’Arte Sandra Barberi ha curato una mostra circa il nostro artista, titolata: “Il CERVINO E IL LAGO BLU” dove ai dipinti di Leonardo si aggiungevano: libri, fotografie, due rari acquerelli del padre Pietro Giuseppe e le riproduzioni di cinque progetti realizzati in Val d’Aosta dal fratello del pittore, l’architetto paesaggista Giuseppe fra i quali quello del castello stesso. La curatrice, nella sua presentazione ha scritto: “Il linguaggio, gradevolmente descrittivo e il sicuro mestiere, gli conquistarono il favore del pubblico, facendo della sua pittura legata quasi esclusivamente al paesaggio alpino, momento fondamentale nella tradizione del tardo verismo piemontese”. Per terminare queste brevi note, leggiamo ancora quanto ha scritto Antonio Oberti: “Intorno al suo modo di dipingere e di cogliere in profondità tutte le cose animate e inanimate, in particolare i paesaggi estivi, ci sarebbe molto da dire e, in verità, la sua pittura andrebbe guardata intensamente, con la sua luce in libertà. Sarà forse perché è sempre stata l’emozione a governare il suo lavoro. Infatti le sensazioni che ne scaturiscono ancora oggi, nascono dalla continua caratterizzazione delle visioni luminose, che lo portano a guadagnare in espressione ciò che, allora perdeva in narrazione. Tuttavia la sua tavolozza, non priva dei colori della memoria, proclama sempre che la natura è bella, specie quando è solitaria”.
Flavio Bonardo – stragat@alice.it
Bibliografia:
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