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Giovanni Bianchi

 

 

Arturo Rietti alle Biennali di Venezia

 

 

 

 

 

 

Abstract

 

Rietti first took part in the Venice Biennale in 1897.

On that occasion, the Trieste-born painter's work was displayed in the exhibition room devoted to Italian artists, where he presented two studies of heads drawn in pastel. The two works highlighted the genre and technique for which Rietti had already become internationally recognized, particularly in Munich.

In 1905, at the VI International Art Exhibition of the City of Venice, three of Rietti's works were displayed in the section featuring painters from the Veneto region. Much more important, however, was the artist's participation in the IX International Art Exhibition of the City of Venice, in 1910, where he presented four pastel portraits that were displayed in the City of Trieste exhibition room.

Though reluctant to take part in that exhibition (“I do not put much stock in exhibitions and I would have gladly passed on this one, too,” he wrote to Guido Marussig, the Trieste section's curator), Rietti's participation would play an important role in bringing to light the art and artistic vision of Trieste painters.

Rietti was the oldest of all the exhibiting artists (along with Giovanni Mayer) and his works were inevitably compared with those of following generations, but they were reviewed favorably by the critics.

Twenty-four years later, we find Rietti's name among the exhibiting artists at the Biennale. In 1934 one of his paintings was presented at the International Exhibition of 19th Century Portraits, organized as part of the XIX Biennale. It is evident, therefore, that Rietti was considered a 19th century painter, or at the very least from a generation whose time had passed. This aspect was underscored again in 1935 when, invited to take part in the fortieth anniversary edition of the Biennale, a special edition that was reserved primarily to Veneto region art, Rietti presented twelve works in the section devoted to artists who had taken part in the Biennale before the Great War.

 

 

 

___________________

 

 

 

 

La prima partecipazione di Arturo Rietti alla Biennale di Venezia risale al 1897.

In quell’occasione il pittore triestino, invitato, figura nella sala F riservata agli artisti italiani, dove presenta due Studi di testa[1] realizzati a pastello evidenziando il genere e la tecnica con cui aveva già avuto modo di farsi notare a livello internazionale, in particolare a Monaco. Difatti l’artista aveva già iniziato da circa un decennio la sua attività espositiva ricevendo significativi riconoscimenti[2]. Il meritato invito alla II Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia viene annunciato sulle colonne de “Il Piccolo” di Trieste: “Dell’eccezionalità e della importanza della prossima esposizione internazionale artistica di Venezia noi abbiamo parlato parecchie volte. Siamo lieti di poter oggi constatare che anche la città nostra è stata presa in considerazione per la partecipazione, diremo così, ufficiale della mostra ed in conformità alle disposizioni regolamentari le quali non ammettono inviti che ad artisti i quali abbiano conseguito una medaglia d’oro in una esposizione internazionale. A seconda di queste disposizioni l’invito è stato diretto ad Arturo Rietti, il giovane pittore il quale occupa in arte un posto eminente. Qui da noi Arturo Rietti, come artista è poco conosciuto, le opere sue figurano in mostre importanti a Parigi, a Milano, in Germania e in Austria. Arturo Rietti possiede una natura artistica tutta affatto speciale. Insofferente di ogni pubblicità e di ogni reclame, egli esercita l’arte per l’arte. Poco ci tiene alla critica alla quale dà un peso molto relativo riconoscendo che spesso chi la esercita non è in grado di farlo. Questa una delle ragioni per le quali Arturo Rietti non espone mai [...]”[3].

Nel catalogo di questa edizione della Biennale ogni artista è introdotto da brevi cenni biografici in molti casi “attinti dalle lettere private degli artisti”[4], ai quali la Segreteria della Biennale si era direttamente rivolta. Possiamo dunque supporre, anche dal tono con cui sono scritti, che quelli riguardanti Rietti siano di mano dello stesso artista:

“Rietti Arturo. – Pittore, n. a Trieste nel ’63. Nei primi anni trascurò, e non per colpa sua, l’arte cui si sentiva nato. Un po’ più tardi si inscrisse [sic] nell’Accademia fiorentina. Poi si recò a Roma, percorse le campagne toscane, fu a Monaco, sempre senza guida, pensando e sognando molto, lavorando pochissimo. Venuto a Milano, gli parve che la pianta del suo ingegno cominciasse veramente a fiorire. Ritornato a Trieste, lavorò per qualche tempo intensamente attorno a’suoi bellissimi pastelli. Con un po’ più di risoluzione e un po’ meno di rimpianti del suo non lungo passato, Rietti sarebbe, nella battaglia dell’arte, uno tra i vincitori”[5].

