Tra Venezia e Vienna
Marino De Grassi
La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, Albrizzi, Venezia 1745, antiporta
Gorizia e il Friuli tra Venezia e Vienna. Libri illustrati del Settecento è il titolo della mostra allestita al Castello di Gorizia e documentata in questo catalogo. E non poteva esserci luogo più idoneo di Gorizia a ospitare una rassegna che pone a confronto diretto, per la prima volta, una significativa selezione della produzione libraria illustrata di Venezia e di quella edita nei domini di Casa d’Asburgo. La sua particolare collocazione geopolitica e le sue vicende storiche in Età Moderna, infatti, ne fecero sin dai primi anni del suo passaggio agli Asburgo, a seguito della morte di Leonardo, ultimo conte, avvenuta in Lienz l’11 aprile 1500, una città di lingua e cultura italiana, capitale di una contea con una popolazione slovena a est e italiana nella sua parte occidentale. La sua nobiltà, che pure conosceva e parlava la lingua tedesca al pari degli alti pubblici funzionari, trovò spazio all’interno dell’amministrazione asburgica e non pochi suoi esponenti si distinsero nelle armi, nella diplomazia e nella stessa corte imperiale. La nobiltà locale si qualificava per formazione e interessi culturali, un tratto caratteristico di Gorizia sino ai nostri giorni. La città godette per secoli, e fino a tutto il Settecento, di una continua immigrazione dall’Italia. Agli inizi del Seicento, anche a seguito della forte azione controriformistica avviata dall’arciduca e poi imperatore Ferdinando II, in città si insediarono i Gesuiti, che ne accenturarono il livello culturale e la sua connotazione italiana. Ma Gorizia allora era e si sentiva parte integrante dei domini di Casa d’Austria: una città italiana nell’impero degli Asburgo, che godeva degli influssi culturali di area veneta, ma che non poteva naturalmente non avvertire le influenze che provenivano dalla particolare realtà statuale cui apparteneva. E specie nel Settecento, che qui direttamente ci riguarda, fu la presenza forte e autorevole di Venezia a farsi sentire, così come la corte di Vienna esercitava fascino e attrazione non solo sulla nobiltà goriziana, ma pure su quella friulana residente in territorio veneto. I confini statuali insomma, che pure crearono problemi all’Impero e alla Repubblica, in campo culturale non si percepivano. E proprio i materiali esposti in questa rassegna espositiva ci confermano questo interessante flusso Venezia - Vienna nel campo dell’editoria illustrata, talvolta mediato da intellettuali e autori goriziani e friulani, flusso che fu di merci, ma anche e soprattutto di uomini e del loro ingegno.
La scelta dei materiali e la nozione di libro illustrato
L’interpretazione corrente prevalente, quella seguita e affermata, almeno nella prassi, dagli studiosi dell’incisione, tende a classificare quale libro illustrato anche la raccolta di stampe, cioè l’album o la cartella che accorpa diverse incisioni di uno o più autori proposte unitariamente e precedute da una tavola incisa con funzione di frontespizio, spesso privo di note tipografiche, che generalmente indica il titolo della raccolta, i nomi degli artefici, disegnatori e incisori, e quello, frequente, del personaggio dedicatario dell’opera. La parte testuale, in tali manufatti, è di solito ridotta a poche marginali annotazioni, normalmente incise; la legatura, quando c’è e le stampe non sono sciolte e semplicemente accostate in cartella, è in prevalenza diversa da quella del libro (ottenuta attraverso la piega dell’intero foglio di stampa) e consente un agevole scioglimento delle singole incisioni intervenendo sul solo filo di cucitura. Simili prodotti, per lo più firmati da artisti illustri o celeberrimi, sono naturalmente di grande pregio e rarità, oltre che di costo elevato sin dalla loro origine, ma non rientrano, a sommesso parere di chi scrive, nella nozione di libro illustrato. Sono splendidi lavori che appartengono esclusivamente al mondo, e al mercato, delle opere d’arte, più o meno grandi in ragione della felicità creativa del loro autore, ma che poco hanno a che fare con il mondo, e con il mercato, del prodotto tipografico, il libro, anche quando è copiosamente illustrato da calcografie. La presenza di un testo, normalmente composto con caratteri da stampa o, in via assolutamente eccezionale, interamente inciso, la piegatura dell’intero foglio stampato, secondo gli usuali e tradizionali formati (folio, quarto, ottavo, etc.) e la successiva legatura; la concessione della licenza di stampa da parte dei Riformatori dello Studio di Padova (licenza da cui erano esenti solo i libri liturgici e le pubblicazioni gratulatorie, soggette al solo permesso dell’inquisitore e del revisore) sono elementi costitutivi e distintivi del prodotto libro e, nella fattispecie, di quello veneziano settecentesco. Alla luce di queste considerazioni sono state escluse dalla rassegna le importanti e splendide raccolte di stampe, particolarmente illustri e pregiate quelle pubblicate a Venezia, ma di ottima qualità e di notevole interesse pure quelle impresse a Vienna.
