Segnala ai tuoi amici su Facebook

 

 

 

 

 

Piero Fornasetti

 

 

 

Piero Fornasetti con il suo lavoro è riuscito a realizzare un universo fantastico, popolato di oggetti che rispecchiano la sua grande creatività.

 

 

 

Piero Fornasetti, negli anni '50, nel suo showroom milanese. In primo piano il vassoio Cippirimerlo, realizzato in quel periodo.

 

 


Nato a Milano nel 1913, fin da bambino dimostrò uno spiccato interesse per il disegno. Entrato giovanissimo all'Accademia di Brera, ne fu presto espulso per insubordinazione, in quanto mal sopportava il tipo di insegnamento che gli veniva impartito. Nel contempo, iscrivendosi alla Scuola superiore d'Arti applicate all'industria del Comune di Milano, ebbe i primi contatti con quello che sarebbe diventato il settore privilegiato delle sue future attività. Esordì in pubblico, come pittore, nel 1933, esponendo una serie di dipinti all'Università di Milano.

 

 

Comò Leopardo, 1953


La sua amicizia con il celebre architetto milanese Gio Ponti svolse un ruolo determinante nella sua carriera. Si conobbero nel 1933, in occasione della V Triennale, quando il giovane Fornasetti presentò una serie di foulard decorati con uno stile inconsueto: Ponti, che faceva parte della giuria della mostra, rimase profondamente colpito da queste opere: da quel momento ebbe inizio una collaborazione che continuò fino agli anni Sessanta. Gio Ponti progettava le forme dei mobili e degli arredi e Fornasetti li decorava attingendo ai suoi temi preferiti e utilizzando le tecniche di riproduzione che gli erano congeniali, eseguite a regola d'arte da artigiani di sua fiducia e sotto il suo diretto controllo. Un tipico esempio di questi lavori a quattro mani è rappresentato da un trumeau presentato alla IX Triennale nel 1951, decorato con motivi architettonici: quasi un volere richiamare alla memoria la stretta correlazione fra architettura e mobili, un tema che aveva sempre affascinato Fornasetti e spesso ricorrente anche in altre sue opere.
In quegli anni Gio Ponti ricopriva anche l'incarico di direttore di Domus, e Fornasetti si trovò a riempire sempre più spesso la rivista presentando le sue nuove creazioni: vetri, mobili e tessuti. Non solo.

 

Cabina dell'Andrea Doria, di Gio Ponti, decorata da Fornasetti

 

Gio Ponti lo volle anche come collaboratore, e si devono proprio ai disegni dell'artista milanese alcune delle migliori copertine di Domus pubblicate in quel periodo.
In seguito Fornasetti alternò l'attività di produzione con lavori di decorazione d'interni, come
gli affreschi di Palazzo Bo, a Padova, nel 1942, gli interni del Casinò di Sanremo e la Pasticceria Dulciora a Milano, nel 1950, e gli arredi del transatlantico Andrea Doria nel 1952.
 

L'interno della pasticceria Dulciora, a Milano

 

Dopo l'esordio nel campo dei tessuti decorati, Piero Fornasetti volle gradatamente cimentarsi in tutti i settori delle arti applicate: ed ecco allora i vetri decorati con motivi incisi alla ruota o dipinti a smalti, eseguiti dalla S.A.L.I.R. di Murano, dei quali l'esemplare più famoso è un grande vaso raffigurante due mani guantate, protese nell'atto di afferrare alcune farfalle in volo. Una più vasta produzione riguarda poi gli oggetti in porcellana. In questo caso Fornasetti acquistava tazze, piatti e teiere di colore bianco lucido, che in seguito, nel suo laboratorio, provvedeva a decorare coi suoi particolari disegni eseguiti con smalti e oro. Anche il metallo smaltato trovò un'ampia applicazione nelle sue collezioni, utilizzato per realizzare vassoi, portaombrelli e portariviste.
Il lavoro forse più straordinario dell'artista fu eseguito tra il 1955 e il 1958: si tratta della Stanza metafisica, un enorme paravento a 32 ante alte tre metri e larghe 50 centimetri ciascuna, riproducenti architetture fantastiche, di vago sapore piranesiano. Le ante non erano fisse, ma potevano essere disposte in modo da potersi adattare agli ambienti. È interessante la definizione che ne dà Fornasetti stesso: "La Stanza metafisica è stata concepita come un luogo di meditazione, dove una o più persone possano stare a raccogliere i loro pensieri... L'uomo moderno sta perdendo questa importante abitudine, che dovrebbe essere uno dei momenti fondamentali nella sua giornata".



Veduta del grande pannello denominato Obelisco, realizzato negli anni '50.

