Clemente Pugliese Levi  - (Vercelli - 1855 – Milano 1936

 

 

 

Clemente Pugliese Levi - Autoritratto a 80 anni - Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna.

 

 

 

Clemente Pugliese Levi è nominato come “Il pittore gentiluomo” ma nell’Ottocento in Piemonte, di gentiluomini colti votatisi alla pittura anche contro la volontà delle proprie famiglie, se ne contano diversi. Si possono citare: il Marchese Massimo Tapparelli d’Azeglio, pittore, scrittore e Presidente del Consiglio sotto il regno di Vittorio Emanuele II; il Marchese Vincenzo Incisa di Camerana, il quale abbandonato l’esercizio dell’avvocatura, si dedicò totalmente alla pittura, sotto la guida di Antonio Fontanesi; Annibale Galateri Conte di Genola e Suniglia, pittore e scultore operante tra Roma e Torino e che fu anche Sindaco della città di Savigliano; Giacinto Corsi dei Conti di Bosnasco, ricercato per le sue tempestose marine e che fu anche commentatore e critico d’arte; Federico Pastoris discendente da nobili astigiani i Conti di Casalrosso, (famiglia di matematici illustri) che, donatosi totalmente alla pittura fece parte del cenacolo di Rivara e fu a Firenze con i macchiaioli e a Parigi con i maestri dell’epoca; l’aristocratico Conte Eugenio Balbiano di Colcavagno che, avviato alla carriera militare seppe recedere per amore della pittura; il Barone Clemente Crova di Vaglio, molte tavolette del quale furono sottratte alla sua firma, per assegnarle ad altri con mercato più solido; e da non dimenticare quel signore dell’alta borghesia che fu Vittorio Avondo, il quale quando il giovane Giovanni Giani gli acquistò con entusiasmo una piccola tavoletta (Di mattino nella brughiera in fiore) al Circolo degli Artisti di Torino, rimase così colpito e commosso che subito gli inviò un biglietto di ringraziamento: “Le auguro che nei Suoi tardi anni una Sua opera le sia comprata da un giovane artista”.  A tutti questi artisti, la nomea di “gentiluomini” nocque assai, poiché non si preoccuparono minimamente della mercificazione delle loro opere.

 

 

Clemente Pugliese Levi - Campagna con alberi - Bra, collezione privata.

 

 

Clemente Pugliese, di origini ebraiche al cognome del quale fu aggiunto successivamente quello di Levi, in ossequio ad uno zio del padre che alla famiglia, aveva lasciato per volontà testamentaria una cospicua eredità, nacque a Vercelli il 30 ottobre 1955 e lì visse sino all’età di vent’anni raggiungendo negli studi la maturità classica. In quegli anni Clemente, conobbe Carlo Costa, (Vercelli 1826 – 1897, che giovanissimo aveva frequentato lo studio dell’architetto Arborio Mella e che tra il 1840 e il 1844 era stato allievo presso l’Accademia di Brera) abile affreschista e pittore di paesaggio che, gli impartì le prime lezioni di disegno e pittura. Nel 1875, si trasferì con la famiglia a Torino, e lì s’iscrisse alla facoltà di Scienze Naturali e contemporaneamente ai corsi dell’Accademia Albertina di Belle Arti, ma l’anno successivo abbandonò gli studi universitari per dedicarsi totalmente alla pittura e per migliorare le sue conoscenze andò privatamente a lezione di figura da Enrico Gamba. Nel 1877 esordì al Circolo degli Artisti di Torino con l’opera: “Vino sull’acqua” e l’anno successivo con “Disinganno” fece il suo ingresso alla Società Promotrice di Belle Arti. Nel 1880 aprì studio al n° 2 di via Re Umberto (come si deduce dal catalogo della Promotrice n° 59 di quell’anno) e si strinse in amicizia con Vittorio Avondo, Lorenzo Delleani, Marco Calderini, Enrico Reycend e con il poeta e letterato Giovanni Camerana; e fu proprio quest’ultimo che sul finire dell’anno gli presentò Antonio Fontanesi. L’incontro con il Grande Reggiano, vecchio e malato ma ancora pieno di sentimenti pittorici e il ventiseienne Pugliese, allievo desideroso di apprendere fu per entrambi stimolo ad agire in sintonia; si concretò così tra i due una grande amicizia, e assieme dipinsero a Sesto Calende (sul lago Maggiore), e nelle brughiere ondulate e sugli altipiani di Somma Lombardo.

