Antonio Zappalà
ESIGENZE DI TUTELA, NECESSITÀ DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
Fragilità dei libri e dei documenti Nell’ambito delle biblioteche, ma per analogia di materiali anche in quello degli archivi, si sta rapidamente sviluppando in tutto il mondo una crisi che appare oggi di dimensioni tanto vaste da non poter essere pienamente controllata. In conseguenza dei danni del tempo, dei disastri naturali, dell’uso eccessivo, della crescente richiesta di studi da condursi direttamente sui manoscritti originali; in conseguenza di controlli insufficienti, ma soprattutto a causa dell’acidità della carta e degli inchiostri presente in una gran quantità di libri sin dalla loro produzione, stiamo oggi perdendo a una velocità crescente, certamente inaccettabile, una enorme parte della nostra memoria collettiva. Una memoria di cui studiosi, ricercatori, storici, scienziati, politici, praticamente tutta la società ha bisogno per comprendere il passato, per decidere il futuro. È universalmente noto che i libri e i documenti conservati nelle biblioteche e negli archivi di tutto il mondo, particolarmente quelli del XIX e del XX secolo, si stanno rapidamente degradando, stanno ingiallendo, stanno diventando sempre più rigidi e fragili. Durante una sia pur cauta consultazione molti documenti degli ultimi due secoli, anche se conservati in ambienti idonei, rischiano di lacerarsi o comunque rischiano danni meccanici anche solo dopo cinquanta, cento anni dalla loro produzione. Intervenire con mezzi di conservazione di massa sulle decine di milioni di libri oggi conservati nelle biblioteche di tutto il mondo, intervenire sulle centinaia di chilometri di materiale archivistico è un obbligo che diviene ogni giorno sempre più pressante. Un obbligo altrettanto improrogabile è quello di far sì che la carta su cui scrivere oggi i libri e i documenti destinati alla conservazione sia di nuovo una carta durevole come quella di straccio utilizzata in epoca preindustriale. Negli ultimi decenni per far fronte al fenomeno del troppo rapido invecchiamento dei materiali cartacei in possesso delle istituzioni pubbliche e private sono state messe a punto, con vario successo, numerose tecniche di restauro conservativo utili a migliorare le possibilità pratiche di tutela e di fruizione. Spesso però si tratta di interventi manuali che si prevede di dover eseguire su reperti singoli. Spesso tali tecniche comportano la scucitura preventiva dei volumi da trattare e la conseguente nuova rilegatura dei libri dopo il restauro. È evidente che tale tipo di restauro conservativo - per lo più utilizzato nel recupero di singoli importanti documenti - comporta in ogni caso un gran dispendio di energie, un costo per unità trattata molto alto. Tale recupero però, a fronte di costi elevati, incide solo per una piccolissima parte al risanamento di quella enorme quantità di beni librari e archivistici che, per deficienza di interventi, l’intera comunità umana sta perdendo.
Le esigenze di formazione professionale per la tutela La chiara consapevolezza di quanto fin qui detto rappresenta certamente il presupposto per migliorare l’efficacia dell’azione di tutela rivolta ai beni culturali su carta ma, perché tale migliore tutela possa essere veramente una realtà a breve termine, occorrerà ancora superare difficili ostacoli di vario genere. In primo luogo l’inadeguatezza dell’entità dei fondi destinati ad Enti pubblici o privati per i necessari interventi direttamente sui materiali o indirettamente sugli ambienti di conservazione.
