LA RIVOLUZIONE IN
TIPOGRAFIA
NUOVE TECNOLOGIE E
SVILUPPO DELL'EDITORIA A SERVIZIO DEL VIAGGIATORE E DEL TURISTA
Marino
De Grassi
J. Lavallée, L. F. Cassas,
Voyage pittoresque et historique de l'Istrie et Dalmatie. Paris,
1802
A cavallo tra il Settecento e l'Ottocento il mondo della produzione,
della diffusione e del consumo di prodotti a stampa subì una rivoluzione
per certi aspetti paragonabile all'invenzione della stampa a caratteri
mobili. Anzi, in termini quantitativi fu un fenomeno di portata ben
maggiore, che si sviluppò a seguito delle rivoluzioni francese e
americana, con una conseguente crescita di interessi per la lettura e
una forte apertura di orizzonti culturali e che, grazie a un poderoso
sviluppo tecnologico, generò fertili esiti nella meccanizzazione dei
processi produttivi e nell'espansione dei mercati, senza perciò
provocare disoccupazione di sorta, anzi allargando e rafforzando la
rendita economica di quei comparti artigianali e industriali.
In quel contesto, fenomeno della Rivoluzione industriale, l'affiorare
dei fermenti liberali con la conseguente nascita di una prima vera
opinione pubblica - anche in un fervido scontro tra reazione e
liberalismo - e le connesse necessità di dibattito, di informazione e di
conoscenza, diede ulteriore sviluppo all'editoria, alla stampa periodica
e alla divulgazione culturale, intesa anche come diffusione di stampe
d'arte a soggetto vedutistico di tutti i paesi del mondo.
Molti dei materiali esposti in mostra sono esempi concreti di tale vasto
fenomeno industriale, artigianale, commerciale, artistico, letterario;
in una parola della grande e rinnovata creatività dell'uomo, pronto a
servire ampi settori di una società in evoluzione economica e sociale,
assetata di letture e di conoscenze, anche visive.
Paradossalmente fu con la Restaurazione, dopo il disastro europeo
provocato dalla bufera napoleonica, che trovarono sviluppo e
applicazione su larga scala invenzioni di vario genere relative alla
meccanizzazione degli strumenti di stampa, alla fabbricazione della
carta, alla riproduzione delle illustrazioni e alla loro stampa a
colori, ai sistemi di diffusione e distribuzione dei libri e dei
periodici, grazie alla nascita e allo sviluppo, dopo il primo
trentennio, dell'energia prodotta dal vapore, applicato alle navi e,
soprattutto, al nuovo rivoluzionario mezzo di trasporto, la ferrovia. Ci
fu quindi un fervore continuo; ai crescenti trasporti di merci e di
persone si accompagnava il movimento vasto e più rapido delle idee, che
concorsero sì pure allo scoppio di numerosi conflitti di vario genere,
ma anche ad alimentare il desiderio di aprire le menti a nuovi orizzonti
e ad approfondire conoscenze.
Le nuove invenzioni determinarono una crescita della produzione e una
riduzione dei costi. Ci proponiamo di offrire al lettore, usando quali
esempi oggetti e materiali esposti in mostra, un breve percorso
dell'evoluzione tecnologica nel campo della preparazione, della stampa e
della diffusione di prodotti, soprattutto cartacei, che testimoniano il
fenomeno sopra accennato. Alcune tra le prime opere dell'itinerario
espositivo sono, sotto il profilo tecnologico, prodotti di altissima
qualità, fabbricati ancora con tecniche e materiali sostanzialmente
identici a quelli che si usavano nei secoli precedenti; e si tratta, sia
chiaro, di oggetti di pregio e valore, preziosi e ricercati nel mondo
antiquario e collezionistico. Il primo è il celebre e noto libro
Voyage pittoresque et historique de l'Istrie et de la Dalmatie
(tipografia Didot, Parigi, 1802), dell'erudito artista Louis François
Cassas rielaborato nel testo dell'ex marchese Joseph Lavallèe. Trattasi
di un sontuoso volume stampato in folio grande su forte carta a mano, di
191 pagine, corredato da 65 grandi tavole calcografiche tutte fuori
testo e sempre rilegato in pelle, con tagli colorati e tasselli dorati
al dorso; è, insomma, un libro nato ricco e destinato ai ricchi e ai
potenti, ma pure ai colti, sin dai tempi della sua preparazione
editoriale, come comprova la lunga, ordinata e ben evidenziata Liste
des Souscripters, che segue l'antiporta e il frontespizio, si apre
con la firma di Bonaparte primo console e raccoglie ben 309
sottoscrizioni, per un acquisto prenotato globale di 824 esemplari, un
autentico primato se consideriamo la marginalità territoriale del
