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La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste
Rossella Fabiani
1-2.Trieste, Parco di Miramare, Castelletto,
Allestimento della Galleria
Nazionale d'Arte Antica,
1957
"Questo dopoguerra, nelle vicende della cultura artistica, segna al suo
attivo una novità: l'interesse che l'arte - particolarmente la pittura -
suscita nel vasto pubblico. Le mostre, che un tempo sembravano riservate
a pochi studiosi o ad alcuni iniziati, richiamano grandi masse. È un
fenomeno di origini complesse, ma ormai incontestabile. La pittura
diventa popolare: proprio nell'epoca in cui appare meno comprensibile
nei temi figurativi"1. Così annotava Guido Ballo nel 1956 davanti al
proliferare di rassegne culturali che si alternavano nel territorio
nazionale all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale.
Parallelamente, nello stesso periodo, in Italia il museo divenne simbolo
di un riscatto possibile, di una identità recuperata.2 Si trattava di
musei di antica fondazione, statali e comunali, i quali, superato il pericolo della dispersione e della perdita dei
propri tesori durante gli eventi bellici, si rilanciavano in veste
rinnovata e ribadivano la convinzione che la cultura fosse una delle
armi vincenti per la rinascita della nazione. Sono, queste, alcune delle
ragioni che rappresentano una delle chiavi di lettura per apprezzare
quanto accadde a Trieste durante i primi anni Cinquanta nell'ambito
della promozione dei beni artistici. Una città, Trieste, che sino al 26
ottobre del 1954 fu sotto il controllo del governo militare alleato, in
attesa di essere ricongiunta alla madrepatria, dove l'esigenza della
rinascita artistica era sentita dagli addetti nelle amministrazioni
pubbliche, che si trovavano a operare in strutture statali nel Friuli e
nella Venezia Giulia e che, all'indomani del ritorno all'Italia, seppero
affrontare con rinnovato vigore. Tutto ciò nel solco di quanto era stato
fatto in difesa dei beni culturali del capoluogo, ad esempio dal
soprintendente Fausto Franco, che si trovò a presidiare personalmente i
suoi uffici nei giorni dell'occupazione iugoslava, tra l'aprile e il maggio 1945. "La forza d'animo, che mi ha sorretto nel
burrascoso
periodo triestino, è stata la persuasione di agire, quasi come un
combattente per la patria3.
Fu invero questa tradizione di buona amministrazione a creare le
premesse per quanto accadde in ambito culturale nell'immediato
dopoguerra a Trieste. Il 14 dicembre 1957, in occasione della
Settimana nazionale dei musei, si apriva, nelle sale del castelletto del
parco di Miramare, la Galleria Nazionale d'Arte Antica4 (figg. 1-2).
Grazie all'appassionata attività di Benedetto Civiletti, Soprintendente
ai monumenti, alle gallerie e alle antichità " era stata ravvisata [...]
la necessità di dotare la città di Trieste di una galleria d'arte
antica essendosi notato che [...] ben pochi esempi di pittura
rinascimentale e barocca si potevano agevolmente vedere in città. Era
questa una lacuna quanto mai evidente poiché, per poter ammirare qualche
tela dell'epoca indicata, i Triestini dovevano recarsi almeno a
Venezia"5 .Continuava nel suo discorso inaugurale Civiletti: "
l'occasione si presentò quando si venne a conoscenza che una notevole
raccolta privata, ben conosciuta agli studiosi, era sul punto di essere
smembrata e dispersa. Furono intavolate trattative, fu interpellato il Consiglio superiore delle belle arti e, infine, con pronta intuizione
e generoso gesto il Commissario generale del Governo per il Territorio
di Trieste volle dotare la città di questa nuova ricchezza"6. Questa
azione rientrava a pieno titolo nella politica di promozione delle
arti e della tutela dei beni culturali in Friuli Venezia Giulia che Civiletti avviò sin dalla sua nomina a Soprintendente, nel 1952. Egli
voleva incidere, da un lato, sulle operazioni di recupero delle opere
d'arte danneggiate dagli eventi della Seconda guerra mondiale, in
particolare in Friuli e a Gorizia, e, dall'altro, richiamare
l'attenzione sulla città di Trieste, amministrata dal Governo militare
alleato e, come detto, non ancora riallacciata alla patria. Importanti
