Guido Meineri - (Cuneo 1869 – Montese (Mo) 1944)
Guido Meineri - Lo studio del pittore. Collezione privata.
Guido Meineri, nacque a Cuneo il 27 maggio del 1869, da una famiglia di origini monregalesi (Mondovì) che si era colà trasferita poiché il padre geometra, era stato nominato Perito di quel Tribunale. Iscrittosi giovanissimo all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ebbe a Maestri due illustri personaggi dell’epoca: Andrea Gastaldi, autore dei delicati nudi muliebri di Savitri e Damajanti (figure mitologiche dell’India vedica, figlie del sole che attraverso umane sembianze, portano sulla terra, amore, calore e luce) e Pier Celestino Gilardi, famoso per i suoi dipinti di genere, quali: La partita a bocce, La partita alla morra, La sgridata, ecc. Espose per la prima volta nel 1887 all’età di diciott’anni nell’annuale rassegna della Promotrice di Torino e in quello stesso anno, iniziarono i suoi contatti con i pittori liguri che determinarono nel 1898 il suo definitivo trasferimento nel paesino di Sturla (oggi quartiere di Genova). Sturla, all’epoca era un antico borgo di pescatori, quale insieme di piccole cale marinare sulla foce del torrente omonimo. Andrea Pollano, letterato e giornalista a proposito di Sturla, nel suo libretto: Casina Rossa, scrisse: “… Le rocce che a levante di Genova sorgono quasi a picco sul mare con pochi e piccoli seni frastagliati di scogli al par delle rocce aridi e scabri, si abbassano di un tratto verso il paesello di Sturla e vi si distendono a spiaggia sabbiosa, eccellente per bagnarvisi. Il luogo è amenissimo. Parallela alla spiaggia ivi corre la strada nazionale che vi discende dal colle di San Martino d’Albaro”. A Sturla, artisti e letterati si riunivano alla trattoria dei Mille e talvolta all’osteria di via Caprera: lunghe e tumultuose discussioni davanti ad un bicchiere di vino bianco. Vitaliano Rocchiero nel suo volume “Scuole Gruppi Pittori dell’Ottocento Ligure”, scrisse: “…La storia del cenacolo di Sturla risulterebbe incompleta se non si ricordasse la presenza di passaggio dei poeti e scrittori Angiolo Silvio Novaro, di Gian Pietro Lucini e del marinista lombardo Giorgio Belloni”. Un gustoso ritratto di Guido Meineri, ce lo offre la penna del poeta e pittore Orlando Grosso: “Guido Meineri è biondo, piccolo di statura e grasso. Con bonaria e sorridente esteriorità, interviene con fervore per placare gli animi nelle dispute e divergenze delle fazioni più intransigenti”. Le divergenze tra quei gruppi erano sicuramente forti e a tale proposito leggiamo ancora quanto scrisse Vitaliano Rocchiero “…La Scuola genovese di quel tempo, era così strutturata: l’estrema destra era composta dai così detti accademici unitamente a Cesare Bertolotti, Luigi De Servi, Francesco Filippini, Alfredo Luxoro e Giuseppe Mazzei in lotta con il centro costituito da Gianbattista e Angelo Costa, Andrea Figari, Giuseppe Pennasilico, Giuseppe Sacheri, Cesare Viazzi e Guido Meineri, mentre l’estrema sinistra era rappresentata da Angelo Balbi, Dario Bardinero, Odoardo De Albertis, Orlando Grosso e Plinio Nomellini”.Guido Meineri si affermò dapprima con una pittura realista a sfondo sociale meritandosi la stima dei critici con l’opera “I Reietti” esposta nel 1898 alla Promotrice di Torino. In quegli anni di fine ottocento era stato tentato dalla tecnica divisa ispirata principalmente dall’alessandrino Giuseppe Pellizza da Volpedo e da colui che gli era più vicino cioé Plinio Nomellini, ma furono tentativi di breve durata. Nel 1901, era ormai un’artista ligure a tutti gli effetti e presso la Famiglia Artistica Genovese espose quattro opere: Nel cortile; Nostalgia del crepuscolo; Sottoripa d’inverno; Al sole. Nel 1908, si scatenò una dura lotta per il possesso della Società Promotrice di Belle Arti. Un manifesto di dissenso firmato dai progressisti nei confronti della Società, nel quale era considerata antiquata e proprio per questo, invitata energicamente ad ammodernarsi condusse alla rottura della stessa. Vincitore ne uscì il gruppo dei progressisti che mutarono il titolo in Società Promotrice di Belle Arti in Genova, mentre il gruppo di centro (tradizionalisti) del quale faceva parte il Meineri di contro fondarono la Società Promotrice di Belle Arti Alere Flamman. Le occasioni che all’epoca, si offrivano agli artisti liguri di esporre, erano ben poche, ma quell’anno a Sanremo, l’occasione fu ghiotta: si trattava di una grande Esposizione d’Arte Moderna ligure, piemontese, lombarda e veneta. La mostra fu sistemata nei locali del “Petit Casinò” ed ebbe un successo notevole: tra i liguri presenti c’era anche Guido Meineri. Nel 1909 al Salon d’Automne di Parigi, s’inaugurò una mostra d’arte moderna italiana, alla quale aderirono oltre trecento artisti; tra i pittori liguri invitati, Guido Meineri fu presente con tre opere e lo stesso avvenne nel 1910 con la sua presenza all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Buenos Aires. La casa dei coniugi Meineri, in quel 1910 fu allietata dalla nascita di Giorgio, completandosi negli anni successivi con l’arrivo di una femminuccia. Giorgio, seguì poi le orme del genitore, esordendo all’età di quindici anni a Milano, sotto i favorevoli auspici di Carpi, Carrà e Bucci, diventando un buon pittore.