 

 

Clemente Pugliese Levi - Borgata a fine inverno - Bra, collezione privata.

 

 

La pittura di Pugliese si trasformò così da realista a intimista, esprimendo cioè quei sentimenti e quegli stati d’animo più intimi e i moti più profondi della sua sensibilità. Antonio Fontanesi, si spense il 17 aprile del 1882, lasciando al giovane Clemente un’eredità insegnativa che seppure breve ne segnerà profondamente tutta la sua pittura a divenire. Pugliese, anche in età avanzata si fece sempre vanto di essere stato l’ultimo allievo dell’insigne Maestro. Giuseppe Cerrina (pittore e critico d’arte) in proposito scrisse: “L’insegnamento più proficuo lo ebbe dalla viva voce di Antonio Fontanesi maestro incontentabile e severissimo giudice”. Iniziarono da quel momento i suoi viaggi attraverso l’Europa (con più tappe nella capitale francese) dove ebbe modo di visionare opere e prendere contatto con artisti operanti al di fuori del nostro paese. Nel 1888 condusse all’altare Olimpia Segre e dalla loro unione, nasceranno: Arnaldo, Eleonora, Leonella, Valeria e Roberto, che sarà il curatore delle opere del padre dopo la sua morte. Nel 1892 partecipò con sue opere alla neonata società degli Acquerellisti e Pastellisti Piemontesi, che si era costituita sotto la presidenza di Lorenzo Delleani; sodalizio che nel 1894 si trasformò in Società degli Amici dell’Arte. Nel 1896 alla prima Triennale di Torino, espose tre opere: Al Balon (in un giorno di mercato); Suona la Messa Grande (Issime valle di Gressoney); e Una marcita; (oggi considerata il suo capolavoro assoluto, e conservata nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) quest’ultima gli valse il “Premio degli Artisti” consistente nella somma di £. 5000 che egli offrì come contributo spese per dare alle stampe la monografia del suo Maestro, scritta da Marco Calderini. Nel 1897 con Nella valle del Lys, e Lago di Varese, fu presente alla 2a biennale di Venezia; Guido Martinelli nel recensire la stessa su Emporium scrisse: “Fra i piemontesi sono da notare per i nomi, Delleani e il Pugliese-Levi”.

 

 

Clemente Pugliese Levi - Campagna vercellese - Bra, collezione privata.

 

 

