Pietro
Barillà
(Taurianova
(RC), 1887 (1890) - 1953)
Compì gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Pittore e
ceramista, fu Professore all’Istituto d’Arte di Napoli, dove trascorse la sua
vita affiancando l’attività pittorica a quella politica (fu membro del Sindacato
Fascista degli Artisti per tutto il Ventennio). Espose in numerose rassegne, tra
cui la Prima mostra internazionale delle arti decorative di Monza del 1923; otto
Biennali di Venezia (1930, con La fattucchiera; 1932, con tre opere;
1934, con tre opere; 1936, con tre opere, tra cui Angelina; 1938, con
un’opera; 1940, con sala personale, comprendente tredici opere; 1942, con sette
opere; 1948, con un’opera); le Quadriennali Romane dal 1931 (nel ’35 fece anche
parte della Giuria d’accettazione delle opere) al 1956/57, eccetto la sesta; le
Sindacali di Napoli del 1929, ’30, ’32, ’33, ’34, ’35, ’36, ’38, ’39, ’40;
l’Esposizione d’Arte sacra cristiana moderna di Padova, 1931; la Sindacale di
Milano del 1932 e quelle di Firenze del 1933, con La modella e Donna
che si pettina del 1936; la Promotrice di Belle Arti di Torino, 1939; la IX
Biennale Calabrese d’Arte di Reggio Calabria, 1949, con tre oli, Ballerinetta,
Il pittore e la modella, Il ritratto del nonno cacciatore. Nel
1953 fu presente con tre opere alla mostra romana del Palazzo delle Esposizioni
L’Arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia. Molte sue opere sono in
collezioni pubbliche (La fidanzata, esposta alla Quadriennale del ’31,
Roma, Galleria comunale d’Arte Moderna e Contemporanea) e private (Donna con
l’orcio, di derivazione morelliana). Pittore di carattere intimista, eseguì
principalmente dipinti di figura (Fanciulla, 1932, Banco di Napoli ). Fu
anche decoratore: a Napoli affreschi nella Stazione marittima e decorazioni,
1940, per la Mostra Triennale d’Oltremare; a Roma un pannello per il Museo delle
arti e tradizioni popolari.