Domenico Colao (Vibo Valentia, 1881 - Roma, 1943)
Il padre desiderava avviarlo alla carriera forense, così egli frequentò per un biennio l’università di Napoli. Morto il genitore, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze divenendo allievo di Giovanni Fattori. Tra il 1907 e il 1911 visse a Parigi, dividendo lo studio, una gelida mansarda a Montmartre, con un pittore del Novecento, Anselmo Bucci e frequentando Leonardo Dudreville e Gino Severini. Esordì nel 1914 a Fiuggi, con una mostra di pastelli aventi a tema motivi parigini. Nel ’15 fu richiamato in guerra; dopo di allora i soggetti delle sue opere si ispirarono alle umili condizioni delle genti di Calabria. Nel 1919 espose alla Mostra Collettiva del Circolo Artistico di via Margutta, Roma. Dal 1922 al 1927 fece parte, assieme a Umberto Diano, Alessandro Monteleone, Ezio Roscitano, Carmine Tripodi del Gruppo Artistico Calabrese, che cercò di opporsi agli aspetti folkloristici dell’arte meridionale, tentando di dare al problema del regionalismo artistico un’impostazione di più ampio respiro, ottenendo sopratutto negli anni ’26 e ’27, importanti riconoscimenti dalla critica ufficiale. Nel ’25 espose alla Casa d’arte Bragaglia, ancora a Roma e alla Bottega di poesia, a Milano con un importante testo in catalogo di Enrico Somarè. Nel ’26 fu presente alla 1a Mostra del Novecento, a Milano (organizzata sotto l’egida critica di Margherita Sarfatti e inaugurata dal Duce), con tre quadri, La Famiglia, Il grano, Paesaggio calabrese (Roma - Galleria Nazionale d’arte moderna); alla XCII Esposizione degli Amatori e Cultori di Roma, assieme al “Gruppo”; alla Biennale di Venezia, ove espose Il pane e Libecciata. Il ’27 lo vide esporre all’Internazionale di Monza e il ’28 alla “Exposiciòn de Arte Francès, Italiano y del Libro Alemàn”, allestita dai pittori e dagli scultori madrileni. Nel ’29 prese parte alla 2a Mostra del Novecento Italiano, Milano e alla III Mostra Marinara d’Arte di Roma; nello stesso anno gli fu assegnata una parete alla 1a Mostra del Sindacato Laziale degli Artisti, al Palazzo delle Esposizioni, Roma, dove espose un gruppo di dodici opere tra cui Bambino dormiente. Il ’30 partecipò alla Sindacale Fiorentina e fu presentato a Mussolini. La Biennale di Venezia lo vide ancora presente in altre sei edizioni: 1930 - con Ritratto muliebre, I vecchi, Bambino al balcone; 1932 - con tre opere; 1934 - con tre opere, tra cui Bambino che legge e Bambino seduto; 1936 - con cinque opere; 1940 - con sala personale, comprendente diciassette opere, tra cui La pergola; 1942 - con Trebbiatura in Toscana. Il 1931 presentò tre quadri, L’uomo in cammino, Paesaggio e un'altra opera, alla 1a Quadriennale romana; venne invitato all’estero, all’ “International Exbition” di Pittsburg e tenne una mostra alla Galleria Pesaro di Milano, assieme ad altri tre artisti calabresi, Monteleone Ortona Roscitano, con testo in catalogo di Michele Biancale. Nel ’32 e nel ’34 prese parte alla III e IV Mostra del Sindacato Laziale, a Roma, con otto opere la prima e tre la seconda. Ancora nel ’34 tenne una personale al Circolo delle Arti e delle Lettere, Roma; e fu invitato alla Mostra Internazionale d’arte Coloniale, Napoli e alla 1a Mostra del Sindacato Toscano, Firenze, con due opere. Nel ’35 partecipò alla Quadriennale romana con tre opere e alla Mostra sindacale dei Disegni, Roma. Nel 1939 ricevette un premio per la pittura dall’Accademia d’Italia; nello stesso anno fu nuovamente invitato alla Quadriennale romana, dove Giuseppe Bottai gli acquistò l’opera Vecchio cavallo sulla spiaggia per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 1940 Corrado Alvaro gli presentò il catalogo per la mostra della Galleria Gian Ferrari di Milano, mostra nella quale era esposta una serie di paesaggi calabresi e toscani. Nel ’43 partecipò alla 4a Quadriennale romana con più opere, tra cui un Autoritratto. Fu Professore onorario dell’Istituto di BBAA di Napoli, di Firenze e di Perugia. Colao dipinse paesaggi e figure, di buona fattura, trattati con molta sensibilità cromatica, non immune dalla lezione fattoriana. Fu anche affreschista. Nella Pinacoteca Barbella, Chieti, le opere: La Casa del pescatore, Il pino solitario, Barche su una spiaggia calabrese, Paesaggio calabrese; nella Galleria Comunale di Arte Moderna, Roma, La raccolta del granturco, Autoritratto e due paesaggi.
BIBLIOGRAFIA:
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