Roberto Luciano - (Cuneo 1906 – 2001

 

 

       

Roberto Luciano - Scorcio di Limone, Piemonte 1946 - Bra, collezione privata.

 

 

Conobbi Roberto Luciano in un tardo pomeriggio estivo sul finire degli anni ottanta, in quella splendida perla che è Limone Piemonte: vero gioiello della valle Vermenagna. Il sole era ancora caldo e il venticello che scendeva dai monti circostanti, recava profumi di pini, di lecci, di faggi e di erbe aromatiche. Il cartello grande, scritto con bella mano, era invitante e recitava: “Mostra di Pittura” e subito sotto “Roberto Luciano”. Salii quei pochi gradini che mi dividevano dal salone ed entrai. Due signori stavano parlottando tra di loro; uno lo riconobbi subito, era un collaboratore della Casa d’Aste Boetto di Genova che seppi successivamente, aveva provveduto all’allestimento della stessa. L’altro più anziano mi voltava le spalle e intuii che non poteva essere altri che l’artista stesso.  Con la mano accennai un saluto alla persona conosciuta e iniziai a visionare le opere esposte. Ero fermo davanti  a un dipinto datato 1928 che raffigurava il panorama di un paese dell’alta Langa e che nella risoluzione pittorica si staccava dagli altri in modo evidente mostrando chiare reminescenze accademiche, quando una voce alle spalle, mi distolse dalle mie analisi: mi voltai e mi trovai davanti Roberto Luciano. Dopo i convenevoli delle presentazioni mi permisi di porgergli alcune domande: come un fiume calmo e placido che scorre nel suo letto così era il flusso delle sue parole che mostravano la sua grande cultura e la signorilità del suo esprimersi. Appresi di Lui, più in quell’ora trascorsa assieme che non ora che mi appresto alla realizzazione di questa breve scheda, dopo aver consultato diverse monografie che ne conclamano le sue gesta pittoriche. 

 

Roberto Luciano - Mia madre, 1954 - Cuneo, collezione eredi.

 

 

Roberto Luciano nacque a Cuneo il 4 febbraio 1906, da Rosa Civalleri e da Giovanni. Il padre decoratore condivideva con l’affreschista Ferro un laboratorio sito in via Fossano. Avviarsi all’arte pittorica per Roberto fu come un gioco, poiché crescendo  tra colori, pennelli e cartoni pronti da imbrattare che ne esaltavano il suo spirito romantico, fu tutt’uno. Nel 1920, all’età di quattordici anni divenne allievo di un certo Galaverna,  che in città era pittore stimato. Il Galaverna, vedendo questo giovane dotato, senza soldi che non pensava né a divertirsi né a guadagnare ma solamente a dipingere, ne rimase ammirato e cercò di convincere i genitori a lasciarlo partire con Lui per l’America del Sud, ma data la giovane età, la famiglia si oppose energicamente. Intanto, sfruttando il laboratorio paterno Roberto, realizzava lavori di maniera che gli erano commissionati. Nel 1927 si trasferì a Torino, dove frequentò presso le Scuole Tecniche S. Carlo il corso preparatorio per ottenere l’anno successivo l’ammissione all’Accademia Albertina di Belle Arti; ma il timbro scolastico della stessa, lo portò a staccarsene dopo il triennio, per agire secondo la propria personalità, guidato dal suo istinto. Tornato a Cuneo, forte del suo diploma, iniziò a dipingere con grande impegno. Don Biglia, che il ragazzo lo conosceva  bene, lo invitò a non montarsi la testa ma a lavorare sodo, certo che i risultati sarebbero arrivati. Spinto dall’entusiasmo, Roberto realizzò grandi tele veriste raffiguranti panorami della sua città.

 

Roberto Luciano - Veduta di Cuneo con sullo sfondo la Bisalta - Cuneo, collezione privata.

 

 

