Statuine in porcellana
Alessandra Doratti
Carnevale, tempo di spasso e di baldoria, di balli e di mascherate.
Legato per tradizione ai Saturnali dell'antica Roma, rimanda per le
mascherate, le sue manifestazioni più tipiche, all'intramontabile mito
della commedia dell'Arte.
Originaria del '500, la Commedia dell'arte (poi nota come Commedia
italiana) era dovuta a comici di mestiere che, rinunciando a rinnovare
il loro ruolo sera per sera, si immedesimavano in un sol personaggio. A
Venezia, alla Giudecca, si era formato un centro di vita dei
commedianti. Essi portavano in scena la classica burla che unisce servo
e padrone: il padrone, ricco e avaro, detto il Magnifico, e il servo,
furbo e zoticone, lo Zani o Zanni. Da essi si svilupparono i quattro
tipi fondamentali, i due anziani (il Dottore e il Magnifico) e i due
servi (primo e secondo Zani), attorno a cui ruotano altri personaggi.
Fra questi, la folta schiera degli "innamorati".
Il '700 fu, nelle corti europee, il secolo della Commedia italiana:
tutti i regnanti finanziavano balletti e commedie, e i maggiori pittori
del tempo (Gillot, Watteau, Tiepolo, Longhi e Lancret) si ispirarono a
quel soggetto per alcune delle loro opere migliori. Sul tema apparvero
inoltre studi letterari e raccolte di incisioni. Tra le più note, nel
1622 i "Balli di Sfessania" del Callot e l"`Histoire du Théatre Italien"
dell'italiano Riccoboni, pubblicata a Parigi nel 1727, corredata dalle
stampe di F. Joullain, che poi servirono di modello agli scultori di
Meissen.
Anche manifatture europee di porcellana onorarono la Commedia dell'arte.
A Meissen e Capodimonte artisti come Kaendler e Gricci modellarono
esemplari di alto valore espressivo, e a Nymphenburg e Kloster Veilsdorf
in Germania, a Chelsea in Inghilterra, la produzione si distinse per
questo tipo di figurine. Le 16 realizzate dallo scultore tedesco Franz
Anton Bustelli di Nymphenburg che, avendo subìto l'influenza della
scultura bavarese e austriaca, seppe, meglio di altri, esprimere
l'ideale rococò tedesco. Sono riconosciute come il suo capolavoro e
menzionate per la prima volta nel 1760 come sedici figure da pantomima".
Accanto ai classici personaggi della Commedia settecentesca fecero la
loro comparsa nomi sconosciuti come Anselmo, Corinna, Donna Martina e
Lalage.
Come nacque il celebre Zani
Fra i personaggi più rappresentati è senz'altro il bergamasco
Arlecchino, che nei ruoli della Commedia dell'arte corrispondeva al
secondo Zani. Gli Zani avevano originariamente lo stesso abito: lunga
camicia bianca stretta alla cintura, larghi pantaloni bianchi, mantello
anch'esso bianco e cappello biforcuto, maschera nera, al fianco sinistro
appesa dapprima una borsa, in seguito un corto bastoncino. Poi al primo
venne affidato il ruolo di servo furbo, orditore dell'intrigo, e al
secondo il compito, più decorativo teatralmente, di servo sciocco,
sciolto dagli impegni di sviluppo della commedia, e perciò dedito alle
digressioni burlesche e alle trovate ridicole.
Decentrandosi la differenza fra di loro, agli inizi del '600 anche il
vestito si differenziò: il secondo, oltre che ridurre la camicia a una
più corta e aderente, iniziò a cucire, su questa e sui calzoni, cenci di
ogni forma e colore.
Il modello di Peter Reinicke (attivo a Meissen dal 1743 al 1768 e
assistente del capo dei modellatori J. Kaendler) ci presenta un
Arlecchino dai calzoni lunghi nero - grigi cosparsi di carte da gioco;
tale modello è del 1743/44. Anche Kaendler si dedicò a questo
personaggio, rappresentandolo sia solo sia in gruppo, vestito di un
abito composto da diverse pezze di colori differenti.
Spesso l'atteggiamento è di danza o addirittura acrobatico, espressione
della vivacità burlesca del personaggio: mentre all'inizio Arlecchino
era solo un servo piuttosto villano, col tempo ingentilì le sue
ambizioni.
Oltre che a Meissen, Arlecchino fu protagonista anche a Nymphenburg,
dove appare per mano del Bustelli insieme alla sua compagna Lalage
vestita con i panni di Arlecchina, a Chelsea, a Capodimonte. Qui la
maggior parte delle statuine erano dovute al capo dei modellatori G.
Gricci.
Se a Venezia, dove la sua parlata da bergamasca diventa veneta, il
secondo Zani ebbe il suo primo nome e cognome, Arlechin batogio, a
Napoli era assai più noto come Pulcinella, grazie al suo interprete,
l'attore Silvio Fiorillo (1620 circa), che pare fosse così chiamato per
la voce chioccia adoperata nel recitare. Non è però escluso che tale
nome possa avere già fatto parte del repertorio del teatro napoletano.