Oltre alla mancanza di fondi sufficienti vi sono però ancora altri numerosi ostacoli. Uno di questi è l’attuale scarsità numerica che si rileva, in Italia ma anche all’estero, di personale qualificato specializzato nelle diverse discipline connesse con la conservazione (Schema 1). Perché la tutela dei beni culturali archivistici e librari possa in futuro esplicarsi al meglio occorrerà formare sempre meglio non solo personale bibliotecario e archivistico ma anche esperti di legislazione di tutela, esperti di conservazione con formazione in scienze fisiche naturali, restauratori. Per una tutela ottimale dei beni culturali su carta abbiamo diverse necessità di formazione del personale perché sia sempre aggiornata la Legislazione di tutela, perché sia fatta al meglio delle possibilità la Valorizzazione dei beni, perché siano condotti nella maniera più efficace gli Studi delle cause di degradazione dei materiali e gli Studi per ottimizzare le caratteristiche fisiche dei futuri beni culturali, in ultimo, ma certo non meno importante, perché siano preparati anche validi restauratori per lo Studio di interventi di restauro conservativo (Schema 1). Le diverse professionalità necessarie dovranno anche collaborare nello studio dei mezzi per una reale Prevenzione e dei modi per un Controllo dell’ambiente di conservazione. Si è del parere, lo si ribadisce, che tutte queste attività, a evitare insuccessi, debbano necessariamente essere condotte in stretta collaborazione tra le professionalità implicate. Per poter meglio evidenziare la complessità dei problemi da affrontare per una tutela che sia ottimale ci si vuole brevemente soffermare su due delle molteplici esigenze di studio riportate nello schema 1: sullo studio delle cause di degradazione dei materiali, sullo studio degli interventi di restauro conservativo. Generalmente lo studio delle cause di degradazione dei materiali viene condotto o direttamente sui reperti storici (indagini dirette sui reperti) o su campioni di nessun valore (indagini indirette).
Tale studio implica l’approfondimento delle cause biologiche di degradazione dei materiali da tutelare nonché l’approfondimento delle cause chimiche e fisiche dovute all’intrinseca qualità dei materiali o viceversa a cause esterne, ambientali (Schema 2). Tali studi evidentemente sono preliminari alla messa a punto di adatte tecniche di restauro conservativo da applicarsi a materiali preziosi (Schema 3). Le diverse tecniche di restauro dovranno essere messe a punto in previsione della loro applicazione su singoli reperti o, al contrario, per interventi di massa. Nei due casi si riscontreranno certamente problemi nettamente diversificati. Come previsto nello schema in ogni caso si dovrà vagliare la fattibilità e l’efficacia di ogni tecnica di intervento oltre che ovviamente la sua innocuità per gli oggetti da restaurare. Come su accennato è ovvio inoltre che, allo scopo di diminuire le future necessità di interventi sui nuovi beni culturali archivistici e librari che la civiltà attuale produce, si dovrà anche prevedere a breve termine tutta una serie di normative a cui chi volesse produrre beni con garanzia di massima durata dovrebbe conformarsi (Schema 4).
LE ESIGENZE DI INTERVENTI DI TUTELA DI MASSA Negli ultimi dieci o venti anni, l’attenzione dei bibliotecari e degli archivisti si è andata focalizzando anche sul problema della gran massa di materiale bibliografico e d’archivio che già oggi rischia di diventare troppo fragile e quindi non ulteriormente consultabile senza danno. Nel 1979 G. B. Kelly sosteneva che pressoché l’intera collezione della Library of Congress di Washington aveva necessità di essere deacidifìcata includendo in tale intervento anche e soprattutto il materiale di più recente produzione; ciò doveva essere fatto anche nei casi, forse soprattutto nei casi, in cui ancora mancavano i segni premonitori dell’invecchiamento.
Ciò significa che occorreva intervenire, nel 1979, perlomeno su circa 3.000 tonnellate di libri tra quelli conservati nella più grande biblioteca degli Stati Uniti1 (Schema 5). Tale tipo di indagine sullo stato di conservazione delle collezioni da allora è stato ripetuto nelle biblioteche e negli archivi di molti altri paesi: in Francia, in Belgio, in Olanda, in Canada, in Inghilterra, in Austria, in Germania. I risultati delle indagini, pur con le differenze dovute ai diversi metodi adottati nel censimento delle collezioni, hanno quasi sempre evidenziato la necessità di interventi di restauro conservativo da eseguirsi tempestivamente, su grandi quantità di libri e di documenti (Schema 5). Presto si è giunti alla constatazione sconfortante che in nessun caso, anche se per assurdo tutti i paesi adottassero immediatamente adatte tecniche di restauro di massa, sarà possibile conservare ancora per molto tempo tutte le collezioni bibliografiche e archivistiche in condizioni tali da poter essere ancora consultate.