furono le iniziative da lui promosse nell'ambito di un programma volto
alle acquisizioni di collezioni: nel 1952 venne comperato il fondo di
disegni Pietro Nobile "affinché un patrimonio artistico ditale
interesse non trovasse la via della dispersione"7 ; tra il 1955 e il
1957 si completò l'acquisizione della collezione Mentasti che avrebbe
dato l'avviο alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste e
nell'aprile 1958 si provvide all'acquisto dal Gabinetto Nazionale delle
Stampe a Roma di trecento incisioni comprese nel lascito Antonio
Carbonati. Furono, queste, decisioni che portarono ad arricchire il
patrimonio di opere d'arte a Trieste per la consistenza, in termini di
quantità e qualità, ma anche per lo spiccato carattere di collezione
proprio delle tre raccolte. La prima, quella dei disegni di Pietro
Nobile, circoscrive la produzione grafica di un
importante testimone dell'architettura nell'Europa della prima metà
dell'Ottocento, la seconda dota la città di opere d'arte
riconducibili alle principali scuole pittoriche italiane tra `400 e `700. Ed a tali acquisti si affiancò la presa in consegna della
collezione di arte applicata Garzolini, avvenuta in due momenti, nel
1939 e nel 1952.8
A fiancheggiare la vivace attività della Soprintendenza in questi anni,
Civiletti si manifestava anche nel suo campo primo di azione: quello
della conservazione. Basti pensare all'apertura, il 2 giugno del 1955,
del Castello di Miramare, riportato al primitivo splendore con il
riarredo delle sale, nonché agli interventi di recupero che furono
presentati in due importanti rassegne svoltesi a Udine, la Mostra dei
crocifissi e pietà medievali del Friuli e Dodici anni di restauro ai
monumenti e alle opere d'arte della Venezia Giulia e del Friuli9.
Dunque, un'azione ad ampio raggio, che si articolava nell' attività per
eccellenza della Soprintendenza, la tutela e la conservazione, in
perfetta consonanza con quanto si andava a fare allora in Italia
nell'immediato dopoguerra.
Tuttavia, anche l'attenzione per l'arte contemporanea si manifestò netta
e chiara quando il Soprintendente Civiletti, nel dicembre del 1953,
organizzava, assieme al Rettore Ambrosino, nell'Università di Trieste,
la mostra Esposizione nazionale e corso di critica della pittura
italiana contemporanea10, che in qualche modo segnava ufficialmente
il coinvolgimento di una Soprintendenza nell'arte moderna, pur se alle
motivazioni di carattere didattico, legate alla diffusione delle nuove
correnti artistiche, si affiancò, grazie alla presenza di opere di
artisti nazionali la rivendicazione della italianità per una città
ancora sotto la giurisdizione del governo militare alleato. Nella
preparazione di questo evento, rilevante per l'inedita collaborazione
tra due enti a vocazione diversa - Università con propensione didattica
e la Soprintendenza con fine di tutela il Soprintendente Civiletti
annunciava nel febbraio 1953 un progetto "con un orientamento
inizialmente diverso" quando lanciò l'idea al Rettore Rodolfo Ambrosino "di realizzare un'esposizione di pittura italiana di tale livello e
di tale eccezionalità da attirare anche coloro che non vivono a
Trieste. Una proposta, questa, di sapore tradizionale con la
presentazione di una serie di capolavori, tra i venti e i ventiquattro
pezzi, dal XV al XVIII secolo, che nessuno ignora, ma che raramente si
possono avvicinare e soprattutto vedere insieme. Civiletti si mette
alla testa del comitato promotore e convoca presso la sede della
Soprintendenza le persone più adatte per far risplendere sotto nuova e
inusitata forma il pacifico seppur potente e glorioso apporto dei Grandi
italiani alla civiltà umana, al significato europeo dell'Arte italiana"11. Forse in questo episodio si può intravvedere l'embrione
dell'iniziativa successivamente realizzata con l'acquisto della
collezione Mentasti. Il progetto di Civiletti trovò, poi, un altro
percorso quando, alla fine del
1953, si aprì l'esposizione di arte contemporanea italiana nell'Università12. Queste le tendenze di allora in campo culturale
verosimilmente ispiratrici dell'indirizzo politico di promozione
culturale perseguito da Civiletti, anche con la costituzione della
galleria d'arte antica.
