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Trieste di ieri e di oggi
Il Gruppo "Trieste di ieri e di oggi", grazie al supporto di "Arte Ricerca" e del "Circolo Artistico di Trieste", nasce con l'obiettivo di far conoscere la storia di Trieste e del suo Territorio. Nel Gruppo, che utilizza la piattaforma Facebook, sarà possibile trovare e condividere notizie, immagini da fotografie, stampe, cartoline; opere di artisti triestini e quanto altro riguardi la città di Trieste e il suo territorio. Parte del materiale raccolto verrà utilizzato per incrementare le pagine di archiviazione. Inoltre, le vostre foto della "Trieste di oggi", con il passare del tempo diverranno una documentazione preziosa ed esclusiva delle modifiche del territorio o dei cambiamenti socio-culturali.
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Antichi abitanti della Venezia Giulia e di Trieste
Sugli antichi abitanti il territorio dove ora sorge Trieste, dell’Isontino e della Venezia Giulia, sappiamo molto poco: la valle dell’Isonzo fu abitata fin dal Paleolitico Medio (100.000 - 40.000 anni fa), con tracce umane anche nelle caverne della valle del Vipacco. I reperti archeologici di maggior rilievo risalgono all’epoca del Neolitico (8.000-3.000 anni fa) e a quelli dell’età del bronzo (circa 3.000-2.000 a.C.), quando, finita l’ultima grande glaciazione, con il ritirarsi dei ghiacciai il clima si fece più mite e i vari gruppi umani abbandonarono la vita nomade per vivere in villaggi, dedicandosi alla coltivazione della terra e all’allevamento degli animali. In Europa, fanno la loro comparsa i "dolmen", monoliti eretti singolarmente o in gruppi, costituiti da due grandi pietre verticali sulle quali ne veniva appoggiata una orizzontalmente, e i "menhir", con dimensioni che differivano considerevolmente uno dall'altro (fino a raggiungere i 30 metri di altezza), tutte opere legate a culti primitivi. In Italia settentrionale si diffusero i villaggi su palafitte, in Sardegna, a partire dal terzo millennio a.C. sorgono i "nuraghi", costruzioni tronco-coniche a base circolare, realizzate con pietre sovrapposte nelle pareti e a cerchi concentrici nelle volte a forma di cupola (le quali differiscono tra loro in una primitiva forma di espressione artistica). Nel territorio di nostro interesse, la Venezia Giulia, che costituivana un luogo di passaggio tra le aree montane del Carso, del Collio e la pianura veneto-friulana, si insediarono diversi popoli: Galli Carni, Protoilliri e Istri. Non mancano nemmeno tracce della cultura veneta, che da Este giunse fino a queste zone. Menzionati già da Erodoto, i veneti occuparono le nostre regioni tra il secondo e il primo millennio a.C: dediti al commercio, la loro civiltà raggiunse il massimo splendore tra il 500 e il 400 a.C., quando iniziarono le invasioni di alcune tribù di Celti, quelle dei Galli Carni. Testimonianze della civiltà dei Veneti si sono ritrovate nell’alta valle dell’Isonzo, a S. Lucia di Tolmino (ottomila tombe e i resti di un insediamento di capanne), a Caporetto e sull’altura di Santa Caterina sopra Nova Gorica, tutte collocabili dagli studiosi all'età del ferro. Sempre a parere degli storici, sembra che a quel tempo i Veneti confinassero al Timavo con gli Istri. Venivano eretti tumuli di pietra e i defunti trovavano collocazione in tombe, come quelle scoperte a Tolmino, sul monte Calvario e a San Pietro. Dopo il V secolo a.C., sorsero consistenti nuclei abitativi dai quali avranno poi origine alcune delle città attuali, primo tra tutti quello della futura Aquileia, in un’area dove erano presenti Veneti, Illiri e Celti. I Galli Carni, popolazione celtica di origine danubiana, scesero tra il V e il IV secolo a.C. e dopo aver affrontato cruenti scontri con i Veneti e gli Istri, si insediarono nell’Isontino, nel Friuli e nel Veneto. Secondo Tito Livio e Plinio il Vecchio, avrebbero edificato una città fortificata non distante da Aquileia, poi distrutta dai romani.
Degli Istri, popolazione indoeuropea di
indole bellicosa, è documentata la presenza sul Carso già nel X
secolo a.C. Combatterono per la prima volta contro Roma nel 229 a.C. e
successivamente, sconfitti nella zona del Timavo, si rifugiarono a
Nesazio, una città non lontana dall’odierna Pola. Presa d'assedio nel
177, secondo Livio, la città cadde dopo che i
Romani ne distrussero l’Acquedotto. Nonostante la distruzione e
sottomissione di varie città, gli Istri mantennero la loro indipendenza
ancora per qualche anno, fino al 27 a.C., quando tutti i territori
dall’Istria al Danubio furono trasformati in provincia romana.
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