Carta geografica della provincia del Friuli (1750) Scala di Miglia dieci Italiane rifacimento maginiano del De L' Isle. Si leggono i confini tra il Friuli e la Contea di Gorizia
Autentici capolavori dell’arte dell’intaglio, quindi, sono stati intenzionalmente eliminati da questa mostra, che vuole occuparsi unicamente del libro. E se da tale opzione deriverà qualche soddisfazione in meno per l’occhio del visitatore, che pur potrà godere anche di bellissime, eleganti e raffinate incisioni, un elemento di chiarezza sarà stato introdotto nella definizione del non sempre marcato confine tra il mondo dell’incisione e quello del libro illustrato, pertinenza esclusiva, il primo, dello storico dell’arte e territorio comune, il secondo, anche allo storico dell’economia e della cultura. Un altro punto di riferimento per la selezione è stato il luogo di stampa. Si è voluto escludere il libro figurato impresso nei territori di Terraferma della Serenissima, limitando la presenza solo a opere stampate dai torchi veneziani. La distinzione, oltre a consentire un più elevato e attendibile livello di rappresentatività (con la disponibilità, per ragionevoli motivi di spazio, di capacità e di apprezzamento visivo dell’utente, di poco più di sessanta titoli, sarebbe stato arduo offrire un panorama credibile dell’intera produzione veneta illustrata) trova fondamento nel diverso e privilegiato status giuridico assicurato ai librai e agli stampatori della capitale rispetto ai colleghi di Terraferma. Emblematica al riguardo la lunga lotta sostenuta e vinta dai bassanesi Remondini, i più grandi editori del Settecento italiano, per ottenere l’immatricolazione all’Università dei librai e degli stampatori di Venezia, requisito indispensabile per poter sottoscrivere un’edizione con l’indicazione di Venezia quale luogo di stampa. Per quanto concerne le opere stampate nei domini asburgici, invece, è stato adottato un opposto criterio estensivo, che ha consentito in qualche misura di «equilibrare», quantomeno sul piano qualitativo e della varietà dei soggetti, la forza dei materiali posti a confronto, di assicurare un panorama ampio e poliglotta, nonché di garantire la presenza di una variegata selezione di opere stampate a Gorizia, e quindi in territorio imperiale, ma edite in lingua italiana e spesso corredate da incisioni di provenienza veneta.
