Gigi Ernesto Alessandro Brondi (Cuneo 1894 - Congo 1938) 

 

 

 

 

G. Brondi, Borgo innevato, 1926. Già mercato antiquario

 

 

La città di Cuneo è nota per la sua conformazione geografica a triangolo, (cuneo appunto) posta alla confluenza tra il fiume Stura di Demonte ed il torrente Gesso, con alle spalle le Alpi Cozie tra le quali svetta il Monviso vero “Re di pietra”: una colossale piramide che si mostra a tutta la pianura cuneese. E’ nota per le sue Caserme Militari, immortalate dalla frase di quel grande artista che è stato Antonio De Curtis (Totò) il quale l’ha pronunciata in alcuni suoi films: “…Io sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo.”. Frase che gli è valsa un busto ricordo. E’ nota per essere stata decorata con medaglia d’oro al valore militare, per i sacrifici delle sue popolazioni e per la lotta partigiana durante la resistenza (seconda guerra mondiale). Purtroppo non è nota per i suoi pittori; “quei fratelli migliori” (come li ebbe a chiamare nel lontano 1926,  il prof. Emilio Bissoni) che, nati a cavallo tra ottocento e novecento, meriterebbero di essere ampiamente ricordati. Li’, Gigi Brondi vi nacque il 19 giugno  1894 nel palazzo di famiglia sito in quella che all'epoca era la piazza Vittorio  Emanuele II, (oggi piazza “Duccio Galimberti” in onore dell’eroe nazionale della lotta antifascista) da Lea Radice e da Ettore. Di  famiglia benestante, dopo gli studi ginnasiali raggiunse Milano, (dove poi visse) per iscriversi ai corsi di pittura presso l'Accademia di Brera: era l'anno 1912. A Brera, fu allievo di Cesare Tallone e di Ambrogio Antonio Alciati. La "Grande  Guerra" interruppe i suoi studi che, successivamente ripresi portò poi a termine nel 1919. Un gustoso e simpatico profilo del nostro artista, è stato realizzato dal tenente dei bombardieri Enzo Petraccone caduto il 15 giugno 1918 sul monte Valbella dopo eroica resistenza, alla breve età di ventiquattro anni. Il giovane scrittore e critico d’arte già noto nel campo delle lettere e del giornalismo, in uno scritto titolato: “Macchiette e pupazzetti dal fronte” scrisse:”Ho scoperto tempo fa un pupazzettista. E’ caporale nella Fanteria: si chiama Gigi Brondi, è alunno dell’Accademia di Brera e ha diciott’anni. Alto, magro, con un viso mobile e intelligente. Gigi Brondi non è uno di quei tipi di soldati rumorosi che spandono dappertutto il loro buon umore e l’allegria: è un tipo chiuso, modesto ma non triste ed eccessivamente pensieroso. Egli vede tutto quel che gli accade intorno attraverso la sua sottile vena umoristica, fine e non sguaiata, malinconica e non mordace e segna tutto quel che lo colpisce in certi suoi albums della guerra che sono un po’ il suo diario. Nelle ore di riposo egli si ritira in un angolo e circondato da pochi fidi amici che seguono con occhio curioso e meravigliato il rapido succedersi dei tratti della sua matita sulla carta, scrive le sue impressioni, annota i suoi commenti della giornata. Quando l’ho scoperto, o per dir meglio, quando mi si è scoperto, mostrandomi un mio riuscitissimo pupazzetto, ho pensato subito al profitto che se ne poteva trarre… (…) …Un po’ pregando, un po’ valendomi dell’autorità del grado, ho fatto man bassa del libro dei ricordi di Gigi Brondi (peccato!) di cui presento una parte con qualche brevissimo commento. I pupazzetti del nostro artista caporale sono però quasi tutti estivi: il freddo e la neve, egli ha dichiarato si prestano poco alla caricatura e in genere, alle arti figurative per svariate ragioni che sarebbe troppo lungo esporre ma di cui due principalissime sono queste. 1) -Il freddo permette poco la libera esplicazione del movimento del ritrattabile, cioè del soldato. 2) - La neve rende tanto  monotono il paesaggio che è possibile e facile esaurirlo in un disegno che ricordi assai da vicino il famoso quadro del passaggio degli Ebrei attraverso il Mar Rosso, in cui, come certo tutti ricordano, l’artista aveva ritratto il soggetto proprio nel momento (vedete caso curioso!) in cui il Mar Rosso si era ritirato e gli Ebrei erano già passati.”. Staccatosi dall'Accademia e dai suoi maestri, prese a dipingere secondo  la  sua anima  ed il suo senso dell'arte. Le notizie al suo riguardo, sono purtroppo molto scarse: si sa che nel 1924 fu presente alla Mostra Biennale del Ritratto Femminile a Monza, e sempre nel 1924, fu invitato all’Esposizione Internazionale di Barcellona, dove espose tre dipinti. Nel 1927 fu presente all'Esposizione Nazionale di Milano, riservata agli artisti "ex combattenti", dove l'unico premio in palio, venne assegnato  al suo amico e concittadino, Ottavio Steffenini. In quella occasione, Egli espose "Alba Triste" opera che affascinò nientemeno che Benito Mussolini, il quale ne sottoscrisse l'acquisto.  Nel 1928, fu presente all’Esposizione della Società Promotrice Delle Belle Arti di Torino, dove espose una “natura morta”, e sempre nello stesso anno a Milano, allestì una mostra “personale” nella "Sala delle Arti" presso la redazione della Fiera Letteraria. Erano ventidue opere di gran pregio che, contribuirono ad affermarlo presso il pubblico, mentre un critico dell'epoca lo definì: “ …buon artista, seppure di tendenze molto discusse”. Purtroppo, non sono in grado di chiarire l'arcano che si cela sotto quelle parole, poiché in tanti anni  dacchè m'interesso di pittura figurativa a cavallo tra Ottocento e Novecento, non ho mai avuto il piacere di visionare dal vivo un'opera del nostro artista. Ultimamente sul mercato antiquario, sono apparsi alcuni dipinti che però fanno parte del periodo africano.

