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Piero Fornasetti
Piero Fornasetti con il suo lavoro è
riuscito a realizzare un universo fantastico, popolato di oggetti che
rispecchiano la sua grande creatività.
Piero Fornasetti, negli anni '50, nel suo showroom
milanese. In primo piano il vassoio Cippirimerlo, realizzato in
quel periodo.
Nato a Milano nel 1913, fin da bambino dimostrò uno spiccato interesse
per il disegno. Entrato giovanissimo all'Accademia di Brera, ne fu
presto espulso per insubordinazione, in quanto mal sopportava il tipo di
insegnamento che gli veniva impartito. Nel contempo, iscrivendosi alla
Scuola superiore d'Arti applicate all'industria del Comune di Milano,
ebbe i primi contatti con quello che sarebbe diventato il settore
privilegiato delle sue future attività. Esordì in pubblico, come
pittore, nel 1933, esponendo una serie di dipinti all'Università di
Milano.
Comò Leopardo, 1953
La sua amicizia con il celebre architetto milanese Gio Ponti svolse un
ruolo determinante nella sua carriera. Si conobbero nel 1933, in
occasione della V Triennale, quando il giovane Fornasetti presentò una
serie di foulard decorati con uno stile inconsueto: Ponti, che faceva
parte della giuria della mostra, rimase profondamente colpito da queste
opere: da quel momento ebbe inizio una collaborazione che continuò fino
agli anni Sessanta. Gio Ponti progettava le forme dei mobili e degli
arredi e Fornasetti li decorava attingendo ai suoi temi preferiti e
utilizzando le tecniche di riproduzione che gli erano congeniali,
eseguite a regola d'arte da artigiani di sua fiducia e sotto il suo
diretto controllo. Un tipico esempio di questi lavori a quattro mani è
rappresentato da un trumeau presentato alla IX Triennale nel 1951,
decorato con motivi architettonici: quasi un volere richiamare alla
memoria la stretta correlazione fra architettura e mobili, un tema che
aveva sempre affascinato Fornasetti e spesso ricorrente anche in altre
sue opere.
In quegli anni Gio Ponti ricopriva anche l'incarico di direttore di
Domus, e Fornasetti si trovò a riempire sempre più spesso la rivista
presentando le sue nuove creazioni: vetri, mobili e tessuti. Non solo.
Cabina dell'Andrea Doria, di Gio Ponti,
decorata da Fornasetti
Gio Ponti lo volle anche come collaboratore, e si
devono proprio ai disegni dell'artista milanese alcune delle migliori
copertine di Domus pubblicate in quel periodo.
In seguito Fornasetti alternò l'attività di produzione con lavori di
decorazione d'interni, come gli affreschi
di Palazzo Bo, a Padova, nel 1942, gli interni del Casinò di Sanremo e
la Pasticceria Dulciora a Milano, nel 1950, e gli arredi del
transatlantico Andrea Doria nel 1952.
L'interno della pasticceria Dulciora, a Milano
Dopo l'esordio nel campo dei tessuti decorati,
Piero Fornasetti volle gradatamente cimentarsi in tutti i settori delle
arti applicate: ed ecco allora i vetri decorati con motivi incisi alla
ruota o dipinti a smalti, eseguiti dalla S.A.L.I.R. di Murano, dei quali
l'esemplare più famoso è un grande vaso raffigurante due mani guantate,
protese nell'atto di afferrare alcune farfalle in volo. Una più vasta
produzione riguarda poi gli oggetti in porcellana. In questo caso
Fornasetti acquistava tazze, piatti e teiere di colore bianco lucido,
che in seguito, nel suo laboratorio, provvedeva a decorare coi suoi
particolari disegni eseguiti con smalti e oro. Anche il metallo smaltato
trovò un'ampia applicazione nelle sue collezioni, utilizzato per
realizzare vassoi, portaombrelli e portariviste.
Il lavoro forse più straordinario dell'artista fu eseguito tra il 1955 e
il 1958: si tratta della Stanza metafisica, un enorme paravento a
32 ante alte tre metri e larghe 50 centimetri ciascuna, riproducenti
architetture fantastiche, di vago sapore piranesiano. Le ante non erano
fisse, ma potevano essere disposte in modo da potersi adattare agli
ambienti. È interessante la definizione che ne dà Fornasetti stesso: "La
Stanza metafisica è stata concepita come un luogo di meditazione, dove
una o più persone possano stare a raccogliere i loro pensieri... L'uomo
moderno sta perdendo questa importante abitudine, che dovrebbe essere
uno dei momenti fondamentali nella sua giornata".
Veduta
del grande pannello denominato Obelisco, realizzato negli anni
'50.