La più antica iconografia di Pulcinella appartiene ai "Balli, di
Sfessania" del Callot, dove ritroviamo "Pulcinella e la Signora
Lucrezia". Va da sé che le migliori riproduzioni in porcellana del
personaggio appartengono alle manifatture napoletane. In particolare a
Capodimonte (peculiarissimo dell'ambiente è "Pulcinella che mangia
spaghetti", modello rinomato di F. Gricci), ma anche alla successiva
manifattura napoletana, la Real Fabbrica di Ferdinando IV: un Pulcinella
che mangia spaghetti è conservato a Sorrento al museo Correale di
Terranova e rientra in quello stile "popolare" che sempre si contrappose
all'impronta archeologica per cui questa fattura è rinomata. Il primo
Zani ebbe invece vari nomi: da Pedrolino, cosiddetto nelle compagnie
della Val Padana e noto in Francia come Pierrot, a Scapino a Brighella.
Quest'ultimo pare debba la sua fortuna al teatro goldoniano: ricalcato
sull'astuto e imbroglione Scapino della Commedia dell'Arte, col ruolo di
un maggiordomo di fiducia piuttosto che di un servo sciocco e zoticone,
non ricorre mai negli scenari secenteschi finora conosciuti.
Originariamente portava il costume comune a tutti gli Zani; col tempo i
suoi pantaloni bianchi furono orlati di un gallone colorato. Nel teatro
di porcellana è spesso in compagnia di altri personaggi: con Colombina e
il Dottore, oppure nella tipica scena in cui soccorre Colombina svenuta.
Gricci fu l'autore di questi gruppi. Essi si caratterizzano per i pochi
tocchi cromatici, i corpi massicci e una scarsa plasticità, che però
nulla toglie alla forza espressiva e alla notevole "vis comica" che
l'artista di Capodimonte seppe conferire alle sue "creature".
Pantalone è il Magnifico della Commedia dell'arte. Nato nel '500, è una
maschera tipicamente veneziana. Rappresenta di solito un vecchio avaro,
nemico della gioventù e spesso rimbambito per amore. Successivamente
divenne meno esoso (si incaricò d'ingentilirlo soprattutto la commedia
goldoniana) e il Riccoboni lo presentò come un buon vecchio all'antica.
La sua figura è tutta spigoli: naso adunco, barba aguzza, scarpe a
punta. Porta casacca, calzoni e calze di colore rosso, a cui sovrappone
un cappuccio nero e una zimarra dalle lunghe maniche. Magistrale è la
riduzione in porcellana del Bustelli per la manifattura di Nymphenburg,
e notevoli le figure realizzate a Meissen e a Capodimonte: Pantalone fu
per l'appunto una delle prime plastiche modellate dal Gricci nel 1744.
Il Dottore è il secondo dei due vecchi della Commedia, e rispecchia il
tipo del falso erudito: venne chiamato Baloardo o Balanzone e
personifica un giure-consulto. È vestito con la toga dello studio di
Bologna da cui proviene. Ricorre nelle opere di Kaendler e Bustelli, ma
anche nelle manifatture italiane, come Doccia e Capodimonte.
Quel fanfarone di Rodomonte
Il personaggio di Tartaglia venne
introdotto nel teatro scritto intorno al 1630 (secondo Riccoboni),
quando i "domestici" cominciarono a farsi una truccatura propria,
deponendo la maschera. Tartaglia scelse quindi occhiali azzurri, volto
rasato, testa calva e gran cappello a cencio, ampio colletto bianco,
abito verde a strisce gialle. Le riduzioni in porcellana di Tartaglia
non sono moltissime: Kloster Veilsdorf ne produsse un buon esempio per
mano del modellatore Wenzel Neu.
Un personaggio che fu soggetto a una straordinaria varietà di nomi è il
Capitano. Venne chiamato Capitan Spaventa o Capitan Fracassa, Rodomonte
o Spaccamonte, ma i diversi appellativi non ne modificarono comunque le
caratteristiche, che sempre rimasero quelle di un capitano spagnolo
vanaglorioso e fanfarone. Ebbe un linguaggio infarcito di spagnolismi
maccheronici, rispecchiando praticamente l'insofferenza degli italiani
per la magniloquente vanagloria dei dominatori spagnoli. Un famoso
Capitano in porcellana è di F. Gricci, di 31 cm., conservato al museo
teatrale della Scala di Milano.
Non va dimenticata Colombina, la petulante ma furba servetta,
personaggio che ricorre nella commedia goldoniana: è una figura che
godette di grande popolarità in tutte le manifatture europee. Un
esemplare insolito è quello della Real Fabbrica di Ferdinando IV, del
1785: Colombina con un grande cappello conico.
Apprezzate da sempre, le statuine in porcellana policroma sono assai
appetite dai collezionisti e il loro prezzo supera di gran lunga quello
dei bisquit o delle plastiche bianche verniciate. Le più care sono
firmate Gricci o Kaendler.
Alessandra Doratti