Giuliano Confalonieri
PITTORI DEL CINQUCENTO CARRACCI - PONTORMO
Agostino Carracci (Bologna 1557/1602) Ludovico Carracci (Bologna 1555/1619) Annibale Carracci (Bologna 1560/1609) Jacopo Carrucci Pontormo (Empoli 1494/1556)
Questi pittori fecero apprendistato nel passaggio tra varie botteghe fiorentine, come allora si usava. La bottega è solitamente composta da un ambiente per le vendite e da un laboratorio per la produzione. Dal XIX secolo è iniziato il decadimento di questo binomio per lasciare spazio all’attività industriale-commerciale. Panetterie, falegnamerie, sartorie assumono oggi – come tanti altri mestieri – il carattere di catene di montaggio a favore di una maggiore produttività. Il termine bottega era usato nel piccolo artigianato per indicare un laboratorio o lo studio di un artista; inoltre, nel Cinquecento si mandavano gli adolescenti dai maestri d’arte, come accadde a Leonardo da Vinci che andò dallo scultore fiorentino Andrea Verrocchio e Michelangelo dal pittore Domenico Ghirlandaio. Un passaggio del testimone fatto di esperienze da non perdere perché fonte di preziose tradizioni.
Agostino Carracci, Studio di teste. Hoio, Cleveland Museum of Art.
Carracci Agostino, fratello maggiore di Annibale e cugino di Ludovico, animatore didattico e attivo incisore. A Roma collaborò, con Annibale, alla decorazione della Galleria Farnese, ma alla fine del secolo abbandonò la città per screzi col fratello. Morì a Parma, dove il duca Ranuccio Farnese lo aveva invitato ad adornare alcune sale del palazzo con scene mitologiche.
Ludovico Carracci, Madonna Bargellini. Bologna, Pinatoteca Nazionale.
Carracci Ludovico. Della formazione del più anziano esponente della famiglia si hanno scarse notizie ma dovettero essere determinanti per lui i soggiorni a Firenze, Parma, Mantova, Venezia. Quando egli appare nella prima impresa sicuramente databile, affreschi di Palazzo Fava a Bologna (1583-84), insieme ai cugini Annibale e Agostino, sono già maturati per i tre artisti i comuni intenti che si concretarono nella fondazione dell'Accademia. In questa operazione Ludovico dovette avere un ruolo fondamentale, sia nel programma di superamento delle forme manieristiche sia, e in particolare, nello sforzo di rinnovamento della pittura religiosa secondo gli orientamenti postconciliari che chiedevano all'arte sacra di svolgere un compito di moralizzazione già evidenziati a Bologna dalle parole e dagli scritti del cardinal Paleotti. L'intima e devota umanità di Ludovico si esprime precocemente nella semplice ed equilibrata composizione dell'Annunciazione per rinvigorirsi con toni di più intenso patetismo e di persuasiva eloquenza nelle opere successive
Annibale Carracci, Assunzione della Vergine Maria. Roma, Santa Maria del Popolo.
Carracci Annibale. Fratello di Agostino e cugino di Ludovico, propose una linea di rinnovamento della pittura con conseguenze nella pittura del Seicento; essa si esprime nell'attività dell'Accademia con decorazioni ad affresco su temi mitologici e letterari. Raggiunse l’acme dei suoi mezzi espressivi con il trasferimento a Roma chiamato nel 1595 da Odoardo Farnese. I contenuti degli anni precedenti si trasformano in bellezza antica e rinascimentale sulle orme di Raffaello e di Michelangelo.
Jacopo Pontormo, Madonna col Bambino e san Giovannino. Firenze, Uffizi.
Jacopo Pontormo (soprannome derivato dal paese toscano d’origine, Pontorme), protetto dalla casata dei Medici, ha meritato una biografia dello storico ed architetto Giorgio Vasari che lo presenta come un artista tormentato e nevrotico che viveva in maniera solitaria. L’inizio del suo percorso risale alla rivalità con Andrea del Sarto anche se lo stile di Jacopo si presenta nei confronti del coevo Andrea con maggiore inquieta sensibilità. Ritiratosi per timore della peste alla Certosa nel 1523 elaborò le Storie della Passione. Nella decorazione della Cappella Capponi a Firenze il Trasporto di Cristo al sepolcro è un grappolo di figure allucinate: Visitazione, Alabardiere, Giovinetto, Dama col cagnolino, mostrano la sua tensione critica. La lunetta nella Villa Medici convoglia l’attenzione sulla vita agreste, sull’umile vita contadina, con un’interpretazione realistica a sfondo mistico che sembra preludere alle pitture del Greco e del Caravaggio.
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