soggetto trattato, rispetto alla Francia e all'Europa, e l'elevatissimo
costo di un volume così architettato. L'opera si rivela assolutamente e
coerentemente neoclassica, figlia esemplare e legittima del suo tempo,
sia nell'architettura tipografica che nei soggetti e nell'esecuzione
delle illustrazioni. È noto anche ai non specialisti che i canoni
fondamentali del neoclassicismo tipografico vennero elaborati da un
italiano, Giambattista Bodoni, di Saluzzo, attivo a Parma, eccelso
editore e tipografo, nonché grande disegnatore di caratteri. Il
Voyage ... è tutto rigorosamente composto in caratteri Bodoni e
l'impaginazione, accurata, sensibile e generosa di ampi spazi bianchi e
di ariose interlinee, richiama subito alla mente le migliori edizioni
bodoniane. Anche l'uso in pagina delle poche testate incise corrisponde
ai criteri architettonici di Bodoni. L'iconografia dell'opera, tratta
dei disegni elaborati dal Cassas, a seguito di un suo viaggio compiuto
in Istria e Dalmazia tra il luglio e l'agosto 1782, consta di grandi
tavole incise da alcuni tra i migliori artisti francesi del tempo. Ogni
lastra rivela un'esecuzione accurata, tecnicamente ineccepibile, ma
l'esito appare forse un po' freddo, di alta scuola, ma privo di quella
vivacità propria dei migliori libri illustrati del Settecento francese e
veneziano, appartenenti ormai ad un'altra epoca; tant'è, il passaggio
dal classicismo settecentesco all'imperante neoclassicismo si era
consumato.
Tanta fastosa ricchezza è il frutto di un testo interamente composto a
mano e stampato al torchio su carta fabbricata a mano, al pari delle
pregevoli illustrazioni tutte prodotte in calcografia; fatti salvi
piccoli perfezionamenti tecnici e l'impianto architettonico neoclassico,
un libro così avrebbe potuto essere stampato agli inizi del Cinquecento.
Lo stesso, dal punto di vista delle tecniche di stampa e dei materiali
usati, può dirsi della bella carta calcografica, Il Ducato di
Venezia. Astronomicamente e trigonometricamente delineato per ordine di
sua Maestà... dall'anno 1801 sino all'anno 1805 dal di lei Stato
Maggiore sotto la direzione del Signor Antonio Barone de Zach... Dato in
luce con supremo permesso da Giuseppe Marco Barone de Liechtenstern ed
incisa sotto la sua inspezione da Girolamo Benedicti, che però sul
piano dei contenuti cartografici e scientifici è un vero esempio di
modernità ed applicazione di rilievi geodetici e principi matematici
nella rappresentazione del territorio.
Allo stesso periodo e a tecniche incisorie e di riproduzione proprie del
Settecento sono riconducibili alcune "vues d'optique", o vedute ottiche,
cioè incisioni calcografiche, in genere dipinte all'acquerello, che
venivano preparate con controfondi e altri accorgimenti per essere
inserite in speciali macchine ottiche che consentivano di ottenere
"effetti speciali" di profondità grazie all'uso particolare di lenti,
fonti di luce interne e specchi. Era il trionfo dell'illusione, offerta
al pubblico a buon prezzo in occasione di fiere e mercati nel "Gabinetti
di ottica illusione" o nel "Mondo nuovo".
Veniamo ora a considerare alcune opere di qualche decennio successive,
che sono invece frutto di materiali e di tecnologie diverse o
innovative.
Alle invenzioni che letteralmente rivoluzionarono il mondo della
produzione a stampa va prima di tutte iscritta la fabbricazione
meccanica della carta, ideata nel 1798 da Nicolas - Louis Robert nella
cartiera di Essonnés, di proprietà degli editori Didot, poi applicata su
scala industriale in Inghilterra, a Frogmore, nello Hertfordshire dai
fratelli Henry e Sealy Fourdrinier e a St. Neots, nello Huntingdonshire,
da un cognato di Pierre e Firmin Didot, John Gamble. In pochi anni la
produzione della carta decuplicò; il suo prezzo, nel 1843, era circa la
metà. E tre anni prima, nel 1840, il sassone Friedrich Gottlob Keller
aveva per la prima volta fabbricato della carta da pasta di legno
anziché da stracci, rendendo così quasi illimitata la disponibilità
della materia prima.
Il terzo conte di Stanhope (1753 - 1816), insigne esponente di una
geniale famiglia inglese, nel 1804 realizzò un particolare adattamento
del vecchio torchio in legno, sostituendolo con una più ampia
incastellatura in ferro, che consentiva di stampare una forma ben più
grande con un solo passaggio, proprio come Leonardo da Vinci, quasi tre
secoli prima, aveva brillantemente ideato e disegnato.
