DUE
IMPERATORI PER
GORIZIA
Antonio Devetag
Maestro
del
Registrum Gregorii -
L'imperatore Ottone III in trono con le quattro province dell'Impero
Chantilly. Museo
Condè
28 aprile 1001: l'imperatore Ottone III emana a Ravenna il diploma in cui per la
prima volta viene menzionata Gorizia.
12 aprile 1500: muore a Lienz
Leonardo di Gorizia e la sua Contea passa in eredita all'imperatore Massimiliano
I.
Sono due date fondamentali
per la storia goriziana, singolarmente vicine l'una all'altra nel corso
dell'anno, anche se divise da mezzo millennio.
Sono queste date che la Mostra intende celebrare.. abbracciando insieme un
millenario e un cinquecentenario, pensando soprattutto agli imperatori che di
questa vicenda sono stati protagonisti.
La mostra in realtà è incentrata su Massimiliano I come figura cardine del
passaggio tra Medioevo ed Età Moderna. Massimiliano però rappresenta anche il
Sacro Romano Impero, la continuazione di quella idea che il giovanissimo Ottone
Massimiliano III tanto solennemente incarnò all'alba del nuovo millennio.
Ottone, Federico, Carlo è tutta la serie degli imperatori romani precedenti,
sotto il cui scettro si svolse, senza interruzione, intera la storia goriziana
del Medioevo.
Pur parlando di Massimiliano I e della Contea che, con l'anno 1500 prese inizio
con lui, la Mostra non poteva ignorare la scadenza millenaria della città.
L'età ottoniana è remota e preziosissima: i monumenti rimasti sono delicati e di
incommensurabile valore, le pergamene originali sono in gran parte perdute.
Grazie alla generosità dell'Archivio Capitolare di Udine si è riusciti a
inserire in una nicchia della Mostra il Placito veronese del 3 novembre 1001.
Non è il documento ravennate del 28 aprile, il cui originale e le copie più
antiche sono andate smarrite. E' il documento che Werihen, conte del Friuli,
ottenne dal tribunale presieduto da Ottone di Carinzia, per convalidare la
donazione che Ottone gli aveva fatto a Pavia dell'altra metà dei possedimenti e
pertinenze, la cui prima metà era stata concessa il 28 aprile a Giovanni,
patriarca di Aquileia.
Messa cosi, sembra una cosa molto complicata e astrusa. Per dirla in altri
termini, assai meno rigorosi ma comprensibili a tutti, la pergamena del 3
novembre 1001 è il più antico documento originale in cui siano ricordate Gorizia
e Salcano: medietatem predii ... Silikano et Gora noncupatum. Se poi la
forma Gorza, che compare anche in almeno una copia del documento del 28
aprile sia solo un errore del copista o abbia qualche suo significato,
lasciamolo decidere ai filologi e agli storici.
La pergamena in effetti mostra tutti i suoi mille anni d'età: è sporca,
macchiata, lacera, pressoché illeggibile anche per i più esperti. La
trascrizione integrale che di essa fece Cesare Maranesi (I Placiti del Regnum
Italiae, 2/1, Roma 1957) è un capolavoro di abilità paleografica: qui i
riprodotta integralmente. mentre di solito ci si limita a citare la parte
centrale del documento, quella che riporta la donazione di Ottone III.
Da sola la pergamena non avrebbe reso giustizia all'età che l'ha prodotta, che
nonostante tutto fu un periodo di grande civiltà figurativa. Al documento è
stato accostato uno splendido codice miniato solo di qualche anno precedente, il
famoso Sacramentarium Fuldense, anch'esso appartenente all'Archivio
Capitolare di Udine. La pagina in cui aperto rappresenta l'Adorazione del
Mistico Agnello dell'Apocalisse. E' una testimonianza originale della grande
epoca degli Ottoni, arrivata in Friuli direttamente dalla Germania, forse già
col patriarca Poppone (1019-1042).
Doveva esserci un altro codice dei X secolo in mostra, accanto alla pergamena,
l'Evangelarium sempre dell'Archivio Capitolare udinese, di cui qui si
possono vedere riprodotte le bellissime pagine iniziali in caratteri d'oro su
fondo purpureo.
Purtroppo il codice è in cattivo stato di conservazione ed meglio non fargli
subire altri traumi. Colgo l'occasione per chiedere a gran voce che qualcuno,
pubblico o privato, si assuma la non lieve spesa del restauro. Una delle più
antiche testimonianze dell'arte libraria nella nostra regione non può restare in
queste condizioni.
