Campi Vincenzo (Cremona, 1535/40 - 1591)
 

 


L'esponente più giovane della famiglia cremonese ?un artista di fondamentale importanza per comprendere le trasformazioni in atto nella pittura lombarda della seconda metà del Cinquecento. Allievo dei fratelli Giulio e Antonio e collaboratore di quest'ultimo, si distinse sin dalle prime opere quali la Pietàcon San Francesco del Capitolo del Duomo di Cremona e la Pietàdell'Ospedale Nuovo (1569) per l'interesse verso l'illusionismo in continuità con l'opera cremonese del Pordenone e del Sojaro.
Vincenzo fu attento anche alla cultura bresciana e a questo si aggiunse ben presto un uso della luce che, in opere quali il Cristo inchiodato alla croce, ne fanno un antecedente dello stesso Caravaggio. Si riscontra inoltre un'intelligente assimilazione della cultura veneta espressa dal Veronese ma ancor di più dai Bassano, evidente nell'Annunciazione di Busseto (Oratorio di Santa Maria Annunciata, 1581) che fonde i colori madreperlacei cari alla tradizione locale alla luminositè calda ma tenebrosa dei veneti. Le stesse caratteristiche connotano il San Matteo e l'angelo (Pavia, chiesa di San Francesco Maggiore, 1588), opera anche questa che rivela una cultura nuova e ormai pronta all'avvento del Caravaggio. A Milano, negli anni Ottanta, Vincenzo insieme al fratello Antonio affrescò le volte di San Paolo in Converso e si distinse soprattutto per i dipinti che rappresentano scene della vita reale, fruttivendole, pescivendole, pollivendole, mangiatori di ricotta, dalle espressioni caricate ma di sapore fortemente realistico, accostabili alle opere del Passerotti e di Annibale Carracci.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: S. Zamboni, voce Campi, Vincenzo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 17, Roma 1974; M. Gregori, F. Paliaga, G. Godi, G. Cirillo, G. Bora, in AA.W., I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, catalogo della mostra, Cremona 1985; F. Frangi, ad vocem, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Il, Milano 1988.