Dal 1970, con un gruppo di amici, Fornasetti gestì la Galleria dei
Bibliofili, uno spazio espositivo destinato a presentare sia la sua
produzione sia quella di artisti contemporanei. Pur occupandosi di
questa iniziativa, l'artista continuò a progettare le sue collezioni,
aggiungendo nuove idee di decorazione e applicando i suoi motivi più
tipici su oggetti inusuali, come la famosa Archivettura del 1980,
un'automobile ornata con il motivo delle Procuratie veneziane, in
collaborazione con il figlio Barnaba. Volendo scegliere un termine per
definire la figura di Fornasetti, che morì a Milano nel 1988, la parola
"designer" è alquanto limitativa; potremmo definirlo "designer di
poesie", scritte in immagini disegnate con tratto sicuro e nitido sulle
migliaia di oggetti da lui progettati in oltre quarant'anni di
incessante lavoro, nella sua casa-laboratorio di via Bazzini, a Milano.
Da un punto di vista artistico, nel panorama degli anni Trenta egli
rappresentava uno spirito libero, quasi immune da influenze esterne, se
si eccettua una certa passione per i decori neoclassici. Negli anni '40
e '50, andando controcorrente rispetto alle mode – che allora
rinnegavano la decorazione — divenne moda lui stesso: un creativo
indipendente, capace di ideare un universo di immagini sempre coerenti e
correlate tra loro da una matrice fantastica che trovava profonde radici
nella cultura classica, da cui attingeva a piene mani attraverso il
filtro di un'ironia dissacrante. Incurante delle richieste del mercato,
fu forse il primo esempio ante litteram di "immaginazione al
potere".
È quasi impossibile definire con esattezza la cronologia delle varie
opere realizzate, in quanto Fornasetti aveva l'abitudine di sviluppare
vari temi per poi riprenderli a distanza di tempo, rielaborandoli e
adattandoli alle esigenze del momento. È altrettanto difficile parlare
di serie, tirature, pezzi unici, come avviene con le opere di altri
artisti. E' sempre stato il mio concetto non di fare pezzi unici, ma in
serie... ", dichiarò più volte Fornasetti. La bellezza, per sua natura,
essendo destinata a tutti, non può essere appannaggio di pochi
privilegiati; inoltre le lievi modifiche che avvengono in fase di
lavorazione portano a differenziare tra loro i vari pezzi di una stessa
tiratura. Egli rimase sempre contrario a voler numerare le serie dei
suoi prodotti, per altro molto limitate, in quanto attribuiva identico
valore a ogni pezzo riprodotto, né tale valore veniva sminuito dal
numero di repliche: "qualcosa di bello non perde mai valore, anche se
viene prodotto in massa in ventimila o trentamila pezzi".
Adamo. Set di dodici
piatti in ceramica
La grande energia creativa dell'artista ha fatto sì che egli abbia
prodotto vari temi ricorrenti, quali pesci, conchiglie, fiori,
uccellini, farfalle, libri, eccetera. Per finire con quel volto di donna
che caratterizza la serie dei "Temi e variazioni", riproposto in ben
cinquecento varianti, su ogni sorta di oggetti: piatti, vassoi, tazze,
vasi, scatole. Grande fautore dell'artigianato in tutte le sue forme,
Piero Fornasetti seguì personalmente la realizzazione di tutti gli
oggetti da lui progettati in legno, metallo, ceramica, tela, plastica,
vetro e altri materiali, frequentando le botteghe artigiane di cui si
serviva, seguendo le varie fasi di lavorazione, studiando e a volte
elaborando nuove tecniche, in modo da essere sempre in grado di
raggiungere quel livello qualitativo ottimale che costituiva uno dei
presupposti fondamentali del suo lavoro. A testimonianza di questo
sistema operativo rimangono le schede, conservate nella sua casa-studio,
relative a ciascuno degli oltre undicimila oggetti e mobili prodotti,
contenenti tutte le indicazioni dettagliate per la realizzazione degli
stessi. Tali schede oggi permettono di eseguire quegli oggetti con la
stessa precisione e qualità artigianale che veniva richiesta da Piero
Fornasetti. È innegabile il forte influsso esercitato dall'opera di
Fornasetti su numerose produzioni contemporanee, anche se talvolta nei
suoi imitatori è andato perduto il messaggio sottilmente ironico che
l'artista milanese soleva spesso inserire nei decori.
L'opera di Piero Fornasetti, che è da sempre oggetto di mostre ed
esposizioni sia in Italia sia all'estero, ha avuto la vera consacrazione
a Londra, nel 1991, in occasione della grande esposizione intitolata
Piero Fornasetti, Designer of "Dreams", che gli è stata dedicata dal
Victoria & Albert Museum di Londra, dove sono state presentate alcune
centinaia di creazioni dalla fine degli anni Trenta agli anni Ottanta.
Un omaggio a un grande artista, che progettò di tutto, dal trumeau
fino alla serie di francobolli disegnati per la Repubblica d'Irlanda.
Franco Deboni