Nel 1906 per motivi famigliari trasferì il suo domicilio a Milano, attrattovi anche dal fervore artistico e culturale che si respirava in quella città e dove operavano pittori illustri quali: Felice Carena, Beppe Ciardi, Emilio Gola, Giuseppe Carozzi, Giorgio Belloni, Paolo Sala ecc. Giuseppe Luigi Marini ha scritto: “…Si accostò progressivamente al tardo naturalismo lombardo in una pittura più fluida e nella predilezione di toni intensamente luminosi che si riallacciano sia a Fontanesi che all’emergenza divisionista liberamente interpretata”. In quegli anni fu vicino anche a Vittore Grubicy De Dragon (Milano 1851 – 1920) detto “l’Apostolo del divisionismo” colui che aveva dato l’impulso a Giovanni Segantini (Arco 1858 – Schafberg 1899) per lo sviluppo della sua pittura che ne era poi diventata per lo stesso un vero e proprio rovello. Vittore assieme al fratello Alberto gestiva un mercato internazionale forte degli esiti divisionisti dei nostri maggiori artisti, ed anche Pugliese fu contattato in merito ma egli declinò gentilmente l’invito, preferendo restare fuori da ogni forma di condizionamento. Nel 1914 fu presente per la sesta volta alla biennale di Venezia: le sue opere “Sorge la luna” e “Mattino sul lago d’Orta” (oggi conservata presso la GAM di Milano) furono esposte nella sala dei divisionisti accanto a quelle di Plinio Nomellini, Carlo Cressini, Gaetano Previati, Alberto Falchetti, Enrico Lionne, Baldassarre ed Emilio Longoni. Arduino Colasanti recensendo la mostra su Emporium, scrisse: “Pugliese Levi espone due paesaggi ariosi, freschi, intimi, di quella spontaneità che può derivare soltanto dal mettere tutto se stesso, dall’obliarsi, dal concentrare tutta la forza della sensazione nella visione di un determinato aspetto della realtà”. “A proposito del divisionismo di Pugliese, Annie Paule Quinsac, ha scritto: “Per Pugliese Levi la tecnica divisa non è mai scientifica, più che toni puri, i tratti delle pennellate sono sfumature di colori complementari che rischiarano una materia già ricca e vi si sovrappongono evocando la luce come trasparenza o restituendo l’aspetto fisico delle cose”. Anche Massimo Melotti si è espresso a tale riguardo scrivendo: “Pur avvicinandosi alle teorie divisioniste, Pugliese Levi continuerà a esprimersi con pennellate tratteggiate e tonalità calde, puntando all’effetto di chiaroscuro, e non utilizzerà mai i colori puri e complementari, secondo le leggi dell’ottica”. Lo scoppio  della Grande Guerra, rallentò drasticamente l’attività espositiva che riprese soltanto nel 1919 con la rassegna della Promotrice di Torino. L’Esposizione di Torino fu la prima manifestazione degna di nota, e rappresentò tutte le forze vive del paese, ridestatesi dal conflitto, ma non tutti gli esiti furono considerati soddisfacenti. Raffaele Calzini sulla rivista Emporium dell’Ottobre di quell’anno, dopo aver espresso consensi su: Grosso, Delleani, Avondo, scrisse: “Altri minori maestri consacrati però dalla fama come il Carutti, il Cavalleri, il Falchetti si adagiano prematuramente sugli allori e rimettono in onore cose già esposte. Tavernier luminoso e vivace fissatore di contrasti, di luci ed ombre, espone una serie di bei paesaggi che nell’insieme rivelano così tutti accostati come sono, la monotonia del suo genere di pittura. Anche il Pugliese Levi, non è felicissimo; al Riflesso di luna, preferiamo La valle di Gressoney”. Negli anni venti la sua attività espositiva fu molto intensa: Biennali di Venezia, Promotrici di Torino, Rassegne di Brera, Permanenti di Milano. Nel 1921, allestì a Milano una “Personale” alla Galleria Bolognesi, dove ritornò in “Collettiva” nel 1924 e sempre nello stesso anno, in coppia con il luganese Luigi Rossi (Cassarate 1853 – Biolda 1923) operante in Milano, espose alla stimata Galleria Pesaro dove in “Collettiva” fu ancora presente nel 1934. Nel 1922 fu chiamato a far parte della Giuria d’Accettazione della XIIIa Biennale di Venezia e in qualità di partecipante presentò tre opere: I cirri; Luce lunare; La luna squarcia le nubi. Francesco Sapori in proposito su Emporium scrisse: “…Avremo degli incontri, non delle rivelazioni, e ci rimarrà in ogni modo, il piacere di riprendere dei colloqui ininterrotti, di trattenerci a discorrere con simpatia di conoscenze vecchie o recenti. (…) C’è Alberto Falchetti, con una grande tela campestre; Emilio Gola, sempre uguale a se stesso; Giorgio Belloni, con il duomo della sua