Le sezioni della mostra
Giovanni Volpato, Ritratto di Rodolfo Coronini, 1769
E proprio con la produzione locale e/o di autori goriziani si apre l’esposizione. Sovrasta la figura di Rodolfo Coronini (Gorizia 1731 - Vienna 1791), che brilla per la copiosità delle proprie opere corredate da illustrazioni; i suoi interessi in campo storico e araldico, le sue qualità di disegnatore, la sua passione per l’arte e per la cultura in generale e una disponibilità finanziaria certo non elevatissima ma comunque non comune, gli consentirono di affrontare l’impegno di dar vita a belle edizioni illustrate; i disegni preparatori delle incisioni sono quasi sempre opera sua (Autor invenit) mentre gli incisori cambiano con il luogo di stampa. Coronini ebbe pure un significativo incarico politico (fu apprezzato vicepresidente della Contea) e per tale ruolo, che premiava la sua assoluta devozione all’imperatrice Maria Teresa, gli vennero dedicate importanti edizioni, specialmente da Valerio de’ Valerj, un tipografo friulano attivo a Gorizia dal 1772, con cui il nobiluomo aveva tuttavia un pregresso e impegnativo rapporto editoriale. La sua figura di rampollo di nobile famiglia e di intellettuale e le vicende delle sue edizioni quasi incarnano il tema di questa mostra.
Rodolfo Coronini - Tentamen genealogico - chronologicum, Kaliwoda, Vienna 1759
Dai suoi giovanili studi viennesi, infatti, nacque il Tentamen, dedicato al Medioevo goriziano (Vienna, Trattner 1752 e Kaliwoda 1759), la sua opera più nota e più discussa sin dalla prima apparizione ove il giovane Coronini ebbe subito occasione di dar prova delle sue qualità di disegnatore e pure di cartografo, specie con la bella e interessante carta della Contea di Gorizia, allegata alla seconda edizione. Ma fu dieci più tardi, nell’elaborazione della cornice che orna il frontespizio del Fastorum goritiensium liber I (Vienna, Kurzböck 1769), che il nobile goriziano espresse il meglio di sé quale interprete del gusto settecentesco; con la leggerezza propria del rococò infatti, egli riuscì a tenere uniti, in una sola piccola pagina, armi e stemmi d’Austria e di Lorena, dei Dietrichstein e dei Coronini, assieme all’aquila bicipite e alle armi della Contea di Gorizia, collegati da oggetti dall’alto valore simbolico e allegorico che rappresentano «... l’apoteosi della Casa d’Austria, il connubio di trono e altare, l’ideale di una nobiltà che difende la patria al servizio della Chiesa e con le armi, la celebrazione della patria goriziana e l’onore della propria famiglia»1. Nello stesso anno, a Venezia, per i tipi del grande tipografo-editore Antonio Zatta, uscì l’Operum miscellaneorum tomus primus..., realizzato in collaborazione editoriale con il tipografo cividalese Valerio de’ Valerj, ormai prossimo a trasferirsi a Gorizia. Il tomo, di grande formato, fu l’unico a essere pubblicato e la sua struttura testuale, a onor del vero, non brilla per facilità di utilizzo e consultazione; sotto il profilo materiale tuttavia, il libro è attraente, stampato su carta forte e corredato da belle illustrazioni disegnate dall’autore e incise da abili artigiani al servizio della ditta Zatta. Rodolfo Coronini quindi, nello stesso anno, stampo' opere figurate sia a Vienna che a Venezia, città dove l’anno seguente commissionò allo Zatta l’edizione dello Specimen genealogico-progonologicum ad illustrandam augustissimam prosapiam Habsburgo - Lotharingicam, un lavoro storico-genealogico che esaltava la neonata dinastia degli Asburgo - Lorena, un monstrum genealogico, ma una robusta realtà politica costituita dal matrimonio d’amore tra Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d’Asburgo, che in tal modo garantiva continuità alla dinastia imperiale. L’edizione veneziana, corredata in antiporta da un bel ritratto del Coronini inciso da Giovanni Volpato (1740-1803), avrebbe dovuto costituire un omaggio a Pietro Leopoldo di Toscana in visita a Gorizia; le cose però non andarono bene e il libro fu consegnato in ritardo2, quando il granduca e arciduca, poi imperatore Leopoldo II (1790-1792), aveva già lasciato Gorizia. Coronini ritenne allora di dar vita a una seconda, lussuosa edizione dell’opera, ben illustrata dai suoi disegni incisi da Ernesto Mansfeld (1739-1796) edita a Vienna dal Trattner nel 1774, utilizzando pure la lastra in rame del suo ritratto inciso dal Volpato. Si tratta del libro dalla veste più lussuosa tra tutti quelli da lui pubblicati; era infatti destinato a tutte le corti europee e alle maggiori famiglie di nobiltà italiana e austriaca. I suoi impegni editoriali non si erano ancora esauriti, nemmeno nel campo dei libri illustrati. Meritano ancora menzione infatti due sue opere di minore rilevanza grafica, stampate però a Gorizia, il Ragguaglio istorico della vita, e del martirio di S. Eurosia vergine, Tommasini 1771, e il Bellum Petriniense..., de’ Valeri 1779.