L’artista, trentaquattrenne, si presenta dunque al pubblico internazionale della Biennale come un nomade sognatore senza guida che, con una vena di sconforto, si rammarica del suo non ancora completo riconoscimento.

 

Rietti viene invitato a partecipare anche alla V Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia in programma per la primavera del 1903[6]. All’invito ufficiale l’artista dà la sua adesione il 31 maggio 1902:

 

 

“dichiaro di voler partecipare con opere meditate e degne alla quinta esposizione internazionale d’arte della città di Venezia”[7].

 

 

A questa segue una amichevole lettera di Antonio Fradeletto che mette in evidenza la stima che il Segretario della Biennale nutriva per il pittore:

 

 

“Egregio amico,

La vostra adesione mi ha fatto molto piacere. Ve ne ringrazio e spero vivamente che figuriate nella nostra prossima esposizione in modo degno delle vostre rare qualità artistiche. Mandateci una raccolta di squisiti pastelli. Da parte mia farò il possibile per procurarvi quelle soddisfazioni a cui il vostro ingegno vi dà diritto.

Buon lavoro e non dimenticate Venezia.

Affettuosamente  Vostro Fradeletto”[8].

 

 

Alla fine, invece, Rietti si dimenticò di Venezia, dato che il suo nome non figura tra coloro che parteciparono effettivamente alla Biennale del 1903.

Rietti però è presente alla VI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia del 1905, dove figura con tre ritratti[9], nella sala Regionale Veneta. In questo caso l’artista non viene invitato ma le sue opere vengono sottoposte al giudizio della Giuria. In occasione di questa edizione della Biennale viene organizzato l’importante Congresso artistico internazionale (21 – 28 settembre) al quale Rietti vuole assolutamente presenziare[10], dimostrando un vivo interesse per il dibattito internazionale.

In previsione della VII Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia (1907), Fradeletto invita nuovamente Rietti[11]. L’artista si dichiara piacevolmente sorpreso e manifesta un certo imbarazzo riconducibile alla mancata presenza nel 1903, dopo che aveva dato la sua adesione:

 

 

“Illustrissimo Signor Fradeletto

Avanti la penultima Esposizione di Venezia Ella mi scrisse una lettera gentilissima e lusinghiera invitandomi ad esporre. Io non risposi, piuttosto che per la mia abituale trascuratezza, perchè ero oppresso da un grande dolore, in quel tempo. Non ricevendo più neppure il solito invito, pensavo che Ella non m’avesse perdonato la mia involontaria scortesia. Perciò specialmente mi fa piacere la lettera d’invito pervenutami giorni orsono. Non so se esporrò, perchè le condizioni della mia vita non mi consentono di fare nell’arte quello che altrimenti potrei e poi fino a che certi critici non cambiano mestiere, non mi conviene d’esporre in Italia. Non vorrei che mi fosse chiusa la via, se mai. Ed ora mi trovo in tasca [ciò] che avevo preparato, a Trieste, mentre era tempo. Sarà proprio inesorabile il regolamento?

Ho ceduto subito all’idea che m’è venuta ora, di scriverle, e forse ho fatto male, come feci male l’altra volta tacendo. Ad ogni modo accolga i miei ringraziamenti e mi creda suo devotissimo

 

Arturo Rietti Milano Via P.pe Umberto 32 [timbro sulla busta 2 gennaio 1907]”[12].

 

 

Anche se Rietti sembra aver poi accettato l’invito[13], all’ultimo si tirerà ancora una volta indietro e non invierà i suoi lavori. Significativa sarà però la sua partecipazione alla IX  Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1910, dove figura con quattro ritratti a pastello, nella sala della Città di Trieste[14].

 

 

 

 

 

La sala della città di Trieste alla Biennale del 1910

 

 

 

 

È lo stesso Fradeletto[15] ad insistere perchè Rietti sia presente: “Ci sarà una Sala di Trieste, Arturo Rietti non può e non deve mancare”[16]. Anche se maldisposto a partecipare alla manifestazione artistica - “io alle esposizioni ci tengo poco (anche a questa avevo tranquillamente rinunciato)” scrive al giovane Guido Marussig incaricato di organizzare la sala[17] - la sua presenza risulta importante per fare il punto sulla ricerca artistica a Trieste. Egli è infatti il più anziano tra gli espositori (insieme al coetaneo Giovanni Mayer) e i suoi lavori inevitabilmente vanno a confrontarsi con quelli delle generazioni successive. Le sue opere incontrano comunque il favore della critica che lo riconosce come un pittore con una “fisionomia personale nell’arte italiana”[18].

