C.V.M. Compagnia Venezia Murano
La società viene fondata nel
1877 e si occupa principalmente della vendita non solo di manufatti in vetro, ma
anche di mobili, bronzi, marmi e arredi di lusso in genere. Importa dai maggiori
paesi europei, trattando le firme più esclusive, compresi i grandi nomi della
vetreria francese, Gallé e Daum. Nel 1900 viene acquistata da Tosolini, già
proprietario di grandi sale di vendita in piazza San Marco. Nel primo dopoguerra
tratta abitualmente prodotti delle principali vetrerie muranesi, spesso siglando
i pezzi con un timbro ad acido recante la sigla C.V.M. sormontata da una corona.
Nel 1920 si unisce alla Pauly & Co., di cui era comproprietario Giuseppe Toso
Borella deceduto quattro anni dopo la fusione. La C.V.M. ha anche una produzione
propria e figura come espositrice alla Biennale di Venezia del 1932, presentando
tre figure di animali e un vaso con coperchio, su disegno di Flavio Poli, che
aveva lasciato l'I.V.A.M., costretta alla chiusura dalla crisi economica
imperante in quegli anni. Nel 1933 il titolare, commendator Ceschina, rileva il
marchio della MVM Cappellin & C., con quanto rimaneva di questa gloriosa firma.
Ed è forse per questo motivo che talvolta si trovano pezzi recanti la duplice
firma ad acido: MVM Cappellin & C. e C.V.M. con corona. Nel secondo dopoguerra
la società cessa ogni tipo di produzione, specializzandosi nella vendita di
vetri di alta qualità prodotti sia a Murano che all'estero. Per il mercato
cecoslovacco è considerata la più grande importatrice al mondo, tanto che
accanto a pezzi di Alfredo Barbini e di Livio Seguso, possiamo ammirare opere di
Libensky e di Moser.
Lorenzetti C., Vetri di
Murano, Bergamo 1940
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