Arturo Nathan (Bologna 1891 - Biberach 1944)

 


Nasce a Trieste il 17 dicembre 1891 da famiglia ebrea. Ancora studente al Liceo Austroungarico, inizia a leggere Nietzsche, Schopenhauer, Platone, ma anche Salgari e Verne. Nel 1911 si reca a Londra, quindi a Genova dove lavora per qualche tempo presso la ditta Dreifuss. Ben presto avverte che un simile impiego non è adatto a lui, cosicché s' iscrive alla Facoltà di Filosofia. Allo scoppio della Grande Guerra, Nathan, che è cittadino inglese, è costretto a rientrare in Gran Bretagna dove si dichiara obiettore di coscienza. Nel 1919 ritorna a Trieste e inizia l'analisi con Edoardo Weiss. È proprio quest'ultimo ad invitarlo a seguire la sua inclinazione artistica. Nathan inizia a frequentare lo studio del pittore Zangrando e a seguire i corsi liberi di disegno al Circolo Artistico. Diventa amico di Carlo Sbisà e di Leonor Fini. Nel 1921 presenta i suoi primi lavori. Nel 1925, a Roma, incontra Giorgio de Chirico e suo fratello Savinio. L'anno seguente la Biennale di Venezia accetta un suo autoritratto a matita. Da questo momento la sua presenza a manifestazioni di un certo rilievo è costante.
Nel 1928 Vittorio Barbaroux gli organizza la prima personale a Milano. La sua pittura si afferma subito per la particolare declinazione metafisica. Nel 1931, dopo aver partecipato all'Esposizione Sindacale triestina nel 1929 e alla Biennale del 1930, presenta alla I Quadriennale d'Arte Nazionale a Roma Spiaggia abbandonata e Statua naufragata, quest'ultima opera è acquistata dal Museo Revoltella di Trieste. Lo Scoglio incantato viene donato l'anno seguente al medesimo Museo dall'autore stesso. Nel 1932 una sua opera L'incendiario, entra nelle collezioni del Museo d'Arte Moderna di Mosca. La sua partecipazione alle esposizioni cessa nel 1938, quando la promulgazione delle leggi razziali costringe Nathan ad isolarsi e ad abbandonare l'attività artistica. In quanto cittadino inglese ed ebreo, viene mandato nel 1940 al confino nelle Marche; viene poi trasferito in un paese presso Modena, e poi a Bergen-Belsen. Muore a Biberach nel 1944.

 

 

Patrizia Fasolato

 

 

 

 

tratto da Punti di Vista  per gentile concessione di: © Edizioni della Laguna