Franco Atschko nacque nel 1903 a
Trieste da madre polacca e padre triestino che lo abbandonò poco dopo la
nascita.
Ospitato dalla Pia casa dei Poveri nel 1916, dato che la madre, attenta
alla sua istruzione, non poteva curarsene per le difficoltà finanziarie,
dette immediatamente prova di precoce talento nella scultura tanto che,
nel 1917, realizzò un busto dell'imperatore Francesco Giuseppe.
Grazie all'interessamento del Direttore dell'Istituto si iscrisse
all'Accademia di Vienna. In seguito fu a Venezia e a Roma ove ottenne,
nel 1921, il secondo premio al Concorso Internazionale per la Medaglia.
Dopo il passaggio di Trieste all'Italia e l'avvento del fascismo, il suo
nome venne italianizzato in Asco e la sua figura venne accostata al più
giovane Marcello Mascherini, di cui fu amico prima che maestro. A
Trieste realizzò le figure a bassorilievo per il coronamento della
Stazione Marittima e per la Capitaneria di Porto, mentre assieme a
Mascherini, ma sempre con interventi individuali e stilisticamente
contrapposti, completò le statue di giuristi romani sul palazzo del
Tribunale e i bassorilievi sul nuovo portale del cimitero triestino di
Sant'Anna. Sempre nel camposanto si rese protagonista della
realizzazione di numerosi monumenti funebri, tra cui vanno menzionati il
sepolcro Salvadori, Grego e Ceretti, quello per il musicista Visnoviz e
la cappella votiva per la famiglia De Rosa-Poniz. Nei primi anni Trenta
abbandonò Trieste per approdare a Milano, ove divenne uno dei principali
artefici della decorazione scultorea del Cimitero Monumentale di Milano
con numerosi interventi, tra cui vanno ricordati almeno il monumento
alla famiglia Borrani, la cappella Canto e i lavori per le famiglie
Rota, Frada e Pozzi-Paganelli in cui reinterpreta la figura isolata
della dolente. Dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia nel 1941,
si ritirò in un lungo isolamento dal quale uscì con l'esposizione
triestina del 1949. Personalità schiva e artista isolato nel tumulto
artistico del dopoguerra, compì, nella sua città natale, la figura della
Vergine dorata sulla sommità della colonna di Piazza Garibaldi.
Si spense a Trieste, ai margini della cronaca, nel 1970.
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