 

 

 

 

  

 

Arturo Rietti, Ritratto di Giannino Antona-Traversi (1909).  Ubicazione ignota

 

 

 

 

 

 


Arturo Rietti, Ritratto della contessa Paolina Durini (1909). Ubicazione ignota
 

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ritratto della signora Giaccone Oneglia. Ubicazione ignota

 

 

 

 

 

I quattro ritratti presentati sono indicati in catalogo come: Ritratto della sig. Kruceniski[19], Ritratto di Giannino Antona-Traversi, Studio, Studio per ritratto[20]. In base a riproduzioni fotografiche della sala della Città di Trieste, grazie alle quali è possibile identificare visivamente le opere di Rietti, possiamo con sicurezza attestare che i due studi per ritratti sono quello per il Ritratto della contessa Paolina Durini (1909)[21] e il Ritratto della signora Giaccone Oneglia[22].

Solo ventiquattro anni dopo ritroviamo il nome di Rietti tra gli espositori della Biennale. Infatti nel 1934 un suo dipinto, Ritratto di Signora, è presentato nella Mostra internazionale del ritratto dell’800 allestita in occasione della XIX Esposizione Internazionale d’Arte. Risulta dunque evidente come l’artista venisse ormai, di fatto, considerato nel novero dei pittori dell’Ottocento, o comunque di una generazione che aveva già fatto il suo tempo. Questo aspetto viene sottolineato anche nel 1935 quando, invitato a partecipare alla Biennale dei Quarant’anni (edizione particolare, riservata soprattutto all’arte veneta), presenta ben dodici opere nella sezione dedicata agli artisti che avevano partecipato alle Biennali d’anteguerra[23]. Anche questa partecipazione, che sarà l’ultima negli spazi della Biennale, risulta sofferta e tormentata.

 

 

Il primo marzo del 1935 Rietti scrive da Trieste:

 

“Trieste 1/3/’35

7  Via S. Nicolò

 

Spett.le Segreteria Ricevo appena oggi un cortese invito a partecipare a codesta Mostra Commemorativa. La lettera, con la firma del conte Volpi, porta la data del 6 febbraio, ma ha peregrinato da un albergo all’altro, con la busta coperta da inesplicabili annotazioni, finché mi ha raggiunto qui. Ebbi invece tempo fa il Regolamento della Mostra; ma trovandomi in circostanze assai tristi, ed essendo le cose mie disperse qua e là, non pensavo di mandar nulla.

Ora, in seguito all’invito, desidero di esporre, ma non so se io sia ancora in tempo, scadendo proprio oggi il termine di notifica. Io sarò a Venezia entro la prossima settimana, anche per ritirare il mio dipinto che fu esposto nelle sale dell’ottocento ed è rimasto nei Magazzini della Biennale.

Con distinti ossequi Arturo Rietti ”[24].

 

 

La riposta dalla Segreteria sarà positiva[25], ma Rietti non riesce proprio a rispettare le scadenze.

Il 30 marzo del 1935 scrive a Romolo Bazzoni, Direttore amministrativo della Biennale:

 

“Milano 30/3/’35

Albergo Imperiale

 

Egregio Comm. Bazzoni

Ho avuto molti fastidi che mi hanno impedito finora di tornare a Venezia. Spero di essere ancora in tempo a portare le cose che vorrei esporre. Sarò costì dopodomani. Mi rincresce di non essere in regola. Tale è la mia natura.

La prego di scusarmi.

Con distinti ossequi Arturo Rietti”[26].

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ritratto del Senatore Attilio Hortis (1914). Trieste, Civico Museo Revoltella

 

 

Per un disguido il pastello Ritratto di Attilio Hortis (1914), conservato nel Civico Museo Revoltella, considerato uno dei suoi ritratti più riusciti[27], rischiava di non venire esposto.