Guido Meineri - La festa delle streghe, 1910 - Già mercato antiquario.
Guido Meineri - La casa sul fiume, 1915 - Alba, collezione privata.
Sergio Paglieri nel suo libro, titolato “Eugenio Olivari e il suo tempo” narra un fatto meritevole di esse citato. “Nel 1912 la direzione della Biennale di Venezia, decise di riservare una sala ai pittori liguri, gli invitati furono soltanto cinque: Eugenio Olivari, Giuseppe Sacheri, Antonio Discovolo per la pittura e Baroni e De Albertis per la scultura. Gli altri dovettero affrontare il durissimo esame della giuria d’accettazione, che promosse solamente Piero Dodero e Pietro Gaudenzi. Andò così a rotoli la speranza di presentare a Venezia una visione corale, più che individuale della misconosciuta arte ligure. (…) Un gruppo di noti artisti, non tentarono nemmeno l’esame, forse per non incorrere in una bocciatura che avrebbe compromesso la loro fama locale. (…) Una dichiarazione pubblicata sui giornali del 2 aprile, recitava: I sottoscrittori vista la forte percentuale di rifiuti, dichiarano a scanso di equivoci di non aver mandato opere per prendere parte all’Esposizione di Venezia. Il documento era firmato da: Figari, Viazzi, Lavezzari, Pennasilico, Alfredo Luxoro, Tullio Quinzio, Maragliano, Craffonara e Meineri. Il cinque maggio di quell’anno, s’inaugurò presso il ridotto del teatro Carlo Felice di Genova, l’annuale rassegna della Società di Belle Arti: Guido Meineri fu presente sia come espositore che giurato. Sempre nello stesso anno a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, dal 18 marzo al 30 giugno, fu inaugurata l’ottantunesima mostra della Società Amatori e Cultori d’Arte. Il socio Napoleone Parisani, reduce da una Personale a Parigi presso la Galerie d’Art Moderne, espose 45 opere, Giulio Aristide Sartorio, fu presente con 10 opere, il piemontese trapiantato a Roma, Filiberto Petiti, espose 6 opere. Gli artisti liguri invitati furono cinque: Giuseppe Raggio (che vantò sempre le sue origini liguri ma ormai era da considerarsi romano, essendosi colà trasferito), Andrea Figari, Giuseppe Pennasilico e poi Giuseppe Sacheri e Guido Meineri che nel 1909 erano diventati cognati, avendo Giuseppe sposato Maria la sorella di Guido. La sua attività non fu frenetica ma il lavoro non poté mai fermarsi, poiché quello era l’unico sostentamento della famiglia. Nel mese di gennaio del 1934 allestì una personale presso la galleria Pesaro di Milano che nel 1926 aveva ospitato l’amico e pittore Antonio Discovolo e che annoverava tra i suoi ospiti, artisti famosi quali: Giacomo Grosso, Ettore Tito, Pietro Fragiacomo, Eso Peluzzi, Emilio Gola ecc. Dino Bonardi sul quotidiano “La Sera” scrisse: “…I suoi fantocci parlano come simboli, come valori assoluti, proiettati al di sopra dell’umanità, ma nei quali tanta parte di umanità si riassorbe…”, e Emilio Zanzi su “Il Mondo” di Torino scrisse: “…Questi quadri, tutti composti con sapienza ed alcuni giocati con molta abilità sui toni grigi e verdognoli delicati, rivelano l’acuto spirito di osservazione e la filosofia mestamente arguta del Maestro…”.