 

G. Brondi, Ragazza del Camerun. Già mercato antiquario

 

 

G. Brondi, Pesci del Camerun. Già mercato antiquario

 

 

Nel 1931, sempre a Milano in uno spazio espositivo non ben precisato, tenne una mostra “personale” e tra le opere esposte, la stampa specializzata segnalò: Armonie, Sbarco del Minerva, Pranzo di nozze, Le maschere e L'annunciazione. In quegli anni, Gigi, fu presente alle annuali rassegne della Permanente di Milano, alle Sindacali milanesi del 1928-32-36-38, ed alle Quadriennali di Brera, sempre con successo di pubblico e di critica. Spirito avventuroso, agli inizi  degli anni trenta, fece una serie di viaggi in Africa.

 

G. Brondi, Molo di Dakar, 1932. Già mercato antiquario

 

 

Nel 1932, è a Dakar dove trasse un bellissimo dipinto raffigurante il molo fervente di attività lavorative. Nel 1934 venne invitato alla Mostra Internazionale Coloniale di Napoli, dove presentò tra le altre opere: Ragazza del Camerun. Come tanti altri suoi colleghi, anche Gigi fu preda del “mal d’Africa” e nei suoi viaggi giunse dapprima in Congo poi in  Camerun, in Senegal ed ancora in Congo, dove purtroppo trovò la morte nelle foreste dell’interno in circostanze rimaste misteriose. Ricordandone la figura, un critico d'arte della "Fiera Letteraria" scrisse: “…Gigi Brondi, appartenne a quella ristretta schiera di audaci che cercarono nella pittura nuove manifestazioni ed espressioni”.

 

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Archivi demografici Comune di Cuneo.

E. Petraccone – “Macchiette e pupazzetti dal fronte” – La Basilicata nel Mondo 1924 – 1927.

A.M. Comanducci – “Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori, Incisori Italiani” – Patruzzi Editore, Milano 1962.

G. Falossi – “I Pittori dell’Ottocento e del 1° Novecento” – Editrice “Il Quadrato”, Milano 1986

E. Bellini – “Pittori Piemontesi dell’Ottocento e del 1° Novecento” (dalle promotrici torinesi) – Editrice Libreria Piemontese – Torino 1998