A tale proposito Rietti il 14 maggio 1935 (la mostra si sarebbe inaugurata il 26 maggio) scrive alla Biennale:

 

 

“Trieste 14/5/’35

7 Via S. Nicolò

 

Gentilissimo Conte C’è stato un malinteso. Il prof. Sambo mi dice che non ha mandato il ritratto di Hortis perchè esso avrebbe dovuto essere chiesto dalla Segreteria dell’Esposizione. La pregherei dunque di farlo, se si è in tempo ancora. Io lo porterei costà immediatamente, e in ogni modo verrò per fare una scelta definitiva fra i miei dipinti che si trovano ai Giardini. La prego anche di fare le mie scuse al Comm. Bazzoni. Io sono spesso nelle mie azioni irregolare e disordinato perchè tristi cose mi opprimono

devotissimo

Arturo Rietti”[28].

 

 

La questione si risolverà positivamente[29] ma ancora una volta vediamo che l’artista è, per natura, insofferente alle regole e alle scadenze. Dalle parole di Rietti si evince che l’artista aveva spedito un numero considerevole di opere sulle quali avrebbe poi effettuato una scelta definitiva. Le opere presentate sono dunque scelte direttamente dall’artista e rappresentano una piccola antologia della sua ricerca pittorica confermata dal fatto che egli aveva “inserito, fra i dodici dipinti presentati, un paesaggio e alcune figure ‘cinesi’, per le quali aveva una particolare predilezione. Segno evidente della volontà di riassumere parte della sua attività anche attraverso generi diversi”[30].

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Autoritratto (anni trenta). Ubicazione ignota
 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ragazza di profilo [La sarta]. Ubicazione ignota
 

 

 

 

Lasciamo, infine, alle parole di Silvio Benco la lettura critica di questo insieme di lavori che riepilogano il percorso di quest’artista dal carattere schivo e imprevedibile, capace di rifiutare inviti ufficiali alla Biennale ambiti, invece, dalla maggior parte dei suoi colleghi: “Arturo Rietti, contrariamente a quanto potrebbe supporsi, fu sempre poco amico delle grandi esposizioni. Anche alla Biennale espose solo tre o quattro volte, a lunghi intervalli. E che non faccia opere per esposizioni vistose, ma per il suo intimo sentimento, lo si vede nella mancanza d’ogni premeditazione in questo gruppo di lavori mandati a Venezia. Opere di vari periodi della sua vita, dai più remoti ai più recenti; quadri di laboriosa intensità d’attenzione analitica, come il celebre ritratto della vecchia signora, il ritratto di Attilio Hortis, e l’acutissimo, sebbene meno noto, studio realistico d’una testa di vecchia mendicante; e con essi alcune impressioni psicologiche di teste, alcune concentrate ispirazioni pittoriche, un frammento di paesaggio, uno studio di luce all’aperto sopra una figura di giovane donna. Cose un po’ alla rinfusa, in ciascuna delle quali però l’osservatore attento discernerà i valori e la tecnica talvolta prodigiosa di questo finissimo artista”[31].

 

 

 

 

 

Note

 

[1] Seconda Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, catalogo della mostra (Venezia), 2 ed., Venezia 1897, p. 149. Un’indicazione sull’identità del soggetto rappresentato ci viene data da Silvio Benco: “A Venezia non lo vidi esposto bene se non nella Biennale del 1897, quando gli assegnarono una piccola parete, e le sue opere, tutte degli stessi anni, tutte in adorazione della stessa giovane donna bellissima che era divenuta sua moglie, intonavano lo stesso canto”. S. Benco, Ricordo del pittore Arturo Rietti, “La Fiera Letteraria”, 27 giugno 1946.

 

[2] Medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 e medaglia d’oro di II grado all’XI Esposizione Internazionale al Glaspalast di Monaco nel 1891. Cfr. M. Lorber, Arturo Rietti, Trieste 2008, pp. 243-244.

 

[3] Trieste a Venezia – Arturo Rietti, “Il Piccolo”, Trieste [?] 1897. Brano riportato anche in G. Guida, Arturo Rietti, Roma 1946 con l’indicazione errata “Da RASSEGNA ARTISTICA di Trieste dell’anno 1890”.

 

[4] Seconda Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, catalogo della mostra (Venezia), 2 ed., Venezia 1897, p. [7].

 

[5] Ivi, p. 125.

 

[6] L’invito ufficiale è conservato presso Roma, Archivio Rietti (d’ora in poi RAR).

 

[7] Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale (d’ora in poi ASAC), Scatole nere b.016, “Inviti-Concorsi-Sale” 1902-1903, 16 Cva 19, Scheda di Adesione.

