Collezionare soldatini di piombo
Alessandra Doratti
Molti ricorderanno la novella del
favoloso Andersen sulle vicende del "soldatino e della ballerinetta",
non molti, invece, la musichetta marziale di Ranzato dal titolo "Marcia
dei soldatini di piombo" e la deliziosa poesia di Mario Pompei dedicata
a quelli di carta: tutte queste espressioni di un mondo romantico, ormai
assai lontano ed imperniato su uno dei giochi più in uso nell'infanzia
dei primi del secolo.
Sembrava che questi soldatini fossero definitivamente spariti, assorbiti
per sempre nella nebbia del passato ed, invece, da quella nebbia, in cui
tante cose anche belle sono finite, essi sono riemersi e sono qui tra
noi, in primo piano, tutti allineati, impeccabili, stirati a lucido,
come forse non lo erano mai stati.
Ma sono proprio gli stessi soldatini? È una domanda che prima o dopo
andava fatta e che oramai richiede una risposta, precisa e realistica:
sono senz'altro diversi! Destinati al gioco dei piccoli per la loro
stessa origine e funzione, sono oggi divenuti oggetti non solo di
decorazione, ma anche di collezione nel senso più completo e persino di
studio e di documentazione in misura progressivamente analitica. Tolta
una produzione parziale destinata ancora ai giochi infantili ed
imperniata su tipi standardizzati e si può dire monotoni, il mercato
internazionale chiede, anzi si può dire esige, pezzi sempre più accurati
nell'esecuzione e sempre più esatti nei particolari. Credo che la
definizione di soldati sia ormai superata o perlomeno circoscritta
marginalmente, si tratta di veri e propri figurini non solo militari, ma
anche storici, giacché sempre più numerosi sono i personaggi di tutti i
tempi e di tutti i paesi che i vari produttori vanno riesumando con
ritmo incessante. L'origine dei "soldatini" si perde molto lontano nel
passato perché è da supporre che nella famiglia primordiale come la
madre realizzava alla meno peggio una specie di "bambola" per la figlia
piccola, così il padre faceva per il figlio maschio un fantoccio senza
dubbio armato di clava, o di asta o comunque di un'arma essenziale data
la lotta quasi giornaliera che allora si era costretti a condurre contro
belve e spesso propri simili.
Le origini nell'antico Egitto
Sta il fatto che gli storici dell'argomento sono pressoché concordi nel
ritenere che i più antichi soggetti che possono condurre all'idea di
soldatini siano i figurini in legno dipinto scoperti nella tomba del
principe Emsah, a Siût, città dell'Alto Egitto e tuttora esistenti al
Museo del Cairo. Si tratta di un gruppo di 40 soldati negri, di cui una
parte armati di lancia e scudo ed una parte d'arco. A sua volta il primo
soldato di stagno che si conosca è l'immagine in miniatura di un
legionario romano del III sec. d.C. rinvenuto a Magonza e che si
conserva al British Museum di Londra.
Durante il Medioevo i cavalieri reduci da imprese di guerra ed i
crociati in particolare usavano donare ai loro figli piccole figure
riproducenti uomini in armi di cui alcuni raffiguranti i turchi: da ciò
pare abbiano avuto origine i giochi di soldatini a schiere contrapposte.
Quest'uso doveva essere alquanto esteso in Francia giacché in occasione
di un dragaggio della Senna, compiuto sotto il secondo Impero, di tali
figure ne è emerso un buon numero dal fondo del fiume: tutte di forma
piatta.
Tra modellini sempre medievali di tipo analogo si conservano tuttora il
cavaliere in stagno detto Tomas-à-Bechet al British Museum, un altro
cavaliere al Museo di Cluny ed un gruppo di partecipanti ad un torneo,
scoperto a Magdeburgo nel 1956. Poiché si tratta in modo quasi esclusivo
di figure a cavallo se ne deve dedurre che esse erano destinate ai figli
dei nobili o comunque delle classi più agiate cui era riservato, com'è
noto, il privilegio della Cavalleria: le figure dunque dovevano
riprodurre per i figli le immagini degli stessi padri o perlomeno delle
persone che essi erano portati ad ammirare maggiormente per parentela o
per consuetudine di vita. Tale consuetudine del soldatino in funzione
aristocratica o, come poi si disse, classista, si rafforza nel tempo:
così Maria dÈ Medici regalò a suo figlio, il futuro Luigi XIII, ben 300
soldatini d'argento realizzati da un certo Nicolas Roger: il Delfino,
divenuto re, si vide ben presto presentare il relativo conto che la
madre ... si era dimenticata di saldare. Questo piccolo esercito fu poi
ereditato da Luigi XIV e nel 1650 rafforzato da un altro contingente di
pezzi pure in argento che costarono 5.000 scudi: ne fornì i modelli lo
scultore Georges Chassel di Nancy e li cesellò Nicolas Merlin di Parigi.