[Giacomo Casanova] Istoria delle turbolenze della Polonia, de Valerj, Gorizia 1774-75
Ma Rodolfo Coronini fu pure il dedicatario della più importante, celebre, rara e ricercata opera mai stampata a Gorizia, quella Istoria delle turbolenze della Polonia..., de’ Valeri 1774-1775, scritta da Giacomo Casanova e rimasta incompiuta. L’avventuriero veneziano, più di altri interprete del cosmopolitismo settecentesco, legò l’inizio e la fine della sua vita a Venezia e a Dux, in Boemia, nei domini asburgici, e proprio nella piccola Gorizia diede alle stampe i tre volumetti del suo lavoro, da cui emergono notevoli capacità di memorialista e di osservatore attento della società e delle vicende politiche contemporanee; il primo volume è emblematico, nella sua parte illustrata, del tema di questa mostra: la bella antiporta e il frontespizio, interamente incisi con mano abile da Antonio Baratti, uno dei più noti artisti veneti di riproduzione, corredano un libro stampato a Gorizia, e quindi in territorio asburgico, da un personaggio che è tra i più noti simboli della Venezia settecentesca. La produzione goriziana e/o di autore locale, presenta diverse altre opere interessanti, per le quali si rinvia alle schede; il giudizio complessivo è comunque positivo, anche se sia in termini quantitativi che qualitativi non fu solo e tanto la pregevole illustrazione l’elemento qualificante dell’editoria locale, quanto la fama o la bravura dei suoi autori, che confermano l’antica vocazione euroepa di Gorizia. Dopo questo omaggio alla città che la ospita, la mostra si apre nel salone degli Stati Provinciali, a destra di chi entra, con la spettacolare sezione Gli Asburgo e gli omaggi imperiali, che propone alcune splendide e grandi opere, dedicate alla Casa d’Austria e a suoi personaggi, illustrate pure dall’esposizione verticale, in sontuose cornici, di tavole tratte dai volumi aperti nelle bacheche. Tra le numerose e fastose edizioni meritano particolare menzione la Genealogia Diplomatica Augustae Gentis Habsburgicae... Vienna 1737, del padre benedettino Marquardo Hergott (1694-1762), sontuosa opera in tre volumi, degna della casa imperiale, data alle stampe dal brillante tipografo - editore Leopoldo Joannes Kaliwoda e corredata da belle incisioni. Nella sezione si confronta ed emerge la raffinata e ricca edizione in dieci volumi delle Oeuvres... Venezia, 1736-1757, di Jacques Benigne Bossuet, vescovo di Meaux, curata con particolare attenzione dal maestro dei capolavori illustrati veneziani, Giambattista Albrizzi (1698-1777), abituale frequentatore della capitale austriaca, che dedicò ben nove dei dieci volumi ad altrettante donne legate alla Casa d’Asburgo per matrimonio o per discendenza diretta, raffigurandole in raffinati ritratti. I volumi sono illustrati da antiporte, testate e finalini, disegnati soprattutto da Giambattista Piazzetta, con un intervento pure di Giambattista Tiepolo. Una grande impresa illustrata veneziana, quindi, per onorare una grande casata imperiale, al pari dei due ricchi volumi che testimoniano con scritti e immagini, il primo, l’atto di omaggio all’arciduchessa Maria Teresa da parte della Dieta dell’Austria Inferiore, Wien, Schilgen, s.d. ma 1740, il secondo, l’incoronazione di Maria Teresa quale regina di Boemia, Prag, Rosenmüller, s.d. ma 1743. Le due fastose opere documentano in numerose grandi tavole, con dovizia di particolari, tutte le fasi delle cerimonie, ivi compresi i banchetti. Particolarmente spettacolari le due grandi vedute ripiegate che raffigurano il corteo durante l’incoronazione e rappresentano la capitale boema in tutta la sua bellezza. In fronte alla sezione