 

[8] Lettera di A. Fradeletto a A. Rietti, inviata da Venezia il 2 giugno 1902. ASAC, Fondo storico, copialettere, vol. 23, pp. 335-336.

 

[9] Rietti espone: Ritratto di signorina, Studio per ritratto, Ritratto della signora E. Cfr. VI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, catalogo della mostra (Venezia), 2 ed., Venezia 1905, p. 110.

 

[10] Il 2 settembre Rietti riceve da Venezia la seguente lettera:

“Egregio Signore,

Ci pregiamo con la presente avvertirla che le iscrizioni al Congresso, si chiudono improrogabilmente il 7 corrente e La preghiamo quindi di volerci rimettere entro questo termine la quota della Sua adesione. Aggradisca, frattanto, i nostri più distinti saluti.

Alfredo [Forti].”, RAR. Ringrazio Anna Caterina e Yardenith Rietti di avermi fornito, con grande generosità, il materiale d’archivio.

A questa lettera Rietti risponde: “Egregio Signore, Mi giunge appena oggi la Sua pregiata lettera del 2 corr., respintami da Trieste a Brescia e da Brescia a Milano. Accludo qui le 20 L. della quota. Spero che non mi si vorrà per questo ritardo impedire di partecipare al Congresso. Voglia aggradire i miei saluti e ringraziamenti. Milano 8 Sett. 1905 Hotel Marino Arturo Rietti [timbro sulla busta 11 settembre]”. ASAC, Scatole nere b.022, “Corrispondenza A-Z” 1904-1932.

 

[11] L’invito ufficiale è conservato presso RAR.

 

[12] Lettera di A. Rietti a A. Fradeletto (24 B 18). ASAC, Scatole nere b.024,“Corrispondenza A-Z” 1906-1908.

 

[13] “Venezia, 23/3/07

Egregio Signore, Ci pregiamo avvertirla che oggi stesso Le abbiamo spedito a parte i cartellini per le casse e per le opere da Lei destinate alla nostra Esposizione, nonchè il modulo speciale per ottenere la riduzione ferroviaria. La preghiamo di voler provvedere con cortese sollecitudine perchè l’invio venga fatto senza indugio e a grande velocità. Distinti saluti

Luciano [Pitteri o Vittori]” Lettera di L. [Pitteri o Vittori] a A. Rietti, ASAC, Fondo storico, copialettere, vol. 63, p. 261.

 

[14] Sulla partecipazione di Rietti a questa Biennale si veda: M. De Grassi, La “sala della città di Trieste” alla Biennale del 1910, “AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste”, 30, 2011, nota 39, pp. 201 – 240.

 

[15] Ad integrazione dell’Appendice documentaria pubblicata da Massimo De Grassi propongo la seguente minuta di lettera di Rietti a Fradeletto conservata presso l’RAR:

“Milano 5 aprile /’10 / Hotel Bella Venezia /

Egregio signor Fradeletto

Ricevo ora la Sua lettera del 2, [respintami dal] indirizzata al Grand Hotel e La ringrazio per i gentili saluti che ricambio [cordialmente] di cuore.

In verità io non avevo sott’occhio il regolamento quando mi risolsi ad esporre. (ricevetti 2 volte le carte dell’Esp.[?])

Ma siccome da Guido Grimani, incaricato del Gr, triestino m’erano [avevo ricevuto] stati mandati tanti cartellini quanti ne avevo chiesti, e Gola ([che deve aver letto il regol.]) mi consigliava di far una mostra numerosa, [e il Sartorelli con cui ebbi il piacere di parlare costì seppe che volevo esporre 8 dipinti] e l’ultima volta esposi costì più di due dipinti senza che mi venisse fatto alcun appunto. [non mi figuravo che] [credevo] non mi aspettavo alcuna difficoltà. Anche altre ragioni mi facevano pensare che la cosa fosse regolare. Dissi al Sartorelli, che ebbi il piacere d’incontrare costì, che intendevo di esporre 8 [pastelli] dipinti, e né lui, né il prof.  S. [Lodi o Laz.] al quale consegnai la scheda, né i signori che ricevettero i miei pastelli ai Giardini mi fecero osservazioni sul numero. Come avrei potuto pensare che tutti codesti signori ignorassero il rego.? Trattandosi poi di un gruppo, (credo che anche gli altri mettano più di 2 cose) e considerando che i miei dipinti sono [tutti] di piccole dimensioni credevo, lo ripeto, che non ci fosse nulla da apporre. Sarebbe molto spiacevole per me dover ritirare [i miei] ritratti dipinti che ho dovuto chiedere in prestito per l’Esposizione. Le sarei davvero assai [profondamente obbligato] riconoscente se Ella volesse aiutarmi”.