Guido Meineri - Composizione con burattino - Genova, collezione privata.
Guido Meineri - Composizione con topolino - Cuneo, collezione privata.
Nel 1939 sue opere furono presentate alla 5° Mostra del Mare a Genova. Nel 1940, si segnala l’ultima sua partecipazione alla Promotrice di Torino (dove era stato quasi sempre presente dal 1887) con due opere: Paesaggio di Romagna e Pioggia. Dopo la pittura realista a sfondo sociale degli ultimi anni dell’Ottocento e del primo Novecento e il breve trascorso diviso, Meineri si espresse in una pittura ricca di toni grigio perlacei e atmosfere rosate ricche di una poetica liricità. In proposito il Rocchiero scrisse: “…La più indeterminata commozione agita lo spirito creativo del Meineri e la natura dinnanzi al suo sguardo d’artista, si sfalda e svanisce per dare posto a una visione immersa in un non so che di mistico e trasognato”.Negli ultimi anni, si avvicinò a un tipo di pittura con composizioni, dove burattini e bambolotti si mescolavano con alzatine di vetro e ceramiche di ogni genere. In una lettera all’amico e collega Orlando Grosso scrisse: “Ho lavorato finché la febbre non mi ha distolto dal cavalletto; così posso dire che ho fatto il mio dovere sino all’ultimo”. Si spense a Montese il 24 dicembre del 1944. Come il Meineri sia finito e quando a Montese, un paesino arroccato sull’appennino emiliano, posto a 841 di altitudine, è un arcano che neppure un nipote da me contattato e riuscito a darne spiegazione. Esistono opere eseguite su quel territorio con datazioni risalenti alla seconda metà degli anni ’20, una di queste titolata: Paesaggio emiliano, fu esposta alla Promotrice di Torino nel 1927. Qualcuno ha ipotizzato che il Meineri abbia insegnato presso qualche Istituto Superiore del modenese ma purtroppo non ci sono riscontri oggettivi. Dopo la sua morte il ricordo del Meineri, rimase vivo. Sue opere figurarono in varie collettive dei pittori liguri, per gentile concessione della famiglia o di suoi colleghi ancora viventi. Nel mese di febbraio del 1951, in Genova presso la Galleria Rotta, s’inaugurò una “postuma” del nostro artista; promotore e capo organizzatore fu l’amico e pittore Orlando Grosso. Tra le opere esposte, figuravano: Colline bolognesi; Entrata al villaggio; Tramonto sull’Appennino; Sul comò della nonna; La morte di Pantalone; tutti lavori eseguiti nell’ultimo periodo della sua vita e dipinti nel territorio emiliano. Un’altra “Mostra postuma in onore del pittore GUIDO MEINERI” (così recita il frontespizio del catalogo) fu allestita a Genova presso la galleria Arte Casa nel mese di novembre del 1974. Furono esposte 45 opere pittoriche e 10 disegni eseguiti dal 1942 al 1944. Giovanni Paganelli nella presentazione del catalogo della stessa, scrisse: “…Oggi, a trent’anni dalla scomparsa, guardando i suoi dipinti concepiti ed eseguiti tra le tristezze e le angosce, scopriamo come essi siano improntati ad una serenità dolcemente melanconica e comunicativa”. Le opere di Guido Meineri, figurano presso la Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi; Galleria D’arte Moderna di Milano; Galleria Civica di Napoli; Pinacoteca di Palazzo Rosso a Genova; Museo Nazionale di Buenos Aires e presso il Palazzo Comunale di Cuneo. Un centinaio di sue opere, viaggiano ormai da oltre ottant’anni sulle navi della nostra marina.
Flavio Bonardo (sabrotu@yahoo.it)
BIBLIOGRAFIA:
E. MIGLIORE – “Artisti della Liguria” – Genova 1937; A. M. COMANDUCCI I/II/III -; SERGIO PAGLIERI – “Eugenio Olivari e il suo tempo” – Tolozzi Edit. Genova 1969; VITALIANO ROCCHIERO – ”Scuole Gruppi Pittori dell’Ottocento Ligure” – Sabatelli Edit. – Genova 1981; ARCHIVI DEMOGRAFICI COMUNE DI MONTESE (MO); E. BELLINI – Pittori Piemontesi dell’Ottocento e del I° Novecento – (dalle promotrici torinesi) – Editrice Libreria Piemontese – Torino 1998; G. L. MARINI – Il Valore dei Dipinti del 800 e del Primo 900 – G. Allemandi – Torino.
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