Giovanni Colmo - (Torino 1867 - 1947) 

 

 

 

 

 

 

 Giovanni Colmo - Isola dei pescatori - Lago Maggiore - Collezione privata.

     

 

Maggiore di cinque, due sorelle e tre fratelli, la “nidiata” era così composta: Giovanni detto Jonin, Rosina, Luigi (che si cimentò in pittura ma con scarsi risultati), Nina e l’ultimo Eugenio detto Golia poiché era alto di statura “…a sfiorar le stelle” come ebbe a scrivere di lui, l’amico e compagno di studi Guido Gozzano. Eugenio fu: pittore, disegnatore di moda e caricaturista. Giovanni Colmo, nacque a Torino. Il padre Francesco (notaio) era un funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, Teresa Randone, originaria di Garessio: donna colta e comprensiva, era dedita alla famiglia. Dopo aver frequentato il Liceo Classico, Giovanni s’iscrisse alla “Scuola di Applicazione per Ingegneri”, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Ciò gli consentì di essere assunto dal comune di Torino e di entrare a far parte degli uffici tecnici, dove svolse poi il suo lavoro per trentadue anni, congedandosi nel 1923 con il grado di Capo Divisione. Il giovane Colmo, dotato di talento artistico, sviluppò sin da quegli anni le sue amicizie nell’ambiente omonimo e nel tempo libero, si aggregò dapprima timidamente e poi sempre più affrancato a gruppi che facevano capo a Delleani, Tavernier, Follini, Avondo, Cavalleri e Giani, scrutandone ed assimilandone i segreti e riuscendo negli anni successivi a fonderne gli stili e gli ideali. L’inizio della sua attività pittorica si fa risalire al 1890 ma fu nel 1896 che espose al pubblico la sua prima opera: “Mattino d’Autunno” e questo avvenne alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino dove si era iscritto proprio quell’anno in contemporanea con il Circolo degli Artisti e dove fu assiduo espositore per trentacinque anni. Nel 1902 fu presente alla Quadriennale di Torino con l’opera: “Novembre nei boschi presso la Stura”. Nel 1923, all’età di cinquantasette anni, il suo rapporto lavorativo con il Comune di Torino cessò e fu così che Giovanni poté dedicarsi totalmente alla pittura.

 

 

Giovanni Colmo - Dintorni di Garessio, 1929 - Collezione privata.

 

 

Cassetta sulle spalle, scarponi chiodati, giacca di fustagno e l’eterna pipa in bocca; Giovanni era pronto a dare sfogo al suo smisurato “Amore”. Lo si poteva incontrare in aperta campagna, “quella campagna” che concedeva mille motivi da riportare sulla tela e che Cesare Pavese, aveva definito: “…un paese di verdi misteri”, oppure sui monti che tanto amava. In riferimento a quel periodo, Angelo Mistrangelo scrisse: “Da quel momento si affermò un dipingere dalle serene atmosfere, pervase da una luminosità tenera e delicata che la pennellata rendeva con rara finezza ed espressività”. Nel 1926, si tenne a Cuneo la prima Esposizione Provinciale D’Arte, al riguardo della quale il prof. Emilio Bissoni scrisse. “Noi speriamo di aver inaugurato non una nuova Mostra, ma una nuova Era Artistica per la Provincia nostra. Non sembri questo uno scopo esagerato, non consideratelo una metà lontana, un sogno…”. Purtroppo le sue parole furono vane perché lì finì tutto. In quell’occasione, Colmo citato tra gli invitati, presentò: Canale a Margarita; La chiesa di S. Francesco ad Assisi e Casolari a Macugnaga. 

 

 

Giovanni Colmo - Scorcio di chiesa con figura, 1930 - Bra, collezione privata.