Grazie ad un primo atto nel 1955 - avente per oggetto quarantatre pezzi
di scuola genovese, lombarda, veneta, emiliana, toscana e napoletana - e
ad uno successivo nel 1957 - di sei dipinti - lo Stato acquistò la
collezione di tele e tavole del senatore Piero Mentasti, "un
protagonista con la sua galleria d'arte contemporanea l'Arcobaleno"
dell'ambiente culturale veneziano negli anni Trenta (a lui si devono
le prime mostre di De Chirico in laguna), ma nel contempo raffinato
cultore di pittura antica. Vicino a critici noti e a pittori a lui
contemporanei, in particolare di area veneziana, Mentasti13 si avvalse,
per arricchire la sua raccolta, dell'ausilio di storici dell'arte, da
Roberto Longhi a Carlo Ludovico Raggianti, da Francesco Arcangeli a
Rodolfo Pallucchini a Giuliano Briganti.
Nella scia della tradizione di un collezionismo, quello triestino, già
presente in città grazie alle opere acquistate dal barone Revoltella e
destinate alla sua residenza, oggi Museo, al lascito di Anna Segrè
Sartorio, esposte nella villa omonima, ma anche agli arredi dello stesso
Massimiliano d'Asburgo voluti per decorare la sua casa, il castello di
Miramare, nasce così una Galleria statale che incrementerà nel corso
degli anni questo primo nucleo grazie ad acquisizioni e donazioni. Basti
qui ricordare i sette disegni di Antonio Canal detto Canaletto,
provenienti dalla collezione di Tito Miotti ed entrati nella raccolta
nel 1973 o la tavola di Lucas Cranach il Vecchio, giunta nel 1977.
L'apertura della galleria avviene, come detto, nel castelletto del parco
di Miramare, una sorta di Gartenhaus, progettato da Carl Junker, che
aveva ospitato per un breve periodo e saltuariamente tra il 1859 e il
1860 Massimiliano d'Asburgo e sua moglie Carlotta del Belgio, in attesa
dell'ultimazione del castello. Si veniva così ad offrire al parco di
Miramare un'altra opportunità di visita affinché "il parco non sia solo
per marmocchi e balie, non solo come una bella sistemazione paesistica o
una curiosità asburgica o una meta per scampagnate, ma anche come
possibile centro di un pellegrinaggio artistico e culturale14".
Interessante è l'allestimento della galleria in un momento in cui era
acceso il dibattito sugli allestimenti delle mostre che cominciavano a
segnare la vita
culturale delle grandi città. In particolare, la soluzione adottata da
Civιletti per l'esposizione delle opere nel castelletto rispecchiava
una tendenza largamente diffusa nelle rassegne allora contemporanee,
cioè la presenza di teli di colore neutro - in questo caso, di velluto -
che fungevano da sfondo ai dipinti, illuminati da una lampada dedicata
ad ogni pezzo. La soluzione allestitiva della mostra all'Università
appare, dalle immagini d'epoca, essere di simile impostazione, quasi
realizzata con gli stessi materiali. L'attenzione alla presentazione
delle opere evidenzia la capacità di Civiletti di cogliere la
contemporaneità nelle esigenze di rinnovamento degli spazi museali,
allora di grande interesse e al centro del dibattito tra esperti, ma al
contempo di rendere Trieste competitiva nel panorama italiano.
Posto al centro del parco - riaperto ai visitatori nel 1955 dopo gli
eventi bellici - il castelletto si rivelò troppo angusto per una
adeguata esposizione e la galleria fu chiusa nel settembre del 1960. "Si pensò ad un edificio del tutto nuovo, collocato simbolicamente nel
cuore della città, a fianco del Teatro romano; il progetto - firmato da
nomi di spicco dell'architettura razionalista giuliana, Umberto Nordio e
Romano Boico - mirava a riqualificare l'area creando un vero centro
servizi che prevedeva la presenza, accanto alla pinacoteca, di una sala
conferenza e di uno spazio destinato a mostre temporanee. La mancanza di
fondi costrinse, tuttavia, ad abbandonare il progetto15''.
3. Trieste, Palazzo Economo,
Allestimento della Galleria Nazionale
d'Arte Antica, 2001
L'acquisto nel 1975 di palazzo Economo, nel centro della città,
destinato a sede della Soprintendenza, trovava l'occasione da un lato
per valorizzare un edificio, commissionato da una ricca famiglia
triestina di commercianti di origine greca nel 1887, dall'altro per
ospitare al piano nobile la collezione, che via via si era arricchita
di altre opere, pervenute per acquisto e per donazione.
Nel novembre 1984 la collezione venne esposta, a cura di Luigi Pavan, al
secondo piano di palazzo Economo, seguendo un percorso cronologico e
secondo un ordine che presentava le opere a parete con un breve apparato
didattico.