sugli Asburgo se ne apre una tutta veneziana, emblematica del gusto del tempo nella Serenissima e degli indiavolati virtuosismi grafici degli incisori veneti, dedicata alle Raccolte gratulatorie, cioè a quelle composizioni occasionali, composte in genere da versi di scarso o nullo valore letterario, scritti da amici, parenti e riverenti in occasione dell’assunzione a cariche pubbliche, del matrimonio o della monacazione dei potenti di turno o dei loro rampolli. Queste particolari pubblicazioni, allora diffuse in tutta Europa, a Venezia, soprattutto nella seconda metà del secolo, liberarono la fantasia di disegnatori e incisori; le versioni più lussuose, infatti, oltre a una vistosa antiporta e a un frontespizio interamente inciso, racchiudono i testi, pagina per pagina, in ricche cornici allegoriche, autentici capolavori di bravura nel disegno e nell’intaglio.
Componimenti poetici sponsali Porcia-Porcia, Fenzo, Venezia 1780, antiporta
La mostra ne propone diversi esemplari lussuosi, tra cui vanno segnalati Poesia per l’ingresso solenne di.... Gio. Antonio Gabriel, cavaliere e cancellier grande, Alessandri e Scattaglia, Venezia 1785, e componimenti poetici nell’occasione de’ ... sponsali di ... Giuseppe del S.r.i. principe di Porcia e la principessa Maria Francesca di Porcia, Fenzo, Venezia 1780, che si distingue per le raffinate incisioni di Francesco Bartolozzi; per l’impegno profuso da un abile incisore friulano di riproduzione, Jacopo Leonardis (1723-1797), meritano menzione i Componimenti poetici per lo sposalizio solenne... Ridolfo conte Colloredo con la contessa Claudia di Maniago, Bassanese, Venezia 1760. La rassegna prosegue quindi con l’omaggio al maggiore peintre-graveur veneziano che lavorò all’illustrazione del libro, Antonio Visentini (1688-1782), e si apre così pure la sezione dedicata a le grandi opere con i due volumi Della Istoria d’Italia di Francesco Guicciardini, gentiluomo fiorentino libri XX, Venezia 1738 (ma 1739), autentico capolavoro di raffinata eleganza, prodotto dall’illuminato editore Giambattista Pasquali (1702-1784) e frutto della sua formidabile collaborazione con il Visentini e con il console a Venezia di S.M. Britannica, Ioseph Smith, collaborazione emblematicamente rappresentata dalla marca tipografica La felicità delle Lettere. L’opera è dedicata a Francesco Stefano di Lorena, da poco insediatosi quale granduca di Toscana e fresco sposo dell’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo; sette anni più tardi, nel 1745, egli divenne imperatore del Sacro Romano Impero e la sua consorte, succeduta nel 1740 al padre, l’imperatore Carlo VI, alla guida dei domini asburgici, segnò un quarantennio di regno caratterizzato da un equilibrato riformismo. Sempre del Pasquali, e sempre frutto del citato fervido incontro culturale, sono i due eleganti volumi P. Virgilii Maronis Opera…, Venezia 1736, e l’originale fatica del Visentini, che nel 1767 illustrò un Trattato di Teofilo Gallacini sopra gli errori degli architetti e nel 1771 diede corpo alla sua solida esperienza didattica; scrisse e illustrò infatti un interessante volume di Osservazioni… sul medesimo trattato; fu la sua ultima fatica, prima di spegnersi nel 1782, all’età di 94 anni, nella sua amata Venezia. Sono quasi tutte importantissime le opere esposte in questa parte della mostra, che si distingue comunque per libri di grande formato e di altissima qualità sia dei materiali usati sia degli artisti, incisori e disegnatori, impegnati nell’illustrazione. E non è un caso che a firmare tutte le pubblicazioni, con una sola eccezione, siano appunto i «tre grandi» dell’editoria illustrata