 

 

Libero da vincoli lavorativi, sempre nel 1923 aprì studio in Torino al civico 43 di via Nizza, frequentato da allievi ed allieve e da clienti illustri quali S.M. la Regina Elena. Attorniato da queste schiere Egli, non sentì mai il bisogno d’avere una compagna rimanendo così scapolo. Quel meraviglioso incantesimo fu rotto dallo scoppio della IIa Guerra Mondiale. Lo sfollamento lo condusse ad Alba, dove fu ospite per dieci mesi della famiglia Gherzi Paruzza, le proprietà della quale si estendevano dalle colline di Alba sino a Neive: ne era a capo l’avvocato Felice, con studio in Torino ma pittore a tutti gli effetti e che per diversi anni fu presidente del Circolo degli Artisti. Quando per vicissitudini belliche, Alba non fu più considerata sicura, Colmo si rifugiò temporaneamente a Garessio nella casa degli avi e successivamente in Liguria nella sua casa di Finalpia, non venendo mai meno al suo amato esercizio pittorico. Ricordando quegli anni difficili, Dina Rebaudengo scrisse: “…In età matura si accostò al mare che gli offriva nuovi spunti, ma con la guerra e lo sfollamento fu ancora Garessio ad offrigli un ultima stagione, forse la più bella…”. A conflitto concluso, fece ritorno a Torino, ma i bombardamenti avevano irrimediabilmente distrutto la sua casa ed il suo studio. Vecchio, stanco, amareggiato, malfermo di salute, necessitante di cure, venne ricoverato presso l’ospedale di San Vito sulla collina torinese, dove si spense il 24 Aprile 1947. Per ricordarne la figura e l’opera, nel 1952 la Galleria Fogliato di Torino organizzò una mostra postuma, alla presentazione della quale, l’amico Domenico Riccardo Peretti Griva tra l’altro disse: “…Quando si trovava in una zona pittorica, Colmo si sentiva in stato di nirvana (…) Individuando sapientemente il soggetto, si metteva senza indugio all’opera. “Guarda com’è bello!” soleva dire ancora più a se stesso che agli altri. (…) A Lui, che anche suonava con passione il violino, piaceva pur nell’arte figurativa, la melodia. Egli non amava le ricercate dissonanze: ne provava addirittura un senso di disgusto”. La Mostra fu recensita da Marziano Bernardi che sulla Gazzetta del Popolo del 26 ottobre scrisse: “…Soprattutto la montagna lo affascinava ed a Macugnaga e in Val d’Aosta, dipinse con una lindura nella quale si sente spesso vibrare l’aria e la luce del luogo alpestre…”. Altre postume per ricordare l’artista si sono tenute a Torino: Galleria Bodda, Nuova Codebò, Berman, Arte 121. A Gardone Riviera: Salone di Villa Alba. A Milamo: Galleria Manzoni.  Nel 1979, Vittorio Bottino ricordando l’artista in un articolo titolato: “Un pittore che non dipingeva per la platea” scrisse: “Il vero di Giovanni Colmo veniva accarezzato da una profonda intimità, subiva un processo di mutazione musicale, dove il cielo, le montagne, le case, i prati e gli alberi erano protagonisti di un coro completo ed appassionato”.  Oltre che nel suo amato Piemonte Colmo, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma ed in Umbria. Si soffermò sui laghi lombardi, indugiò spesso sulla riviera ligure. Le fattive estati a Garessio, furono occasione per dipingere le Langhe e l’alta valle del Tanaro. Paesaggista nel vero senso del termine, di Colmo si conoscono rare nature morte di fiori, funghi e frutta. Lavoratore stakanovista, si calcola che abbia prodotto oltre cinquemila dipinti molti di “brevi” dimensioni dove otteneva i suoi risultati migliori.  Nel 1970, la Pinacoteca Civica di Garessio, ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti.

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

D. R. PERETTI GRIVA – Presentazione Mostra Postuma Galleria Fogliato - Torino ottobre 1952;

M. BERNARDI – Mostra Postuma Galleria Fogliato – Gazzetta del Popolo - Torino 26 ottobre 1952;

D. REBAUDENGO – Discorso d’apertura delle Sale Colmo – Pinacoteca Civica di Garessio settembre 1970;

V. BOTTINO – “Un Pittore che non dipingeva per la platea” – Savona 1979;

A. MISTRANGELO – Mostra Postuma Galleria Arte 121 – Torino 1981;

F. BONARDO – Pittori tra ‘800 e ‘900 – Le Nostre Tòr – Famija Albeisa – Alba dicembre 1992.