La Galleria fu rinnovata nel suo allestimento nel 2001 a cura di
Fabrizio Magani (fig. 3), che coordinò il primo catalogo completo con la schedatura scientifica delle opere, ma rimaneva - come Decio Gioseffi,
in occasione della presentazione al pubblico nel 1957, scriveva sul
giornale locale Il Piccolo - una raccolta "costituita tutta da pezzi
ben scelti [...] che possono essere istruttivi per chiunque voglia
studiare la pittura, in particolare
dell'Italia settentrionale e veneziana".
NOTE:
1 A. C. Cimoli,
Musei effimeri. Allestimenti di mostre in
Italia 1949/1963, Milano 2007, p. 5.
2 M. C. Mazzi,
Musei anni '50: spazio, forma, funzione, Firenze 2009.
3 R. Fabiani,
Appunti sulla storia della tutela e della conservazione,
in La città delle forme. Architettura e arti applicate a Trieste
1945-1957, catalogo della mostra a cura di F. Caputo (Trieste, Civico
Museo Revoltella), Trieste 2004, p. 171.
4 B. C. [Benedetto Civiletti],
La Galleria Nazionale d'Arte Antica a
Trieste, in "Annali della Pubblica Istruzione ", IV, 10, 1958; G. Pavan,
La Galleria Nazionale d'Arte Antica
di Trieste. Discorso per l' inaugurazione - 24 novembre 1984, in "Archeografo Triestino", IV, LI (XCIX), 1991, pp. 453-472;
La Galleria
Nazionale d'Arte Antica di Trieste. Dipinti e disegni, a cura di F. Magani,
Cinisello Balsamo,
2001; F. Castellani, La Galleria Nazionale d'Arte Antica di
Trieste, Trieste 2003. Per le notizie sull architetto Civiletti si ringrazia Stefania Comingio.
5
La Galleria Nazionale..., cit., 2001, p. 13.
6 F. Castellani,
La Galleria..., cit., 2003, p. 13.
7 R. Fabiani,
Formazione della raccolta in Pagine architettoniche. I
disegni di Pietro Nobile dopo il restauro, Relazioni 10, a cura di R.
Fabiani, Pasian di Prato (UD), 1997, p. 15.
8
La collezione Garzolini a Trieste, primo catalogo: ceramica, arredi
sacri, ferri battuti, scultura lignea, miniatura, orologeria, Relazioni
6, a cura di G. Pavan, Trieste 1986. In quegli anni la
Soprintendenza effettua inoltre, molti acquisti di artisti del '900 della
regione, costituendo così una raccolta d'arte moderna, conservata
negli spazi di palazzo Economo a Trieste.
9
Mostra di crocifissi e pietà medioevali del Friuli, catalogo della
mostra di Udine, Trieste 1958; Dodici inni di restauro ai monumenti e
alle opere d'arte (1946-1958). Elenchi e notizie delle opere, catalogo
della mostra di Udine, Trieste 1958.
10
Esposizione nazionale e corso di critica della pittura italiana
contemporanea: elenco delle opere esposte, catalogo della mostra,
Trieste 1953.
11 R. Fabiani,
Esposizione nazionale e corso di critica della pittura
italiana contemporanea. Genesi e motivi di un evento in 1953: l'Italia
era già qui. Pittura italiana contemporanea a Trieste, mostra e catalogo
a cura di R. Fabiani, M. Masau Dan e N. Zanni (Trieste, Civico Museo
Revoltella, Trieste 2008, p. 35.
12 Un forte impegno, comunque, per favorire la conoscenza della pittura
antica anche in piena adesione con quanto si andava a realizzare in quei momenti in Italia: una stagione quasi
irripetibile di mostre. Basti citare la mostra di Giovanni Bellini in
Palazzo Ducale a Venezia (Mostra di Giovanni Bellini, catalogo a cura di
R. Pallucchini, Venezia 1949), quella di Antonello da Messina nel
Palazzo comunale della città siciliana nel 1953 (Antonello da Messina e
la pittura del '400 in Sicilia, catalogo a cura di G. Vigni e G. Carandente, Venezia 1953), o
ancora la mostra su Van Dick al Palazzo dell'Accademia Ligustica a
Genova nel 1955. Si veda, A. C. Cimoli, Musei... cit., 2007, passim.
13 Piero Mentasti nasce a Treviglio nel 1897 e muore a Monza nel 1958.
14 D. Gioseffi,
Mostre d'Arte. La Galleria di pittura antica
al Castelletto di Miramare, in "Il Piccolo", 25 dicembre 1957.
15 F. Castellani,
La Galleria..., cit., 2003, p. 14.
Rossella Fabiani
(Rivelazioni -
©
Edizioni della Laguna)