città, e un mare leggermente mosso, minuto di segno e chiaro di colore; Carlo Cressini, che ad uno dei dipinti ha dato questo titolo descrittivo: Rompe il sole sopra l’umido mattino; Clemente Pugliese Levi, non ha nulla di nuovo”. Nel 1930 la rivista bergamasca Emporium di quell’Aprile, pose in copertina un dipinto di Pugliese Levi titolato: “Risaia in primavera”, all’interno della stessa nella rubrica “Artisti Contemporanei” a Lui dedicata, Giuseppe Cerrina tracciandone il profilo scrisse: “…Spirito semplice ma inquieto e non pago mai, non convinto mai di avere detto la definitiva parola della sua commozione estetica è capace di riprendere a distanza di anni motivi che lo commossero”. E veramente incontentabile, Pugliese tornava spesso sui suoi elaborati anche a distanza di anni, scientemente nello stesso giorno alla stessa ora raschiando via parti della prima esecuzione che riprendeva; ne sono testimonianza gli stessi che recano datazioni diverse e distanti tra loro, ne è una chiara testimonianza il dipinto titolato “Notte a Spilamberto” che reca le date 1917 e 1931. Pugliese Levi, dipinse a Macugnaga, in Val d’Aosta, sul lago Maggiore e su quello d’Orta, nelle pianure lombarde, ma la piana tra Vercelli e Novara, fu la palestra preferita del suo operare: bozzetti e disegni con i colori segnati che poi in studio avvalendosi della sua memoria e del suo senso artistico tradusse in opere tratte sì dal vero ma non dipinte dal vero. I salici in fila lungo i canali irrigui o segnanti i confini delle proprietà prative, hanno scorza scura come la terra che li sostiene. Gli alberi che affollano le sue campagne o che si diradano lungo le strade, hanno chiome che si sfumano nella luce come ectoplasmi. In merito a quel territorio Giuseppe Cerrina scrisse: “Qualcosa della dolcezza di quelle terre è rimasta nelle sue opere e tutte le volte che egli si è allontanato da questi paesi prediletti, la sua ispirazione non ha raggiunto l’intensità espressiva delle sue tele precedenti”. Anche Angela Ottino Della Chiesa al riguardo ha espresso il suo pensiero: “La sua musa schiva è nata con lui in quella informe pianura dal verde silenzio e dal respiro grasso, in cui sembra che pittoricamente non possa succedere mai nulla ma alla quale il cielo è talvolta più vicino che non alle superbe cime dei monti”. Nel 1933 allestì la sua ultima mostra: si trattò di un’Antologica presso la Galleria dell’Arte di Milano, rappresentata da oltre cinquanta opere e dalla quale trasse molto onore. Nel 1935 si effigiò ancora per l’ultima volta all’età di ottant’anni: dipinto che oggi è conservato presso la Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano. Dopo una lunga malattia, si spense a Milano: era il giorno 8 luglio del 1936; la sua salma riposa nel Cimitero Monumentale di Vercelli. Oggi le opere di Clemente Pugliese Levi, fanno bella mostra nei più importanti musei italiani ed esteri. A Vercelli nella casa in cui visse, sita al civico 52 di via Galileo Ferraris, una lapide marmorea recita: “IN QUESTA CASA VISSE CLEMENTE PUGLIESE LEVI DELICATO PITTORE CHE DALLA TERRA VERCELLESE TRASSE LA PIU’ PROFONDA E COMMOSSA ISPIRAZIONE DELLE SUE OPERE”. In chiusura rileggiamo ancora quanto scrisse Giuseppe Cerrina in quel lontano 1930: “Vi è ancora chi sogna e tenta esprimere l’anima sua nei sogni. In queste parole mi sembra si possa racchiudere la sintesi dell’arte pittorica di Clemente Pugliese Levi”.

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

Bibliografia:

G. Martinelli – Biennale di Venezia 1897 – Emporium n° 32 - Bergamo Ago. 1897

A. Colasanti – Biennale di Venezia 1914 – Emporium n° 235 - Bergamo Lug. 1914

R. Calzini – Società Promotrice delle Belle Arti Torino 1919 - Emporium n° 298  - Bergamo Ott. 1919

F. Sapori – Gli Italiani alla XIIIa Biennale d’Arte di Venezia – Emporium n° 331 – Bergamo Lug. 1922

G. Cerrina -  Artisti Contemporanei: Clemente Pugliese Levi – Emporium n° 424 – Bergamo – Apr. 1930                                         

M. Bernardi – Ottocento Piemontese – Edizioni Palatine – Torino 1946

A. Ottino dalla Chiesa – Clemente Pugliese Levi – Mondial Gallery – Milano Nov. 1961   

G. Falossi – Pittori Italiani dell’Ottocento – Edit. Il Quadrato – Milano 1986

E. Bellini – Pittori Piemontesi dell’Ottocento e del I° Novecento – Edit. Libreria Piemontese – Torino 1998

A. P. Quinsac/M. Melotti – Clemente Pugliese Levi (Pittore Gentiluomo) – Vercelli Nov. 2002