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TRE ECCENTRICI ARTISTI

 

 

Giuliano Confalonieri

 


 

Gaudì, Sagrada Familia. Barcellona

 

 

Gaudì y Cornet Antoni (1852/1928). Architetto spagnolo discendente da una famiglia di artigiani (il padre ramaiolo). Poco interessato allo stile ufficiale – avvinto comunque da materie come filosofia ed estetica – approfondì l’arte gotica medievale intuendo in essa la presenza della tradizione popolare spagnola. Protetto dal conte Guell, un colto e ricchissimo industriale, Gaudì costruì le sue opere  sperimentando spazi con decorazioni e materiali vari in collaborazione con gli artigiani locali: grotte, fontane, parapetti di materiali grezzi incrostati di porcellane e vetri policromi stravolgendo con la decorazione ogni schema tradizionale. La Casa Mila, detta la Pedrera (1905/10) a cinque piani ha le facciate e gli interni realizzati con assoluta libertà. La Sagrada Familia, la chiesa di Barcellona rimasta incompiuta, scaturì da un preesistente schema gotico stravolto attraverso una serie di invenzioni decorative e soprattutto strutturali (tra cui le famose colonne inclinate, capaci di assorbire contemporaneamente i pesi e le spinte senza dover ricorrere agli archi rampanti). L’opera di questo costruttore istintivo, immaginoso e barocco, amante dei colori vivi e della tradizione mediterranea, tardò ad essere riconosciuta dalla critica per l’impossibilità di inserirlo in uno dei tanti schemi dell’epoca. La sua esperienza nacque sia dalla solidità economica di Barcellona sia dall’esistenza in Catalogna di abilissime maestranze (muratori e tagliapietre). Dimenticando volutamente il passato artistico e storico del suo paese, elaborò un linguaggio assolutamente personale non solo sul piano decorativo ma anche su quello strutturale, con una successione inesauribile di invenzioni.

 

 

Dalì, La persistenza della memoria, 1931. MoMA, New York

 

 

Dalì Salvador Felipe Jacinto (1904/1989), pittore spagnolo che frequentò la scuola di Belle Arti a Madrid – incontrò per un certo periodo anche F. Garcia Lorca e L. Bunūel – approfondendo lo stile personale che lo contraddistingue tra metafisica, futurismo e cubismo. Nel 1928, a Parigi, conobbe Picasso e Miró che lo fecero aderire al surrealismo, una pittura fondata su un'intensa concentrazione di immagini legate a ossessioni. Nel 1930 pubblicò il saggio La donna visibile, dedicato a Gala, moglie e modella di tutta la vita; il libro segnò l’inizio di un nuovo orientamento, spesso delirante. Collaborò con Bunuel alla sceneggiatura di due film, Le chien andalou e Lite d'or (avrebbe poi progettato la scena della sequenza onirica del film di A. Hitchcock, Io ti salverò) e scrisse saggi per alcune riviste. Si stabilì negli Stati Uniti dove trascorse gli anni della guerra e pubblicò nel 1942 l’autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalì. Nel dopoguerra la sua produzione continuò sempre più copiosa e libera nell’invenzione, anche nel campo dell’illustrazione e della grafica.

 

 

 

Picasso, Guernica, 1937. Museo Nacional Reina Sofia, Madrid

 

Picasso Pablo (1881/1973) pittore e scultore spagnolo. Nato da una famiglia andalusa (il padre insegnava alla Scuola d'Arte e Mestieri), si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Dal 1904 si trasferì in Francia e aprì uno studio nell’ambiente di poeti ed intellettuali. Divenne uno dei maggiori animatori della cultura internazionale parigina. La sua pittura, aveva già raccolto importanti risultati; infatti le opere conosciute come «periodo blu», sono attraversate da suggestioni dovute al passaggio tra Ottocento e Novecento. Già allora era attratto dai problemi della forma sintetizzata e del ribaltamento di piani e superfici. In queste opere come in quelle del successivo «periodo rosa» caratterizzato da una sottigliezza di stile post-impressionista, ci sono le premesse per una evoluzione formale. Nel 1907,  con la nascita del cubismo incontrò G. Braque e con lui iniziò uno stretto sodalizio artistico. All’inizio della guerra civile spagnola fu nominato direttore del Museo del Prado e furono proprio le atrocità del conflitto a suggerirgli l’idea del capolavoro Guernica che suggerisce l’autocondanna con una serie di meditazioni sugli orrori dell’uomo contro uomo: nel quadro gli spaventosi e alienanti simboli, inseriti in uno spazio senza confini, avviluppano la coscienza di ognuno.

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it

 

 

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