 

[16] De Grassi, 2011, p. 208

 

[17] Ibidem.

 

[18] Ivi, p. 213. Si veda, ad esempio, il giudizio espresso in M. Pilo, La IX Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia, Venezia 1910, p. 62.

 

[19] Si tratta, molto probabilmente, del soprano di origine ucraina Salomea Krusceniski (1872 – 1952).

 

[20] Cfr. IX Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, catalogo della mostra (Venezia), 2 ed., Venezia 1910, p. 108.

 

[21] M. Lorber, Arturo Rietti, Trieste 2008, n. 66, pp. 221. De Grassi sottolinea che il dipinto potrebbe essere uno studio preparatorio. Cfr. M. De Grassi, 2011, nota 39, p. 229.

 

[22] M. Lorber, 2008, n. 146, pp. 229.

 

[23] Le opere indicate in catalogo sono: Autoritratto, Attilio Hortis, Ritratto in rosa, Donna bionda, Signora con l’ombrellino, Ragazza di profilo, Mendicante cinese, Vecchia, Donna pensosa, Paesaggio, Figura cinese, Donna. Cfr. Mostra dei Quarant’anni della Biennale, catalogo della mostra (Venezia), Venezia 1935, p. 70.

 

[24] ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 93 – Arturo Rietti / Via S.Nicolò 7 – Trieste.

 

[25] “Venezia, 2 Marzo 1935 XIII.

Preg.mo Signore,

Riceviamo la gradita Sua di ieri, che consideriamo quale Sua adesione di massima a partecipare alla Mostra “Quarant’anni d’arte veneta”. Ella può inviarci la scheda di notificazione, oppure consegnarcela in occasione della Sua prossima venuta a Venezia.

Con ossequio. IL SEGRETARIO”. Lettera dattiloscritta, inviata a A. Rietti, ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 93 – Arturo Rietti / Via S.Nicolò 7 – Trieste.

 

[26] ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 93 – Arturo Rietti / Via S.Nicolò 7 – Trieste.

 

[27] Lorber 2008, n. 78, pp. 167.

 

[28] ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 93 – Arturo Rietti / Via S.Nicolò 7 – Trieste.

 

[29] “Venezia, 15 Maggio 1935 XIII

Egregio Prof. Sambo,

Il pittore Arturo Rietti mi scrive per dirmi che desidererebbe di poter esporre alla Mostra commemorativa della fondazione della Biennale anche il ritratto di Hortis di proprietà della Galleria da Lei diretta.

La prego pertanto di volercene concedere il prestito, con le solite garanzie, e di permettere che l’artista stesso ne curi il ritiro per trasportarlo qui a Venezia con sè.

Con vive grazie anticipate e distinti saluti

IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO”. ”. Lettera dattiloscritta, inviata a E. Sambo, ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 34 – Museo Revoltella di Trieste.

A questa Sambo risponde:

“Trieste 16 maggio 1935 / Prot.210/35

On. Segreteria Amministrativa

Mostra commemorativa della fondazione delle Biennali

Venezia

A seguito della V/ richiesta d.d. 15/5/1935, ho il pregio di comunicare che con le solite condizioni di garanzia, si aderisce al prestito del pastello opera di A. Rietti  = Ritratto di A. Hortis = per la mostra in allestimento. In obbedienza alle V/precise istruzioni, teniamo detto pastello a disposizione dell’autore il quale come da voi disposto curerà personalmente il suo trasporto a Venezia.

Il valore per l’assicurazione dell’opera è di Lire 6000.-

Con distinta osservanza

Il Direttore

E. Sambo”. ASAC, Scatole nere b.104, Attività 1894-1944, “Mostra dei Quarant’anni – corrispondenza varia” 1934-1936 Corrispondenza, Fascicolo 93 – Arturo Rietti / Via S.Nicolò 7 – Trieste.

 

[30] Lorber 2008, pp. 34-35, nota 65.

 

[31] S. Benco, Artisti di Trieste e altri giuliani alla Mostra commemorativa della Biennale, “Il Piccolo”, 31 maggio 1935.