Quando venne soppresso il patriarcato di Aquileia, 250 anni fa, a Gorizia
(sempre trascurata) non andarono i pezzi più pregiati delle grandi raccolte
aquileiesi. Sono lieto che quest'appello alla salvaguardia di un grande
patrimonio di tutti sia espresso pubblicamente nella nostra città. E' il modo
migliore per ricordare la data anniversaria dell'Arcidiocesi, in piena concordia
con Udine, in memoria dei lunghi secoli di civiltà comune.
L'IMPERATORE OTTONE III
Figlio dell'imperatore Ottone II (955-983) e della principessa bizantina Teofano,
nacque a Kessel nel 980. A tre anni fu eletto re nella dieta di Verona del giugno 983,
poco prima che il padre morisse, a
soli 27 anni: la notte di Natale dello stesso anno fu incoronato ad Aquisgrana.
All'inizio rimase in Germania
sotto la tutela della madre e, alla sua morte, della nonna Adelaide. Nel 995
Ottone III fu proclamato maggiorenne
e ottenne i pieni poteri.
Imbevuto di cultura classica e di modelli romani, l'imperatore adolescente si
disinteressò della Germania
e già nel 995 scese in Italia, dove fece eleggere papa il cugino Brunone, con il
nome di Gregorio IV, da cui nel
maggio 996 venne incoronato imperatore. Tornò a Roma due anni dopo, per
reprimere una rivolta di nobili e
da quel momento pose la sua residenza in città, nella fastosa corte sul monte
Aventino. Nel 999 divenne papa il suo precettore, Gerberto d'Aurillac, col nome di Silvestro II.
Ottone III discese per l'ultima volta in Italia nell'anno 1000. Ormai il suo
ideale era la renovatio imperii Romanorum, sul modello tramandato dall'antichità, ma saldato strettamente alla
vita della chiesa. Fu in
rapporto con grandi personalità monastiche, con asceti, con missionari votati al
martirio come Adalberto di
Praga. Ma insieme si appoggiò alle strutture ecclesiastiche in quanto strumento
di potere, favorendo anche in
Italia vescovi tipicamente "politici".
La donazione al patriarca aquileiese del 28 aprile 1001 continuò la serie dei
diplomi ottoniani per
Aquileia; tuttavia essa rappresentò anche l'inizio di un'epoca nuova per il
Friuli. La concessione dell'altra
metà dei beni al conte Werihen, su sollecitazione del duca di Carinzia,
introdusse un terzo elemento nei
rapporti tra Patriarcato e Impero: quel ruolo che in seguito sarebbe stato
rivestito dai conti di Gorizia, che incrementarono
il loro potere politico nel territorio, sia in accordo con i patriarchi, sia in
contrapposizione a essi, ma
sempre in riferimento agli interessi imperiali tra Italia e Germania.
Ottone III ebbe grande cura nel valorizzare la sua immagine di sovrano:
l'imperatore è l'"unto" del
Signore, anzi una vera e propria immagine di Dio in terra. Egli usò forme di
autocelebrazione tipiche della
cultura bizantina, che gli proveniva dalla madre. Caratteristica di questo suo
programma la raffigurazione frontale in trono, vestito dei simboli del potere imperiale: la corona, il globo, il
bastone, il mantello. A fianco o
intorno, le province dell'Impero universale in atto di omaggio: Germania,
Francia, Italia, Alamannia: oppure,
in alternativa, Germania, Gallia. Roma, Sclavinia, a ricordare il suo impegno
contro i barbari Slavi.
Il sogno politico e religioso di Ottone III finì bruscamente, a soli ventidue
anni. Una rivolta dell'aristocrazia
romana costrinse l'imperatore e il papa a lasciare la
città. Mentre stava ancora attendendo gli aiuti dalla
Germania Ottone III morì nei pressi del Monte Soratte, vicino a Civita
Castellana nel Lazio, il 23 gennaio 1002. S.C.
Bibliografia:
G. R. Ladner. L'immagine
dell'imperatore Ottone III, Roma 1988
P. Stih.
"Villa quae Sclavorum lingua vocatur
Goriza". Nova Gorica 1999
Divus
Maximilianus - Una Contea per i Goriziani Edizioni della Laguna