Campi Bernardino (Cremona, 1522 - Reggio Emilia, 1591)
 

 

 

Bernardino Campi. Santa Cecilia e Santa Caterina, tela. Cremona, San Sigismondo.


 

La sua prima formazione avvenne con il padre orafo e presso la scuola di Giulio Campi, con il quale non sussisteva rapporto di parentela - fu poi a Mantova da Ippolito Costa, figlio di Lorenzo Costa. Attivo soprattutto tra Cremona e Milano, nelle prime opere, quali l'Assunzione della Vergine (Cremona, Sant'Agata, 1542), si rileva palesemente l'influenza di Giulio Romano.

Suoi gli affreschi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Cremona, la cappella del Sacramento nella Chiesa di San Fermo e Rustico di Caravaggio. Nel 1550 si trasferì a Milano su invito della principessa Isabella di Capua, moglie di Ferrante I Gonzaga. Pur eseguendo diverse pale d'altare, come la Madonna e Santi in Sant'Antonio Abate e quella di San Fedele, ebbe anche un notevole successo come ritrattista, attività per la quale fu ricercatissimo, e come decoratore a fresco (del 1562 sono una serie di Imperatori Romani tratti da originali di Tiziano del Palazzo Ducale di Mantova). Nel 1566 consegna la bella pala con Santa Cecilia e Santa Caterina commissionatagli dalla chiesa di San Sigismondo di Cremona, per la quale realizzò anche il disegno della cassa dell'organo e decori alla cupola.
Nel 1570 lavorò ad un gruppo di tele per il Duomo di Cremona; negli anni tra il 1582 e il 1584 fu a Sabbioneta e a Guastalla dove lavorò per Vespasiano Gonzaga. Tornò poi a Reggio Emilia per affrescare la chiesa di San Prospero. Trascorse gli ultimi anni impegnandosi in opere tra Cremona, Sabbioneta e Reggio Emilia, dove morì nel 1591.

 

 

A.R.

 


Bibliografia:

S. Zamboni, voce Campi Bernardino, in Dizionario Biografico degli Italiani, 17, Roma 1974;

R. Miller, G. Bora, in AA.VV., I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, catalogo della mostra, Cremona 1985;

F. Frangi, ad vocem, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988.