A questa creazione di Lord Stanhope deve aggiungersi l'invenzione della
macchina da stampa di Friedrich Koenig, che consentiva di stampare nello
stesso tempo un numero di copie assai superiore. Ma la vera rivoluzione
nei sistemi di stampa avvenne con la sostituzione dell'energia termica
all'energia umana. Iniziava, insomma, la grande stagione del vapore,
applicato anche alla produzione di stampati. E il luogo delle più
avanzate sperimentazioni in materia fu l'officina del più tradizionale
quotidiano inglese, "The Times", che il 29 novembre 1814 definiva quello
applicato alla propria macchina da stampa a vapore "il più importante
perfezionamento intervenuto nella tecnica della stampa dal tempo della
scoperta dell'arte stessa", perché liberava "l'uomo dall'operazione più
faticosa di tutto il procedimento": offriamo alcune cifre significative;
nel 1811 un torchio a mano poteva stampare 300 copie l'ora; la macchina
di König ne imprimeva 1.100 all'ora e, nel 1828, la speciale macchina a
4 cilindri del "Times" poteva arrivare a 4.000. In quegli stessi anni e
nei decenni successivi si affermò notevolmente l'illustrazione, sia nel
libro che negli almanacchi e nelle prime riviste. La nuova sensibilità
romantica favorì non poco l'espandersi delle figure, che talvolta
andavano a corredo del testo e talaltra formavano, da sole e in serie,
grandi album illustrati, compilati con scarne didascalie e brevissime
introduzioni. L'immagine, insomma, anche attraverso il recupero della
grande tradizione del vedutismo settecentesco e il filtro romantico
dell'esaltazione dei pregi nazionali, assumeva un ruolo di protagonista
della comunicazione e della formazione culturale. In particolare nella
prima metà del secolo si confrontarono, con esiti comunque pregevoli,
una tecnica tradizionale la calcografia, pur spesso adattata al gusto
neoclassico prima che romantico, nella versione di calcografia
stilizzata che incideva solo il contorno delle figure, oppure ottenuta
su lastra d'acciaio anziché di rame, e una tecnica completamente nuova,
inventata nel 1798 a Monaco di Baviera dal giovane tedesco nato a Praga,
Alois Senefelder (1771 - 1834), la litografia. Tecnica, quest'ultima,
quasi rivoluzionaria per i suoi bassi costi d'esercizio e per le
possibilità, rapidamente sviluppatesi, di stampare a colori ampie
superfici piane e sfumature policrome di ogni genere anche a seguito dei
perfezionamenti apportati da Godeofroy Engelmann (1788 - 1839), che nel
1837 registrò un brevetto per la "stampa litocolore e litografica a
colori imitante la pittura". Si tratta di un procedimento basato
sull'uso di sostanze chimiche, che quale matrice utilizza una speciale
pietra calcarea, opportunamente trattata; la forma più semplice per
ottenere il soggetto da riprodurre è il disegno sulla matrice, segnato
in controparte, con una speciale matita grassa. Sul principio della
litografia, ma con tecniche di trasferimento delle immagini su lastre
metalliche assai più sofisticate e regolate da sistemi informatici, oggi
viene diffusamente praticata la nota ed efficace stampa in offset.
A esemplificazione utilizziamo due album esposti in mostra, prodotti a
Trieste dalla Sezione artistico - letteraria del Lloyd Adriatico, la
pregiata stamperia e casa editrice fondata formalmente nel 1849, quale
Terza Sezione della Compagnia, ma di fatto attiva sin dal 1843.
Nata in origine dalla necessità del Lloyd di pubblicare un proprio
bollettino, la Terza Sezione letterario - artistica divenne un vero e
proprio stabilimento tipografico ed editoriale in cui confluirono quale
investimento i copiosi utili della Seconda Sezione, società di
navigazione a vapore; la Terza Sezione rimase in attività dal 1843 al
1931 e diede alle stampe quasi 1500 opere e 150 periodici in più lingue.
Il Lloyd Austriaco assumeva proprio in quegli anni un ruolo tutto
speciale all'interno della Monarchia, anche in rapporto alla questione
d'Oriente, in cui si collocava Trieste. Citiamo un passo dell'analisi
fatta all'epoca da Lorenz von Stein, economista e collaboratore del
Ministro delle Finanze austriaco e fondatore del Lloyd, il grande Karl
Ludwig von Bruck, nel suo Österreich und der Friede, Vienna 1856,
p. 54, "il Lloyd non è né più né meno che il grande sistema stradale del
Mediterraneo nella sua connessione con la Mitteleuropa. Esso è il punto
d'incontro con il sistema ferroviario d'Austria e Germania nel loro
insieme. Rappresenta la medesima funzione, solo trasferita sul mare. È
una vita per sé; ma il punto in cui esso si pone in rapporto con la
Mitteleuropa, in cui si danno la mano ferrovia e piroscafo, per
sollevare un grande movimento economico dalle coste dell'Asia e
dell'Africa fino a quelle dell'Est ed al Mare del Nord, era Trieste.
