Mattia Moreni (Pavia 1920)

 


Allievo per breve tempo dell'Accademia Albertina di Torino, si accosta, in un primo momento, alle scelte figurative di Corrente, per poi giungere ad una rielaborazione di Picasso e Léger. Dopo un soggiorno ad Antibes, tra il 1949 e il 1950, si trasferisce dapprima sull' Isola di San Giorgio, a poca distanza da Grado, e poi a Frascati. Qui rimane fino al 1954, anno in cui nel suo linguaggio si verifica una decisa svolta: verso quell' astratto-informale di tipo naturalistico in cui la componente dell'espressionismo astratto europeo si fonde con rimandi ad artisti americani come Pollock e Tobey. Aderisce al Gruppo degli Otto. Dal 1948 al 1960 partecipa senza soluzione di continuità alle Biennali di Venezia (nel 1956 con una sala personale), nel 1947 e 1949 organizza due personali alla Galleria del Milione a Milano, infine le
antologiche di Leverkusen, Bologna e Ravenna rispettivamente nel 1964, 1965 e 1975. Ancora per tutti gli anni Sessanta è il riferimento alla realtà esterna, al paesaggio a occupare le tele del Moreni. Gradualmente, però, si assiste all'interno della sua produzione ad una attenzione per un singolo elemento, che dal 1964 è l'anguria. Il frutto si presta nel tempo a diventare, prima, un'allusione all'organo sessuale femminile, quindi una poltiglia sfatta. Negli anni Ottanta una nuova e forte carica gestuale ed espressionistica pervade la pittura di Moreni. In questo periodo espone a Milano, al Padiglione d'Arte Contemporanea, nel 1980, alla Galleria Civica di Modena nel 1986 e alla Galleria Morone, nuovamente a Milano, nel 1986.


 

 

Patrizia Fasolato

 

 

 

tratto da Punti di Vista  per gentile concessione di: © Edizioni della Laguna