veneziana: l’appena citato Giambattista Pasquali, Giambattista Albrizzi e il più giovane Antonio Zatta (1722-1804), affermatosi nel mondo del libro figurato veneziano nella seconda metà del secolo. Figlio d’arte, alla morte del padre l’Albrizzi riuscì ad acquisire la piena proprietà dell’impresa di famiglia. Da allora realizzò numerose e splendide edizioni illustrate, sfruttando anche la personale amicizia con Giambattista Piazzetta, il grande artista che, come si vedrà, predispose i disegni di buona parte delle più celebri imprese figurate albrizziane. Egli distinse le sue opere per l’uso costante di ottimi materiali, dalla carta ai caratteri e alle calcografie. Anche nella realizzazione delle raccolte gratulatorie l’Albrizzi si espresse a un alto livello qualitativo. Nei rapporti sociali e nelle scelte editoriali egli fu un uomo prudente, conformista e sensibilissimo all’incontro con i potenti; la sua predilezione per Casa d’Asburgo è già stata innanzi segnalata per le Oeuvres del Bossuet e qui va rimarcata ricordando La Gerusalemme Liberata del Tasso, Venezia 1745, da lui dedicata all’imperatrice Maria Teresa e comunemente considerata il più bel libro illustrato del Settecento italiano.
Anton Maria Zanetti quondam Girolamo Anton Maria Zanetti di Alessandro. Delle antiche statue greche e romane. Albrizzi, Venezia 1740 - 1743
La sua figura di editore splende in mostra pure con i due eccezionali volumi che compongono l’opera Delle antiche statue greche e romane che nell’antisala della libreria di S. Marco e in altri luoghi pubblici di Venezia si trovano, Venezia 1740-1743, preziosissima e rarissima opera, ideata e compiuta dai due cugini Anton Maria Zanetti, quondam Girolamo e di Alessandro, pure coinvolti, a diverso titolo, in altre due brillanti opere esposte: Le gemme antiche di Anton Maria Zanetti, Albrizzi, Venezia 1750, e Varie pitture a fresco de’ principali maestri veneziani, Venezia 1760. Di tutt’altra tempra fu il già citato Giambattista Pasquali. La società Pasquali-Smith svolse un ruolo importante nel rinnovamento dell’editoria veneziana e con le sue edizioni illustrate ben poteva misurarsi in bellezza e qualità, sia iconografica che testuale, con le migliori pubblicazioni albrizziane. In questa sezione va ancora segnalato un suo libro poco celebrato ma in realtà bello, raro e prezioso, il volume in gran folio scritto da Giampietro Zanotti, segretario dell’Accademia Clementina di Bologna, Le pitture di Pellegrino Tibaldi e Niccolò Abbati, Pasquali, Venezia 1756, realizzato «alla francese», cioè con l’uso dei migliori materiali con un’impaginazione ricca di ampi spazi bianchi, al pari delle pregiate edizioni dell’Albrizzi. Il 1756 registra pure l’esordio nel campo dell’editoria illustrata di Antonio Zatta, un tipografo-editore che ebbe un ruolo da protagonista anche se le sue edizioni illustrate non raggiunsero mai le vette qualitative dei suoi predecessori. Nella sezione sono esposti i due volumi delle Rime di Francesco Petrarca, Venezia 1756, e i quattro grossi tomi delle Opere di Dante Alighieri, Venezia 1757-1758, impresa meritoria anche se non felicissima negli esiti iconografici, a causa della obiettiva difficoltà a conciliare la gravità del divino poema con la leggerezza dello spirito veneziano del tempo. Questa ricca sezione si conclude con un’opera degna di nota per il grande impegno profuso dal già citato incisore palmarino Jacopo Leonardis, che da solo produsse l’imponente apparato iconografico del lavoro di Torquato Tasso, Il Goffredo ovvero Gerusalemme Liberata, Groppo, Venezia 1760-1761, composto da due robusti volumi corredati da più di cento incisioni.