Ora, per la prima volta, veniva deciso il carattere di Trieste conforme
alla sua natura. Da allora Trieste appartiene alla storia commerciale
non più solo del Mar Adriatico, bensì del mondo".
Il primo volume, Album malerischer-Donau-Ansichten, è una bella
edizione di 27 tavole incise in calcografia e finemente acquerellate a
mano tratte, tra le altre, da disegni dell'allora giovanissimo pittore
di paesaggi e instancabile viaggiatore, Rudolf von Alt (1818 - 1905),
che nel 1898 diverrà presidente onorario della Secessione Viennese. Le
vedute, che inducono a leggere il fiume quale sereno elemento unificante
la Monarchia, appartengono a una sensibilità artistica romantica, quasi
impressionistica, propria di quella fase della vita dell'artista; la
tecnica di riproduzione usata è l'incisione su acciaio e la coloritura,
come detto, è addirittura manuale; un prodotto di qualità, quindi,
generato all'insegna della tradizione, ma con la nuova tecnologia
dell'incisione su acciaio.
Diverso è il discorso per il grande album di stampe realizzato dai
disegni di August Seib (1812 - 1859) e di August Tischbein (1805 -
1855), Memorie di un viaggio pittorico nel Litorale Austriaco,
1842, pubblicato sempre dal Lloyd Austriaco. L'enorme album, che misura
45x60 cm, è interamente stampato in litografia policroma (l'esemplare
esposto è impresso in bicromia con l'uso, per ciascuna tavola, di due
matrici, in pietra litografica calcarea e due passaggi in macchina) e
rivela la piena padronanza a Trieste, di una tecnica di stampa inventata
solo cinque anni prima.
Tra le numerosissime edizioni della Terza Sezione artistico-letteraria
brillarono le incisioni stampate da lastre d'acciaio, ottenute con un
procedimento chimico, o da matrici xilografiche incise a mano su legno
di testa. E per acquisto delle proprie attrezzature l'officina del Lloyd
si era adeguatamente organizzata, ricorrendo pure alla consulenza di uno
tra i maggiori stabilimenti tipografici della Monarchia, la ditta Haase
di Praga, il cui direttore e titolare venne personalmente a Trieste
nella primavera del 1842 per rendere un serio e impegnativo parere sulla
logistica e sulle macchine di base necessarie all'erigenda stamperia.
Nel 1849 con la nascita anche formale della Terza Sezione
artistico-letteraria, venne creato il reparto calcografico,
particolarmente all'avanguardia nel campo delle incisioni su acciaio con
un "metodo di riproduzione non molto diffuso allora con tanta perfezione
tecnica in Europa", come attesta Giuseppe Stefani nel suo testo
celebrativo del centenario. Altra importante decisione degli anni
immediatamente successivi fu quella di dar vita a uno studio fotografico
interno, indispensabile per gestire fruttuosamente il complesso sistema
di incisione, allora avveniristico. L'attrezzato Stabilimento Artistico,
corpo separato con autonomia gestionale all'interno della Terza Sezione,
incontrò poi non poche difficoltà finanziarie, tanto che nel 1868 venne
alienato alla Tipografia Balestra.
La Terza Sezione tuttavia aveva aperto nuovi orizzonti allo sviluppo
tecnologico della stampa e dell'editoria a Trieste. Con l'introduzione
della fotoincisione, della litografia e di sempre più sofisticate e
moderne macchine da stampa tipografiche e litografiche la capitale del
Künstenland, "città immediata dell'Impero", era pronta a far fronte a
ogni esigenza di ideazione, fabbricazione e commercializzazione di
prodotti editoriali e tipografici, per soddisfare i bisogni di
ampliamento dell'utenza e di abbassamento dei costi. L'avvento di quel
grande fenomeno di massa che fu e ancora oggi è il turismo trovò in
Trieste uomini e imprese all'altezza dei nuovi compiti; in particolare
la produzione di guide turistiche, di cartoline illustrate, di carte da
sigarette e da gioco, di pieghevoli e manifesti pubblicitari raggiunse
vette elevate che appartengono a una storia non solo locale.
avv. Marino De Grassi
Come viaggiavamo nella Mitteleuropa 1815-1915
©
Edizioni della Laguna