Un’indagine sullo stato di conservazione di materiale archivistico e librario Una indagine sull’attuale stato di conservazione dei materiali e sulle necessità di interventi di restauro conservativo condotta dal The National Preservatìon Office of the Netherlands 2 ha dimostrato che il 23% dei libri conservati nelle biblioteche olandesi, del periodo 1840-1950, è da considerarsi materiale danneggiato; si tratta di carta fragile o comunque debole, il che significa che dai due ai due milioni e mezzo di volumi delle maggiori biblioteche olandesi sono oggi danneggiati. Analogamente il 12% dei documenti dello stesso periodo conservati negli archivi di quel paese è in precario stato di conservazione. Ciò corrisponde a circa 28 chilometri di materiale danneggiato. Ma, come chiaramente messo in evidenza nel medesimo studio, tali percentuali sono destinate ad aumentare notevolmente quando ci si appresti a intervenire per consolidare la carta fragile. Infatti le conclusioni dell’indagine di fattibilità relativa agli interventi di restauro conservativo di massa sono che, se si vuole evitare una selezione individuale dei reperti danneggiati, eccessivamente costosa e impraticabile nelle biblioteche e negli archivi più grandi, è necessario intervenire sul 42% del materiale archivistico a fronte di quel 12% di materiale realmente in precario stato di conservazione di cui si è già detto e sul 33% del materiale bibliografico a fronte del 23% di libri realmente fragili (Schema 5). I risultati delle ricerche condotte nelle biblioteche e negli archivi olandesi sono probabilmente estensibili a molte biblioteche e archivi storici dello stesso tipo. Non esistono analoghe indagini condotte in Italia su scala sufficientemente ampia ma è presumibile che esse porterebbero a risultati analoghi sia nelle percentuali del materiale danneggiato sia in quelle del materiale che dovrebbe essere direttamente interessato da interventi di tutela di massa. Naturalmente il patrimonio archivistico e librario italiano è notevolmente più vasto di quello olandese. Si può quindi presumere anche in mancanza di dati certi che, per una efficace azione di tutela, noi dovremmo trattare una corrispondente maggiore quantità di materiali. Nel progettare un’azione di tutela di massa la più efficace possibile per questo tipo di beni culturali, sono probabilmente necessari in via prioritaria quattro diversi tipi di intervento:
• microfilmatura delle porzioni di archivio o di biblioteca che gli archivisti o i bibliotecari preposti alla loro tutela ritengano di importanza storica fondamentale; • interventi di consolidamento con tecniche manuali da prevedersi per singoli documenti fragili di particolare interesse storico, ma anche e soprattutto, con ogni probabilità più proficuamente, interventi di consolidamento di massa che prevedano cioè il risanamento contemporaneo di grandi quantità di documenti; • interventi, anch’essi possibilmente eseguiti con tecniche di massa, mirati all'eliminazione della acidità della carta e/o all’eliminazione della acidità degli inchiostri da manoscritto. La presenza di acidità nei materiali documentari è infatti, come è universalmente riconosciuto, la causa principale della continua degradazione della carta e della conseguente sempre maggiore fragilità di crescenti quantità di reperti storici; • controllo accurato delle caratteristiche chimico-fisiche e biologiche dell’ambiente di conservazione allo scopo di rallentare il verificarsi di ulteriori degradazioni dei materiali.
Selezione bibliografica 1. G.B. KELLY, Mass Deacidifìcation, in Preservation of Library materials, New York 1979, pp. 59-70. 2. J.R. russei, The Future of our Paper past. Final Report of’ the National Preservation Office of the Netherland, CNC, The Hague, November 1993.
3. R.D. SMITH, Deacidifying library
Collections: Myths and Realities,
in «Restaurator», 1987, 8, 4. E. MITTLER, Questioni in gioco, in Verso una biblioteca inservibile? Contributi per l’analisi dei problemi relativi al precoce invecchiamento della carta, a cura di G. Bologna e A. Zappalà, Cartiere del Garda, Riva del Garda 1990, p. 24. 5. A. ZAPPALÀ, Esigenze di formazione professionale di operatori della conservazione per Beni bibliografici e archivistici, in Europa: un patrimonio culturale da tramandare. Biblioteche e archivi. Nuove professionalità per nuove opportunità occupazionali, Fondazione Paolo Ferraris, Torino 1993, pp. 237-243.
P.S.: Nel testo corrente sono state omesse, per questioni tecniche, alcune immagini.
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2007
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Edizioni della Laguna
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