Beatae Mariae Virginis officium, Pasquali, Venezia 1740
Segue la sezione Libri religiosi che presenta alcuni piccoli capolavori, quali, tra gli altri, il Beatae Mariae Virginis Officium, Venezia 1740, autentico gioiello interamente inciso, creato dal Pasquali e disegnato dal Piazzetta. La rassegna continua con la sezione dedicata ai Libri giuridici, ove emergono la prima edizione veneta, pure illustrata, della celebre opera dell’illuminista lombardo Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Benvenuti, Venezia 1781, e la Constitutio Criminalis Theresiana, Trattner, Vienna 1769, che documenta in chiare tavole incise come la tortura fosse ancora praticata quale mezzo di inquisizione criminale nei domini asburgici, sino alla sua abolizione, decretata da Maria Teresa nel 1776. La scuola incisoria veneta, che si sviluppo' attorno alla bottega di Giuseppe Wagner e alla calcografia bassanese dei Remondini, diede un più che rispettabile contributo all’editoria, garantendo una buona e spesso ottima qualità di intaglio e riproduzione anche nei numerosissimi libri dotati di una sola antiporta o di pochissime figure. Assolsero insomma, gli incisori del tempo, la moderna funzione del fotografo, sia ritrattista che documentarista. E se ciò è facilmente riscontrabile nelle più celebri imprese illustrate, in genere dotate dell’effigie del dedicatario, di solito un grande esponente del potere contemporaneo, conviene anche soffermarsi su alcuni esempi di questa funzione posta al servizio di opere di scrittori difficili, non sempre graditi cioè ai regimi dominanti. La merce-libro e l’importanza che la Repubblica le riconosceva da alcuni secoli, fecero sì che spesso Venezia sapesse essere, in nome degli affari, più disponibile di altri stati alla pubblicazione degli scritti di questi autori. L’odierna mostra presenta alcuni casi e la prima citazione spetta alla Istoria civile del Regno di Napoli, ristampa curata dal Pasquali nel 1766, che fu la prima dopo il sequestro dell’edizione napoletana del 1723; il ritratto dello storico è bene inciso da Antonio Baratti. In questo contesto, presenti nella sezione Pensiero moderno, sono pure da segnalare i Dialoghi di Focione, Pasquali, Venezia 1764, I principi della morale, o sia saggio sopra l’Uomo di Alessandro Pope, Novelli, Venezia 1761, e le opere di un consultore ecclesiastico della Serenissima, il friulano Antonio Montegnacco, che su posizioni orientate al giurisdizionalismo pubblicò il Ragionamento intorno a’ beni temporali posseduti dalla chiesa, Pavini, Venezia 1766, e difese le sue ragioni con altri polemici scritti qui esposti.
La mostra apre quindi l’importante sezione dedicata ai libri illustrati di autori friulani pubblicati a Venezia o nei domini asburgici.
