Rappresenta una delle personalità più
significative della scena muranese del secondo dopoguerra. Nato a Venezia nel
1924, segue gli studi artistici presso la locale Accademia di Belle Arti, si
interessa giovanissimo al vetro come mezzo di espressione artistica, e, dopo una
breve frequentazione delle fornaci muranesi che gli permette di approfondire la
conoscenza di tecniche e maestranze, presenta nel 1950 le sue prime opere alla
Biennale di Venezia. L'esecutore è un maestro d'eccezione: Alfredo Barbini.
Caratteristica saliente è l'asimmetria dei pezzi che rappresenta un punto di
rottura notevole rispetto ai concetti più tradizionali di questa lavorazione, da
sempre considerata il fondamento della tecnica vetraria muranese.
Nel 1952, influenzato dalle nuove scoperte nel campo della fisica nucleare,
propone alla Biennale di Venezia una serie di "esplosioni nucleari", grandi vasi
astratti di un'audacia creativa inusuale che soltanto il grande maestro "Fei"
Ferdinando Toso era stato in grado di realizzare. Enorme fu il successo di
critica e la presentazione venne ripresa ampiamente dalla stampa internazionale.
In precedenza lo stesso "Fei" aveva realizzato la serie di "vetri spaziali"
dall'alto gambo scentrato, presentati nel 1951 alla Triennale di Milano.
Alla Triennale successiva Vianello presenta ad opera della S.A.L.I.R. una
specchiera eccezionale, con la superficie incisa a punta di diamante a decori
astratti e con l'applicazione di grandi bolle irregolari di vetro iridato,
eseguite queste ultime da "Fei".
E' interessante rilevare che la collaborazione tra Vinicio Vianello e la
S.A.L.I.R. produrrà su suo disegno, numerosi pezzi, come la fortunata serie "milleocchi".
Nel 1956 Vianello riceve l'incarico dall'Istituto Veneto per il Lavoro di
allestire la grande mostra dedicata al vetro di Murano a Göteborg, presso il
Röhsska Konstslöjdmuseet riscuotendo grande successo per la particolare
disposizione dei pezzi secondo misure e colori in relazione alla grande vetrata
che faceva da sfondo. Alcuni critici svedesi l'hanno paragonata al richiamo
esercitato dalla luce sui fiori. Il riconoscimento più significativo lo ottiene
alla Triennale di Milano del 1957 dove, per i suoi vasi "variante", gli viene
assegnato il premio Compasso d'Oro, con la seguente motivazione: "Le forme dei vasi di Vianello, cui viene attribuito il Premio
La Rinascente Compasso d'Oro, sono esempi di soluzione di un problema prima
metodologico che estetico: questo nasce da quello per le caratteristiche
intrinseche del materiale e della lavorazione. La concezione della variabilità
delle forme in fase di lavorazione sulla base di un disegno del progettista è
un intelligente tentativo di condizionare e garantire l'esteticità del prodotto
costituito da un materiale come il vetro le cui caratteristiche fisiche non si
prestano - salvo scadimento di alcune qualità di esso - ad una ripetizione
rigorosa".
Artefice di queste opere è Lino
Tagliapietra che in futuro farà molto parlare di se. All'attività produttiva
Vianello affianca quella di membro del Comitato Esecutivo della Biennale di
Venezia, incarico che lo porta a disertare la mostra come espositore, data
l'evidente incompatibilità. In seguito frequenta per un certo periodo la
vetreria Orrefors, ospite di Edward Hald, e ha modo di approfondire le tecniche
e la filosofia di produzione che la caratterizzarono, con particolare
riferimento ai nuovi brevetti di Sven Palmqvist. Questa esperienza influenzerà
le sue scelte future. Infatti nel 1957 apre la Vinicio Vianello & C. con sede a
Venezia, Miracoli 6071, producendo oggettistica ed elementi d'illuminazione che
si avvicinano molto al concetto più corrente di industrial design. Abbandonata
anche questa attività si dedica ancora oggi, alla progettazione di sistemi
d'illuminazione con grandi interventi architettonici, in alberghi, sale
congressi e aeroporti, soprattutto per i paesi africani e asiatici.
E' interessante leggere l'introduzione a una sua breve monografia scritta nel
1970 dal critico Carlo
Giulio Argan: "Vinicio Vianello opera al confine dell'artigianato e del disegno
industriale; l'artigianato è quello del vetro, che non è stato soppresso dalla
tecnologia industriale e rimane tuttora, almeno come principio operativo,
insostituibile. L'arco dell'ideazione, progettazione e produzione di Vianello va
dal piccolo oggetto all'intervento architettonico, nei limiti di agibilità di un
materiale che la ricerca scientifica e la tecnologia moderne hanno esteso in un
senso qualitativo e quantitativo, senza tuttavia stroncarne o contraddirne la
storia".
Franco Deboni
Bibliografia:
Lorenzetti C., Vetri di
Murano, Bergamo 1940
Mariacher G., L'Arte del Vetro, Verona 1958
Gasparetto A., Il Vetro di Murano dalle origini ad oggi, Venezia 1962
Polak A., Modern Glass, Londra 1979
Tagliapietra S., La Magnifica Comunità di Murano, 1900-1925, Verona 1980
Barovier Mentasti R., Il Vetro Veneziano, Milano 1987
Neuwirth W., Italian Glass, Vienna 1989
Deboni F., I Vetri Venini, Torino 1992
Barovier Mentasti R., Vetro Veneziano 1890-1990, Venezia 1993
Heiremans M., Art Glass from Murano, Stoccarda