Si doveva giungere alla prima metà del XVIII secolo per avere il vero
soldatino, prodotto in notevole quantità e non più riservato ai regali
trastulli ed ai nobili giochi:. fu anche questo una conseguenza
dell'evoluzione sociale ed è proprio nella liberale e democratica
Inghilterra che abbiamo i primi esempi della nuova produzione in serie
come testimoniano i due fastosi granatieri che si possono ancor oggi
ammirare al Military Museum di Edimburgo. Molti quadri e stampe dedicati
al Re di Roma, cioè al figlio di Napoleone I, spesso lo raffigurano
giocando con i soldatini mentre l'augusto genitore si è appisolato.
Questi soldatini sono di fantasia ma quelli che il futuro, infelice
"Aiglon" veramente aveva, gli erano stati donati dai suoi genitori il 20
marzo 1812 ed erano 117 pezzi raffiguranti la 22 Artiglieria Leggera:
opera di J.B. Claude, orefice dell'imperatore, ebbero poi vari passaggi
di proprietà e furono esposti a Parigi nel 1960.
La produzione europea
La diffusione del soldatino fece ben presto sorgere le relative prime
fabbriche: a Norimberga e a Furth in Baviera, a Strasburgo in Francia e
ad Arau in Svizzera e, quindi, apparvero le prime scatole di forma ovale
in legno di abete dette Spanschachtel, contenenti gruppi da 10 a 20
cavalieri oppure da 20 a 25 fanti. Tra il 1830 e il 1890 si ha sotto
ogni riguardo, "l'epoca d'oro" del soldatino: nomi davvero prestigiosi
si affermarono sul mercato internazionale che, assecondato anche da una
letteratura non solo infantile che del soldatino stesso fa il
protagonista o comunque una figura indispensabile di tanti racconti e
rievocazioni, collocò ormai il soldatino stesso su un piano del tutto
prioritario. Tra i più importanti produttori dell'epoca vanno ricordati
Christophe Ammon di Norimberga e soprattutto Ernst Heinrichsen (1806-88)
nonché Jean Fréderic Allgeyer (1821-76) e suo fratello Konrad (1843-96):
ormai non v'era epoca della storia militare che non venisse trattata e,
come dimostrano i cataloghi oggi rarissimi di tali antiche ditte, tutti
questi piccoli soldati marciavano a ranghi serrati ovunque, dalle città
ai villaggi, in tutta l'Europa ed anche oltre.
Nel 1854 la casa degli Heinrichsen, i quali in effetti furono tutta una
dinastia di fabbricanti di soldatini durata sino alla seconda guerra
mondiale, ebbe l'incarico dallo zar Nicola I di eseguire la riproduzione
in miniatura di tutti i Corpi del Esercito Russo in grande uniforme:
tale fornitura ebbe un grande effetto per la fama ed il successo della
casa tedesca e ne conseguì un suo quasi assoluto predominio sul mercato.
Si trattava sempre di soldatini "piatti" che avevano il pregio di essere
assai maneggevoli e leggeri, ma che non sempre accontentavano dal lato
estetico e coreografico: già nel 1870 si manifestò, pertanto, una
progressiva avanzata del soldatino "semi tondo" che in Francia, grazie
soprattutto a Lucotte, era preferito. Ma ben presto Haffner di Furth si
decise al gran passo e così venne il soldatino "tutto tondo", che doveva
poi avere la prevalenza. In effetti fu la Francia, grazie in particolare
alla ditta Mignot di Parigi, continuatrice in certo qual modo di Lucotte
e della Cuperly, Blondel et Gerbean con il marchio di "G.B.G.", a
divenire la maggior produttrice di soldatini a tutto tondo. Nel 1893
entrò in campo anche l'Inghilterra con la produzione, mediante il
sistema della figurina a fusione cava dovuta alla ditta fondata da
William Britain.
Poi vennero le due guerre mondiali e nella parentesi tra le stesse il
soldatino non ebbe in realtà una vita molto brillante: va, comunque,
ricordato che in quegli anni si affermarono notevolmente altre due case
tedesche e cioè la Lineol e l'Elastolin con figurini molto efficaci,
anche se non altrettanto artistici, della misura di circa 70 mm. e
contro quella tradizionale di 53 mm. Nel secondo dopoguerra vi fu una
stasi quasi completa del soldatino, considerato spesso un subdolo mezzo
per istigare nei bambini lo stimolo all'aggressività, se non addirittura
lo spirito bellicoso.
Poi, a partire dagli anni '60, ci fu una "riscoperta" del soldatino, sia
pure in chiave diversa, come abbiamo accennato all'inizio: è sparita la
"bellicosità" e si è affermata la "storicità" in funzione decorativa ed
a scopi collezionistici.
Alessandra Doratti