Benvenuto Tisi detto il Garofalo
(Ferrara,1476 - 1559)
Benvenuto Tisi - Affresco dell'Aula Costabiliana, detta
"Sala del Tesoro". Ferrara, Palazzo Costabili, sede del Museo Archeologico
Nazionale.
Benvenuto Tisi detto il Garofalo (1481-1559), apprendista di Domenico
Panetti, contemporaneo e collaboratore di Dosso Dossi, fu uno dei più
interessanti protagonisti del rinascimento di Ferrara, tanto da essere
definito il Raffaello ferrarese. Sue le numerose opere che decorano
chiese e palazzi della città, dagli affreschi di Palazzo Constabili al
Seminario Vecchio, alle tele della Cattedrale.
Benvenuto Tisi - Ascensione di Cristo, 1510-1520.
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica
Altre città ospitano opere del pittore, la “Sacra famiglia con San
Giovannino ed Elisabetta” conservata ai Musei di Padova, il “San
Giacomo” di Palazzo Pitti, la “Circoncisione” del Louvre, fino alla
“Adorazione dei pastori” di Berlino. Benvenuto Tisi fu amico di
Giorgione, Tiziano, Giulio Romano, Raffaello, quest’ultimo conosciuto a
Roma intorno al 1512, quando il pittore di Urbino stava lavorando ai
meravigliosi dipinti per la residenza di Giulio II.
Grazie alle influenze di questi artisti, Benvenuto Tisi riuscì a far
scaturire la straordinaria facoltà di mescolare le novità cromatiche
morbide della pittura veneziana ed il raffinato classicismo di
Raffaello, così da diventare uno dei pittori più apprezzati dai regnanti
Alfonso I e Ercole II D’Este.
Vasari racconta come del Garofalo, apprezzasse la particolare capacità
di sintesi definendola persino “Moderna”.
Per cinquant’anni insomma il Garofalo dipinse con soluzioni dalla
spiccata originalità, madonne incantate, santi, fanciulli, putti, ed
animali che sembrano personaggi delle favole di Ariosto.
Tele dalle ambientazioni fantastiche, dalla stesura compatta e delicata,
rallegrate vivacemente dall’intensa profondità dei colori, stesi con
pennellate libere e sciolte.
Affreschi e polittici dalle imponenti dimensioni, dalla straordinaria
intensità cromatica e lo splendore dorato della carpenteria
dell’incorniciatura architettonica. Adottata nell’impostazione
dell’opera in scansioni spaziali.
Nel 1531 Benvenuto Tisi perse la vista dall’occhio destro, ma ciò non
gli impedì di continuare il suo lavoro, fino al 1550 quando diventò
completamente cieco. Morì nel 1559 e si fece seppellire in un semplice
loculo accanto alla moglie, ma nel 1829 le sue spoglie furono trasferite
nel cimitero della Certosa di Ferrara, dove nel 1841 gli venne dedicato
un monumento nella Cella degli Uomini Illustri.