La prima Mostra personale, la allestì presso il Circolo Sociale e per reclamizzarla, collocò in una vetrina del centro uno dei suoi grandi quadri raffigurante una veduta di Cuneo vista dalla massicciata ferroviaria. A sua insaputa, il dipinto gli fruttò un articolo su la Sentinella D’Italia, dal titolo: “Un cittadino che si fa onore”. La mostra, lo pose all’attenzione della cittadinanza ed essendo Egli bravo nel ritratto, le ragazze della “Cuneo Bene” accorrevano presso il suo studio agghindate a festa per farsi ritrarre. I genitori lo prendevano in giro dicendogli: “Con tutte queste ragazze che ti ruotano attorno, Tu pensi solo a dipingere?”. Ed egli argutamente rispondeva loro: “Io ho sposato l’arte”. Quelli furono anni difficili che a vivere esclusivamente di pittura, si rischiava la fame. Ricordando quegli anni, l’artista raccontava: “Era una vita francescana, il mio studio era povero ma con un disordine addirittura pittoresco”.(…) Dipingevo nature morte a lume di candela e devo dire che la luce di candela è la più bella che ci sia”. Nel  1940, lo scoppio della seconda guerra mondiale, non gli mise addosso la divisa, poiché il padre in qualità di vigile del fuoco, fu chiamato a svolgere le sue pericolose mansioni e pertanto Roberto, essendo l’unico figlio maschio fu esentato dal servizio. Negli anni del dopoguerra, fu invitato da un amico a trascorrere fattive estati nella villa di questi a Lugano; lì, ebbe modo di conoscere personaggi importanti che gli valsero di allestire la mostra di Milano del 1947, presso la galleria d’arte Grande di via Dante. Gli elogi della critica specializzata, fecero si che tutte le opere esposte (60) fossero esitate. Nel  1952 a Nizza, fu socio fondatore di un gruppo d’artisti italo-francesi denominato “Frerès d’Art”, che era così composto: Cesar Belletti, Edoardo Cannistrà, Giovanni Carena, A. De Bon, Giovanni Gagino, Paul Garin, M.me Rose Jouffret, Franco Marro, Leo Remigante, Irene Pages, Celso Tempia, Luciano Torre, Felice Vellan e naturalmente Lui, Roberto Luciano. In proposito, Salvatore Fangareggi scrisse: “…Artisti non legati tra loro da legami di parentela, che non convivono, eppure sono così affini da non disdegnare l’appellativo così pieno di significato di: Fratelli. Sono personaggi che attraverso l’impegno artistico hanno realizzato una comunione d’intenti e una profonda solidarietà umana”. Il gruppo non limita i membri ma consente loro di trovarsi per dipingere, scambiare opinioni, organizzare mostre di gruppo. Sempre nel 1952, organizza una grande mostra a Nizza presso la Galleria d’Arte Massena. Antonio Aniante al secolo “Antonino Rapisarda” scrittore, poeta, esperto d’arte che nel 1932 a Parigi nel cuore di Montparnasse aveva aperto una Galleria d’Arte, denominata: Jeune Europe, dopo aver visitato la mostra del nostro artista su la Voix D’Italie scrisse: “Dopo i successi ottenuti in Italia e in Svizzera, la stampa della regione ha elogiato questo eccellente artista i cui luminosi paesaggi sono densi di poesia e umanità. (…) Mi piace questo pittore che viene giù dal suo incantato Piemonte a portarci il fiore delle cime, con la schiettezza delle nobili origini. (…) Lo seguiamo dunque con interesse sempre più vivo e ci prepariamo nei suoi riguardi alle più gradevoli sorprese”. Nel 1953 espose  in personale a Montecarlo, nel 1955 a Torino presso la Galleria Martina, nel 1956 a Genova, a Nizza presso la Galleria del Negresco e la Galleria Muratore e infine festeggiò il suo cinquantesimo compleanno, con una grande mostra presso le sale dell’Hotel Columbia di Sanremo. Salvatore Fangareggi nella monografia dedicata al nostro artista e titolata: “ROBERTO LUCIANO Artista errante” ebbe a scrivere: “…A me capitò di incontrarlo proprio qui, nella capitale dei fiori. Era un tardo pomeriggio di gennaio, il Corso Imperatrice e il precoce tramonto non avevano per me alcun significato particolare. Così andai a visitare la mostra personale all’Hotel Columbia, di cui avevo avuto sommarie notizie da un amico, e a conoscere Roberto Luciano. (…) I colori magici di Roberto Luciano trasformavano sale e corridoi: anche il cliente più indifferente e affrettato dell’Hotel non sarebbe rimasto insensibile davanti a quella sapiente festa cromatica”. Pittore errante Luciano lo fu veramente dimorando temporaneamente in Svizzera, Belgio, Olanda e Francia ma non solo in Costa Azzurra e in Provenza anche a Parigi dove espose più volte in collettive importanti. Quando tornava nella sua Cuneo, saliva ai monti pernottando ai 1624 mt. nella sua baita di Bersezio (fraz. di Argentera) oppure  in baite ospite di pastori e in queste occasioni lo accompagnava la sorella Luigia, che per stare dietro al fratello pittore, aveva scelto il nubilato: quella sorella che Lui in tarda età nominava scherzosamente come quella che gli preparava la minestrina. Nell’espletazione della sua arte, non chiedeva nulla a nessuno, si preparava da solo telai e tele che copriva con il bianco Meudon,  poi passava a dei segreti che come diceva Lui, non li conosceva nessuno. Roberto, non fu solo pittore: in gioventù praticò sport quali l’alpinismo e il ciclismo agonistico. Appassionato musicista suonava con indifferenza: chitarra, mandolino, violino e viola. Spesso soleva dire: “La pittura senza musica non è vera arte e chi solo ama la musica, può essere un buon pittore”. Amici ed estimatori, Luciano ne ebbe in tutta Italia: dall’Emilia Romagna alla Basilicata, dal Piemonte alla Valle d’Aosta, alla Liguria, dalla Lombardia al Trentino; i quali sovente lo accoglievano premurosi e felici di ospitarlo. Un feeling particolare lo ebbe con la città di Reggio Emilia, dipingendone ogni angolo, anche il più remoto e ottenendone per riconoscenza la cittadinanza onoraria.  

