Antonella Ongaro
Nata a Spilimbergo (PN) nel 1960, vive e lavora a Trieste e Spilimbergo. Nel 1994 frequenta la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia, sotto la guida dell'artista Andreas Kramer e nel 1996 frequenta uno stage a Berlino sempre con l'artista Kramer. Ha partecipato a varie mostre in Italia e all'Estero continuando sempre la sua ricerca pittorica.
La pittura di Antonella Ongaro segue una logica basata sull'emozione, e sulla memoria, le sue scelte tematiche sono sempre il risultato di un'intima e profonda meditazione. Viene incarnata in una materialità visibile, tra tecniche e materiali diversi: terra, sacchi, tessuti riciclati, libri, legno, pietre, minerali, vegetali. Oggetti e materiali di scarto, trovati nei mercatini, e nei luoghi più disparati, che hanno già avuto una loro vita, una loro storia e che l'artista rielabora facendoli rivivere nella loro semplicità e povertà.
È presente соn unа propria opera al "World Museum, 1000 Artisti a Palazzo" Palazzo Arese Jacini a Cesano Maderno (MI).
Nel
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Testimonianze
Quando è possibile distinguere il cromatismo vivido e solare da un uso del colore che cela in sè la forza espressionista, dichiaratamente aggressiva? Credo che, al di là degli accademismi che troppo spesso spacciano per arte ciò che è mero virtuosismo, la pittura istintiva di Antonella Ongaro sia una prova di convinta espressione. Parlare con un artista, talvolta, crea una certa preoccupazione in chi deve poi interpretare con le parole ciò che l’eloquenza delle forme esprime. Con Antonella, invece, la sintonia è immediata, poichè un'innata discrezione ed una autentica umiltà sembrano portarla ad una ricerca solitaria, priva di costruzioni ingombranti o accenti di protagonismo. Antonella Ongaro guarda alla figura come all’astrazione con eguale interesse. Le sue scelte tematiche sembrano dettate da volontà immediate ma anche da meditazioni intimamente maturate. Non va sottovalutato che, con l’affrancamento del segno dalle regole ufficiali della rappresentazione, l’arte contemporanea, ad ogni livello, gode oggi di una libertà linguistica che la conduce su molteplici piani, a tratti comunicanti. Entro questa logica si muove anche l’autrice di cui vi parlo, giacchè la sua pittura a volte materica, a volte alternativamente riconducibile alla matrice espressionista, ci fa capire quanto in questa artista dimorino echi e suggestioni del tutto spontanee, non pilotate, eppure forti di una memoria storica inaspettata. La pittura di Antonella è forte, in ogni sua opera è possibile scorgere lo sforzo di comunicare con onestà, con naturale pregnanza ciò che l’animo custodisce gelosamente. Dalle macchie di colore in cui la forma è indefinita si passa alla realtà iconica degli oggetti. Eppure in questo relativo iconismo la forma è sempre sintetica, interpretata, stravolta. I colori sono forti e coadiuvati nella loro incisività da un segno che sfrangia, dilata, graffia la materia. Le tele diventano depositarie di pensieri gioiosi o cupi e tutto si risolve nel tripudio della luce che batte sulla tela e fa emergere queste stratificazioni cromatiche.
Storica dell’arte (Curatrice e responsabile del Museo tattile di pittura antica e moderna "Anteros" di Bologna)
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"Per accostarsi alle opere di
Antonella Ongaro occorre andare ben oltre l'impressione codificata ed immanente
al quadro, che non è mai composizione ordinata, decoro o, ancora, specchio di
una realtà fissata sulla tela, quanto piuttosto espressione potente ed invadente
di stati d'animo che vengono prepotentemente alla luce con i bagliori, gli
èclats improvvisi di una introspezione che ha scavato fin dentro all'anima."
"...accattivante invito
rivolto allo spettatore a penetrare più in fondo, ad entrare nel quadro."
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