Giandomenico Bertoli, Le antichità di Aquileia, Albrizzi, Venezia 1739, antiporta
Gian Giacomo Marinoni - De astronomica specula, Kaliwoda, Vienna 1745, antiporta
Gian Giacomo Marinoni - De re ichnographica, Kaliwoda, Vienna 1751
Alcuni sono presenti in altre sezioni; in questa meritano menzione per l’alto valore iconografico Le antichità di Aquileia del canonico Giandomenico Bertoli, Albrizzi, Venezia 1739, ornato da testate e finalini disegnati dal Piazzetta, il Sancti Patris Nostri Paulini Patriarchae Aquilejensis Opera di Gian Francesco Madrisio, Pitteri, Venezia, 1737, le splendide edizioni De astronomica specula, Kaliwoda, Vienna 1745 e De re ichnographica, Kaliwoda, Vienna 1751, del matematico e scienziato udinese Gian Giacomo Marinoni (1676-1755), ricche di preziose e accurate illustrazioni tecniche, impresse su carta forte con ampi margini bianchi e che ben possono confrontarsi con le migliori edizioni veneziane, e ancora il primo volume del celebre Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli, di Gian Giuseppe Liruti (1689-1780), Fenzo, Venezia 1760, con una bella antiporta allegorica incisa dalla mano magistrale di Marco Alvise Pitteri, il più felice interprete dei disegni di Giambattista Piazzetta. Sono state qui citate solo le opere di maggiore importanza, e specie quelle che si distinguono per qualità dell’illustrazione. A tutte le sezioni sin qui presentate, se ne deve aggiungere una di notevole rilevanza intitolata Geografia e letteratura da viaggio e curata da Marina Bressan, che la introduce in catalogo con uno specifico saggio. Restano ancora da citare, a completamento di questo intervento, una bacheca dedicata alla Musica che propone la bella edizione delle Opere, Zatta, Venezia 1781-1783, di Pietro Metastasio pubblicata in sedici graziosi volumi e un’ultima bacheca, che ospita, tra gli altri, i dodici volumi della Storia della Repubblica di Venezia dell’abate Marc’Antonio Laugier, Palese e Storti, Venezia 1767-1769, nonché il Compendio breve della descrizione geografica ed istorica delle Provincie e città venete passate, in virtù della pace conchiusa a campo formido, sotto il dominio della Casa d’Austria, Creutz, Trieste 1798. «Gorizia non fu che per cinque giorni sede del quartier generale del grande Corso e la città di appena 10.000 abitanti dovette accogliere e, nei limiti del possibile, alloggiare ed alimentare 50.000 militari, approntare ospedali per 4.000 feriti, provvedere ai magazzini e depositi indispensabili e pagare una contribuzione di 150.000 fiorini. Il 26 marzo 1797, Bonaparte lasciava Gorizia, che rimase affidata al generale Bernadotte, futuro Re di Svezia, e si trasferiva a Tarvisio per dirigere le operazioni militari in Carinzia e nella Stiria, che ebbero termine con la firma dei preliminari di Leoben il 18 aprile 1797. In base ai patti, le truppe imperiali rioccuparono Gorizia il 24 maggio succes-sivo, ma la pace fu conclusa appena il 17 ottobre 1797 e prese nome dalla località di Campoformio, equidistante fra Udine, sede della delegazione imperiale capeggiata dal goriziano Conte Luigi Cobenzl, e Passariano, residenza di Napoleone, dove il trattato fu effettivamente firmato. L’accordo era stato raggiunto a spese del «valetudinario Leone di San Marco», come diceva Napoleone, col baratto dei Paesi Bassi, di Milano e di Mantova che l’Austria cedeva alla Francia, contro gli Stati Veneti fino all’Adige, che passavano invece sotto la dominazione austriaca, mettendo fine a 14 secoli di storia gloriosa tanto nelle armi quanto nelle arti. Il settecento era finito»3.
Marino De Grassi
1 Alessio STASI, "Canto l'onor delle sonziache sponde", note su Rodolfo Coronini e i Fasti Goriziani. Mariano del Friuli 2001, p. 25 2 Alessio STASI, ibidem p. 31 2 Guglielmo CORONINI, Napoleone a Gorizia in Il Settecento goriziano. Gorizia 1956, p. 62
Gorizia e il Friuli tra
Venezia e Vienna - Libri illustrati del Settecento
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