 

Roberto Luciano - Nel porto di Ostenda, 1968 - Cuneo, collezione privata.

 

Roberto Luciano - Natura morta, 1972 - Genova, collezione privata.

 

Roberto Luciano - La mia cameretta in montagna, 1974 - Cuneo, collezione eredi.

 

Nel 1976, Cuneo gli  organizzò una grande mostra per festeggiare le sue “nozze d’oro” con la pittura: l’entusiasmo della critica, la commozione dell’artista, lo stupore dei visitatori ammirati da tanta freschezza e vivacità pittorica, aggiunsero alla festa una grande nota di merito ma Luciano, non ebbe pause, proseguì imperterrito e dipinse con grande forza sino oltre la soglia dei novant’anni, sempre con freschezza e ricchezza di colore. Elio Marcianò nella sua monografia dedicata al nostro artista nel 1971, tra l’altro scrisse: “Luciano è rimasto fedele alla scuola neoromantica impressionistica, sostenitrice dei valori pittorici essenziali e rimettendo così in auge la sapienza tecnica che altri vorrebbero abolire”. Nella sua pittura qualcuno ha voluto vedere tracce di divisionismo ma Luciano pur essendo un grande estimatore di Segantini (era salito sulle montagne del Maestro per capirne  di più circa lo stesso) non può considerarsi tale. La sua pittura di matrice neoimpressionista, mostra uno stile tutto particolare e riconoscibile in mezzo a mille artisti della sua epoca; personalmente, mi piacciono quei lavori con pennellate brevi e ricche di colore, che si agganciano le une alle altre quasi a formare un mosaico e che rivelano le sue capacità costruttive: ne è un esempio “La cattedrale di San Siro” a Sanremo che come ebbe a scrivere Salvatore Fangareggi: “…Rivela linee ascensionali di un profondo respiro e di un gioco architettonico di grande effetto”. Luciano, espose alle quadriennali di Roma, alle permanenti di Milano, alle nazionali di Bergamo, Cremona, Cannes e Sanremo e alle annuali rassegne della Promotrice di Torino. Non si contano le Personali allestite in Italia e all’estero e il numero imprecisato di collettive alle quali ha partecipato. Per il suo costruttivo girovagare, la critica lo ha denominato a pieno titolo: “Cittadino del Mondo”.  Si spense nella sua città il 23 luglio del 2001 alla veneranda età di novantacinque anni. Luca Arnaudo, ricordandone la figura sulla rivista “Cuneo Provincia Granda 3/4 del  2001, scrisse. “…Al di là dei riferimenti e giudizi critici più o meno accettabili, in ogni caso è certo che deve essere ben riconosciuto in conclusione, il trasparente naturalismo degli esiti altamente poetici dell’opera di Luciano, un’artista di rara coerenza e sensibilità espresse in un’umana creatività”. Arnaudo, riporta inoltre uno stralcio dei ricordi del pittore cuneese Giovanni Gagino di ben diciott’anni più giovane, essendo nato a Fossano nel 1924, il quale ha  raccontato: “…Mi portava a dipingere di notte, organizzato con pile e accensione di piccoli fuochi. (…) A volte mi obbligava a dipingere sotto una fitta pioggia. Una volta eravamo in Liguria a Vado Ligure, per dipingere navi in demolizione, tirava un vento fortissimo e per lavorare, dovemmo legare i cavalletti a dei pali e fissarli alla base con delle grosse pietre.(…) Accanito fumatore, infilava le sigarette in un lungo bocchino; a volte queste gli cadevano ma lui continuava a tirare senza neppure accorgersene. (…) Un giorno rapito come in estasi nel suo lavoro, non si accorse che la sigaretta gli era sfuggita e gli stava bruciando la manica del giaccone che già fumava abbondantemente; dovetti intervenire per evitare che  si scottasse. Lui mi guardò e disse che il quadro che stava facendo valeva molto più di un giaccone e spenta la manica si rimise a dipingere”. La città di Cuneo, nel 2001 per onorare il Suo amato e sincero artista gli organizzò una grande mostra postuma.

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Francesco  Giraudo – “ROBERTO LUCIANO”  –  I.G.I. Cuneo 1960

Elio Marcianò – “ROBERTO LUCIANO,  Pittore” – Brescia 1971

Salvatore Fangareggi – “ROBERTO LUCIANO, Artista Errante” – Reggio Emilia 1977

Luca Arnaudo – “ADDIO A ROBERTO LUCIANO” – Cuneo Provincia Granda 3 aprile 2001