Aartsen o Aersten (Pietro), di
Amsterdam, nacque nel 1507, e per la sua statura fu detto il Lungo. Il
padre, non la madre, volea fame un calzolaio. Apparò gli elementi della
pittura sotto Allaert Claessens, e formossi fin d'all'ora un'ardita
maniera. A perfezionarsi nell'arte, di diciasette anni, passò in Anversa
da Giovanni Mandyn. Lasciata la scuola di Mandyn ammogliavasi, ed era
già a bastanza conosciuto; perciò nel 1555 il suo nome fu scritto nella
matricola dei pittori d'Anversa. Sono qualità di questo pittore profonde
cognizioni prospettiche ed architettoniche; non pertanto dovette
ritrarre quasi sempre interni di cucine e di bettole. animali, vivande,
le quali cose aggruppava con bell'artificio. Circa il 1566 addimostrò
che valesse in dipingere grandi cose, ornando di alcune opere le chiese
di Amsterdam e di Livorno. Non amando che l'arte, e il suo nome che già
correva sì grande, restò sempre povero; tuttavia nel 1575 i tumulti
religiosi, ruinando molte chiese in Olanda, distrussero i suoi più cari
lavori, ed egli morì di crepacuore in patria il 2 di giugno 1573.
(F. De Boni,
Biografia degli artisti. Venezia 1840)
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Aartsen o Aertsen (Pietro),
chiamato comunemente Lange, ossia Pietro Lungo a motivo della statura,
nacque in Amsterdam l'anno 1507, e studiò i principii della pittura
sotto Allart Klaassen, meno che mediocre maestro. Perchè vedendo di non
poter molto approffittare, passò in Anversa presso Giovanni Mandyu ,
dalla di cui scuola uscendo, non tardò a farsi vantaggiosamente
conoscere; e nel 1533 fu ascritto alla matricola dei pittori d'Anversa.
I primi quadri di Pietro furouo interni di cucine e di bettole,
argomenti, a dir vero, troppo ignobili per dar nome a grande artista, ma
Pietro seppe rendere gli oggetti rappresentati tanto simili al vero, e
cosi ben aggruppare le figure, che per poco non superò in questa parte
tutti i contemporanei. Ma perchè profondamente conosceva la prospettiva
e l'architettura, chiamato a dipingere opere di sacro argomento in
alcune chiese di Amsterdam e di Lovario , mostrò che la mancanza di
occasioni, e la necessità di far cose di facile smercio, lo avevano
consigliato a trattare ignobili soggetti, sebbene fosse fatto per
figurare tra la più riputata classe della pittura. Aveva nel 1566
condotte a fine molte opere nelle dette città ed in altre dell'Olanda, e
grande era dovunque la fama della sua virtù, quando morì di dolore
vedendo quasi tutte le sue pitture di sacro argomento in pochi mesi
distrutte, in occasione dei tumulti cagionati dalle innovazioni
religiose.
Nelle Fiandre ed in alcune principesche gallerie della Germania e
segnatamente in quella di Dusseldorf trovansi pochi quadri della sua
prima maniera rappresentanti animali ed altri oggetti dipinti con sommo
spirito. Mori in patria nel 1573.
(Stefano Ticozzi, Dizionario degli
Architetti, Scultori, Pittori d'ogni età e d'ogni nazione, Vol. I -
Milano, 1830-1833)