 

Dal 1970, con un gruppo di amici, Fornasetti gestì la Galleria dei Bibliofili, uno spazio espositivo destinato a presentare sia la sua produzione sia quella di artisti contemporanei. Pur occupandosi di questa iniziativa, l'artista continuò a progettare le sue collezioni, aggiungendo nuove idee di decorazione e applicando i suoi motivi più tipici su oggetti inusuali, come la famosa Archivettura del 1980, un'automobile ornata con il motivo delle Procuratie veneziane, in collaborazione con il figlio Barnaba. Volendo scegliere un termine per definire la figura di Fornasetti, che morì a Milano nel 1988, la parola "designer" è alquanto limitativa; potremmo definirlo "designer di poesie", scritte in immagini disegnate con tratto sicuro e nitido sulle migliaia di oggetti da lui progettati in oltre quarant'anni di incessante lavoro, nella sua casa-laboratorio di via Bazzini, a Milano. Da un punto di vista artistico, nel panorama degli anni Trenta egli rappresentava uno spirito libero, quasi immune da influenze esterne, se si eccettua una certa passione per i decori neoclassici. Negli anni '40 e '50, andando controcorrente rispetto alle mode – che allora rinnegavano la decorazione — divenne moda lui stesso: un creativo indipendente, capace di ideare un universo di immagini sempre coerenti e correlate tra loro da una matrice fantastica che trovava profonde radici nella cultura classica, da cui attingeva a piene mani attraverso il filtro di un'ironia dissacrante. Incurante delle richieste del mercato, fu forse il primo esempio ante litteram di "immaginazione al potere".
È quasi impossibile definire con esattezza la cronologia delle varie opere realizzate, in quanto Fornasetti aveva l'abitudine di sviluppare vari temi per poi riprenderli a distanza di tempo, rielaborandoli e adattandoli alle esigenze del momento. È altrettanto difficile parlare di serie, tirature, pezzi unici, come avviene con le opere di altri artisti. E' sempre stato il mio concetto non di fare pezzi unici, ma in serie... ", dichiarò più volte Fornasetti. La bellezza, per sua natura, essendo destinata a tutti, non può essere appannaggio di pochi privilegiati; inoltre le lievi modifiche che avvengono in fase di lavorazione portano a differenziare tra loro i vari pezzi di una stessa tiratura. Egli rimase sempre contrario a voler numerare le serie dei suoi prodotti, per altro molto limitate, in quanto attribuiva identico valore a ogni pezzo riprodotto, né tale valore veniva sminuito dal numero di repliche: "qualcosa di bello non perde mai valore, anche se viene prodotto in massa in ventimila o trentamila pezzi".

 

 

Adamo. Set di dodici piatti in ceramica


La grande energia creativa dell'artista ha fatto sì che egli abbia prodotto vari temi ricorrenti, quali pesci, conchiglie, fiori, uccellini, farfalle, libri, eccetera. Per finire con quel volto di donna che caratterizza la serie dei "Temi e variazioni", riproposto in ben cinquecento varianti, su ogni sorta di oggetti: piatti, vassoi, tazze, vasi, scatole. Grande fautore dell'artigianato in tutte le sue forme, Piero Fornasetti seguì personalmente la realizzazione di tutti gli oggetti da lui progettati in legno, metallo, ceramica, tela, plastica, vetro e altri materiali, frequentando le botteghe artigiane di cui si serviva, seguendo le varie fasi di lavorazione, studiando e a volte elaborando nuove tecniche, in modo da essere sempre in grado di raggiungere quel livello qualitativo ottimale che costituiva uno dei presupposti fondamentali del suo lavoro. A testimonianza di questo sistema operativo rimangono le schede, conservate nella sua casa-studio, relative a ciascuno degli oltre undicimila oggetti e mobili prodotti, contenenti tutte le indicazioni dettagliate per la realizzazione degli stessi. Tali schede oggi permettono di eseguire quegli oggetti con la stessa precisione e qualità artigianale che veniva richiesta da Piero Fornasetti. È innegabile il forte influsso esercitato dall'opera di Fornasetti su numerose produzioni contemporanee, anche se talvolta nei suoi imitatori è andato perduto il messaggio sottilmente ironico che l'artista milanese soleva spesso inserire nei decori.
L'opera di Piero Fornasetti, che è da sempre oggetto di mostre ed esposizioni sia in Italia sia all'estero, ha avuto la vera consacrazione a Londra, nel 1991, in occasione della grande esposizione intitolata Piero Fornasetti, Designer of "Dreams", che gli è stata dedicata dal Victoria & Albert Museum di Londra, dove sono state presentate alcune centinaia di creazioni dalla fine degli anni Trenta agli anni Ottanta. Un omaggio a un grande artista, che progettò di tutto, dal trumeau fino alla serie di francobolli disegnati per la Repubblica d'Irlanda.

 

 


Franco Deboni